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Cosa ci insegna la fine di Bardot sull’Europa @DomaniGiornale
dicembre 31, 2025 4:12 PM / Lascia un commento

L’omaggio che, in particolare la Francia, ma non solo, sta rivolgendo a Brigitte Bardot, simile, anche se molto superiore, a quello tributato poco più di un anno fa a Alain Delon, contiene accenti, a mio parere, inquietanti. Che Marine Le Pen, leader di un partito che Bardot sosteneva per la sua politica e le sue idee, abbia espresso il suo apprezzamento per una donna “libera, indomabile, integra”, è assolutamente comprensibile. Coerente. Non poche preoccupazioni destano le parole del Presidente Emmanuel Macron: “incarnava una vita di libertà. Esistenza francese, splendore universale. Piangiamo una leggenda del secolo”. No, la libertà personale, espressa nei confini di una nazione non è “splendore universale”. Al contrario, spesso assume i tratti particolaristici dell’egoismo, amore eccessivo e esclusivo di se stessi, non riscattabile dalla pur meritevole cura e devozione degli animali, e negli omaggi di un nazionalismo deteriore.
A qualche decina di chilometri da Saint Tropez, per la precisione a Juan-les-Pins in uno splendido, luminoso atelier, lavorò per diversi anni Pablo Picasso, sicuro interprete di “una vita di libertà”, che si era ripromesso di non tornare in Spagna fintantoché Francisco Franco fosse rimasto al potere. Promessa mantenuta. In Spagna dopo la morte di Franco, tornò non lui, Picasso, ma quello straordinario dipinto che è Guernica, esposto a Madrid, al Museo di Reina Sofia, capolavoro di una molto diversa idea di libertà.
Il paragone è, ne sono consapevole, solo parzialmente appropriato. Mira a segnalare quelli che sono i valori intorno ai quali sarebbe preferibile che una comunità si organizzasse, proteggendoli e promuovendoli. Indirettamente, se la mia prospettiva è accettabile, ne deriva anche che in assenza di personalità che siano portatrici di quei valori e ampiamente riconosciute come tali, qualsiasi comunità risulterà debole, divisa, incapace di comportamenti collettivi di grande importanza e impatto. Destinata a logoranti conflitti, inadeguata a produrre scelte proiettate nel futuro, come spesso, ma nient’affatto sempre, succede nell’Unione Europea.
Da qualche tempo, questo discorso e la relativa preoccupazione riguardano per l’appunto l’Unione Europea. Alle origini, per esperienza di vita personale, per cultura politica, aggiungerei per ideologia, i fondatori condividevano valori che, senza cancellare le rispettive identità nazionali, erano effettivamente europei: libertà, democrazia, federalismo. Furono sufficienti a tracciare la strada finora percorsa con successo. Con gli anni e con la cooperazione è persino significativamente aumentata la percentuale di coloro che si dichiarano prima europei e solo poi cittadini della rispettiva nazione.
Quello che visibilmente manca da qualche tempo sono personalità europee che vengano riconosciute come tali perché portatrici dei valori fondanti e ispiratrici di comportamenti esemplari, che siano già diventate o in procinto di esserlo, come con surplus di esagerazione retorica gallica, il Presidente Macron ha detto di Brigitte Bardot, “una leggenda del secolo”. Credo di sapere quale reazione sarcastica ha avuto il Gen. de Gaulle.
Non è cedere alle costrizioni della spettacolarizzazione della politica chiedere che in Europa si affermino grandi personalità capaci di esprimerne e esaltarne i valori e di porsi come guide morali e culturali in tempi di degrado e di regresso. Potranno anche esserlo, a determinate condizioni, che non vedo in Brigitte Bardot, le celebrità cinematografiche. Per lo più, fortunatamente non è quella la loro irrefrenabile ambizione. Che emergano personalità in grado di rilanciare i valori europei delle origini e di un lungo tratto di storia è sicuramente un augurio per l’anno 2026, ma soprattutto è un progetto da perseguire con convinzione e impegno. Beati non sono i popoli nei quali non si affermano grandi personalità.
Pubblicato il 31 gennaio 2025 su Domani