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La pace di Kiev è ostaggio di un incrocio di debolezze @DomaniGiornale

Qualcuno vince oppure i combattenti la guerra giungono ad un accordo. Se è saggio, chi vince non impone costi altissimi a chi perde, ma accompagna la sua vittoria con qualche concessione generosa. I perdenti umiliati costituiscono un pericolo futuro. I belligeranti si accordano quando appare loro evidente che la vittoria è molto improbabile e lontana e comporta prezzi elevatissimi che, probabilmente, i loro concittadini non vorrebbero pagare. A mio parere, historia magistra vitae, vale a dire che esistono riflessioni basate su conflitti precedenti che consentono di imparare almeno quali errori evitare, qualche volta quale sequenza di azioni porre in essere. Prioritario, sempre, è il “cessate il fuoco”, condizione che la “operazione militare speciale”, ovvero l’aggressione di Putin all’Ucraina, non comporta. La situazione è diventata ancora più complicata poiché altri attori si sono trovati più o meno intenzionalmente coinvolti, poiché quella guerra illumina lo stato del considerevole disordine mondiale e può avere conseguenze gravi anche in almeno un’altra zona problematica. Per la precisione i governanti della Cina, che sostengono Putin in maniera sostanziosa, lo fanno senza nascondere che una sua vittoria darebbe impulso alla loro mal/mai celata ambizione di annettere (riprendersi) Taiwan.
Nessuna delle soluzioni finora proposte alla guerra in corso appare accettabile poiché sono fondate su visioni egoistiche e di corto respiro. Il Piano in 28 punti di Trump, forse scritto a Mosca, si sarebbe tradotto in una resa dell’Ucraina, inaccettabile anche dall’Unione Europea e certo non in grado di soddisfare i criteri di nessun Premio Nobel per la Pace. Dimenticare che le motivazioni finora dominanti dell’inquilino fino al 2028 della Casa Bianca sono flagrantemente personali: ambizione e arricchimento, non consente di capirne le contraddizioni e le giravolte. Qualsiasi collaborazione con l’Unione Europea porterebbe ad esiti positivi, ma Trump, da un lato, non potrebbe appropriarsene in esclusiva e vantarsene, dall’altro, l’Unione Europea dimostrerebbe una rilevanza politica che ripetutamente la Casa Bianca ha voluto tarpare e cerca di negare.
Il logorio è destinato a continuare con racconti mai del tutto convincenti spesso plasmati da preferenze e convenienze politiche. Da ultimo sembra che le forze armate russe stiano avanzando anche se lentamente mentre lo scontento emerge in alcuni settori della popolazione. La corruzione, profonda piaga preesistente Zelenski, continua a fare danni economici e al morale degli ucraini. Dall’imprevedibilità di Trump, che nel frattempo sta “risolvendo” il caso del Venezuela, ma anche no, è improbabile attendersi una mossa decisiva. Anzi, è meglio sperare che nessuna mossa avvenga con il rischio che vada a puntellare, come è già avvenuto in due precedenti occasioni, incontro di Anchorage e i 28 punti, il trono di Putin quasi che l’ordine mondiale possa essere affar loro. A Putin, interessato a che quel nuovo ordine nasca riconoscendo le sue mire imperiali, non resta che attendere gli errori e i cedimenti di Trump dell’Unione Europea. Nessuno, però, sembra avere né il potere militare né l’immaginazione politica per spingere verso una soluzione, anche imperfetta, ma che salvi vite e risorse.
A fronte delle critiche di coloro che vedono solo i ritardi e le inadeguatezze dell’Unione vanno segnalati due sviluppi. Il primo è che l’Unione si sta allargando con l’adesione di cinque nuovi stati. Un buon esempio di crescita dello spazio di democrazia e diritti. Il secondo sviluppo è che la preparazione di una seria difesa dell’Europa e dei suoi stati membri continua a fare passi avanti. Il segnale è forte, sperabilmente destinato a risuonare anche a Mosca (e a Washington). Poiché sono kantianamente fermamente convinto che si vis pacem, para democratiam, credo che entrambi gli sviluppi vadano nel senso giusto. Se fosse possibile una reale collaborazione fra USA e UE la soluzione diventerebbe a portata di mano. Al momento bisogna cercare di limitare i danni che, comunque, non debbono essere pagati dall’Ucraina.
Pubblicato il 3 dicembre 2025 su Domani