Home » Posts tagged 'fake news'
Tag Archives: fake news
Linguaggio e politica, il dovere di reagire al populismo d’accatto #MinimaPolitica @UtetLibri @corrierefirenze
Oggi alle i8 alla Feltrinelli in via dei Cerretani a Firenze sarà presentato il libro di Gianfranco Pasquino «Minima Politica. Sei lezioni di democrazia» (Utet) con l’autore e il direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini. Pubblichiamo un brano della presentazione. (…) Lewis Carroll, creatore di Alice e degli altri celebri personaggi del Paese delle meraviglie, e persino George Orwell con il suo 1984 sono stati fin troppo ottimisti. Entrambi hanno pensato e scritto che i manipolatori delle parole sarebbero stati i detentori del potere politico che, secondo Orwell, avrebbero imposto la neolingua. Invece, no, meglio: non solo. La neolingua e le fake news sembrano il prodotto del potere politico che ne approfitta, ma sono, forse ancora di più, la conseguenza di una ignoranza diffusa e persino compiaciuta che, qualche volta, non è neppure consapevole di sbagliare, di confondere, di manipolare. Quando, poi, l’ignoranza non riguarda soltanto gli uomini e le donne in politica, ma avvolge i comunicatori a tutti i livelli — carta stampata, radio e televisione, social network, docenti delle scuole di ogni ordine e grado —, la situazione diventa, probabilmente è già diventata, drammatica. Non potrà essere l’opinione pubblica a fare da baluardo contro l’onda altissima del fake in tutte le salse. Anzi, è ipotizzabile che l’opinione pubblica già quasi non esista più. Si è frammentata in una pluralità di modi, di sedi, di luoghi d’ascolto e di reazione. Molta parte di quell’opinione pubblica alle cui virtù in democrazia si affida l’assegnazione, la distribuzione, la valutazione e, infine, la circolazione del potere politico, sembra assistere attonita, ma spesse volte in modo fazioso, alle varietà di fenomeni fake, diventata incapace di reagire e di svolgere i propri compiti. Chi crede nella democrazia sa che è imperativo reagire alla tendenza confusionale, manipolatoria, populista d’accatto. Che è necessario impegnarsi, non soltanto nel proprio campo, per pulire il linguaggio, per fare uso corretto dei concetti, per comunicare insegnando e imparando, giorno dopo giorno. Con modi e stili certamente diversi è stata questa la lezione (naturalmente, tutt’altro che l’unica) che mi è stata trasmessa dai miei due maestri, Norberto Bobbio e Giovanni Sartori, i quali mi hanno insegnato come si deve fare analisi politica nella maniera più corretta possibile. Doverosamente riconoscente, ne ho scritto in una serie di articoli in cui ho approfondito la varietà dei temi da loro brillantemente studiati e che permangono di sicuro interesse e di grande rilevanza (Bobbio e Sartori. Capire e cambiare la politica, Egea-Bocconi, Milano 2019). Non avrei neppure bisogno di chiedermi/vi in maniera più o meno retorica quanto rimane degli scritti, delle analisi, dei contributi di Bobbio e di Sartori, se non fosse che la memoria degli italiani è molto corta e la loro cultura politica, mai molto elevata e sempre poco diffusa, ha subito una pericolosa regressione tuttora in corso. Cedo subito alla tentazione di aggiungere che, logicamente, il governo che abbiamo e, in fondo, anche quelli che abbiamo avuto nell’ultimo quarto di secolo sono al tempo stesso il prodotto della (in)cultura politica dominante, ma anche, a loro volta, responsabili della (in)cultura esistente. Non sarà certamente questo piccolo libro a capovolgere la tendenza. Tuttavia, mi corre l’obbligo civile e scientifico di provarci continuando a fare della scienza politica proprio attraverso la riflessione sui termini che sono usati, abusati, stiracchiati, sciupati e sui concetti che sono conosciuti poco e male (…).
Pubblicato il 29 gennaio 2020 sul Corriere Fiorentino
Ai sovranisti questo libro non piacerà #daleggere #falsari @DAVIDPARENZO @MarsilioEditori
Lamentandomi regolarmente, con molte ottime ragioni, per il pessimo lavoro di reportage che, tranne pochissime eccezioni, i giornalisti italiani (e non solo) fanno quando “raccontano” l’Unione Europea, sono rimasto molto positivamente sorpreso dalla lettura del libro di David Parenzo, I falsari. Come l’Unione europea è diventata il nemico perfetto per la politica italiana, Venezia, Marsilio, 2019, pp. 200. Venerdì 24 maggio ho avuto il piacere di discuterne nella sede di Nomisma a Bologna, con l’autore, con l’europarlamentare uscente (e, gli auguro, rientrante) Paolo De Castro intervistati da Alessandro Barbera (La Stampa) per l’appunto un giornalista che scrive di Unione sapendone.
Con agili e documentati capitoli, frutto evidente di accurate ricerche, Parenzo smonta la fake narrazione non soltanto dei sovranisti (di destra e di sinistra), ma anche dei “professionisti” del “sì, ma… bisogna cambiare l’UE”. Ciascun capitolo spiega come le direttive e i regolamenti dell’Unione abbiano migliorato la sicurezza dei più vari tipi, di vita, di lavoro, di commercio, di alimentazione, degli europei, proteggendone i prodotti, favorendone il commercio, incoraggiando lo sviluppo delle aree arretrate, e chiarisce che il “nemico perfetto per la politica italiana”, per riprendere il titolo del libro, sono i politici italiani, la loro ignoranza e la loro propensione a falsificare la realtà. Avrei scritto qualcosa di più sulle istituzioni europee e la politica, ma sono consapevole che è una mia (de)formazione professionale –della quale sono, però, molto orgoglioso!
Dopo il voto, contati i seggi, valutatone l’esito complessivo, sarebbe davvero opportuno ripartire da ciascuno degli argomenti trattati da Parenzo per continuare a offrire spiegazioni e suggerire azioni. Non mi faccio illusioni, ma spero che l’autore non molli la presa e continui, anche con il sarcasmo della “sua” Zanzara, a stigmatizzare documentando.
L’attacco di Salvini al Papa è un segno di debolezza
Il leader della Lega e ministro dell’Interno deve fare i conti, per la prima volta, con un calo di consensi. Colpire sempre più in alto è la strategia, ma il risultato potrebbe non essere quello sperato
L’ORMAI FAMOSA BESTIA
Ho sempre pensato e (da Bobbio e da Sartori) ho imparato che la politica non è solo il luogo dello scontro “amico-nemico” come scritto da Carl Schmitt, giurista nazista, apprezzato anche a sinistra (sovranisti di qualsiasi provenienza compresi). Non so quanto di vero ci sia nell’espressione “molti nemici molto onore”. So, però, che l’oramai famosa Bestia che guida la comunicazione politica di Salvini ha deciso che lo slogan può servire ottimamente a caratterizzare tutta l’attività non soltanto del leader della Lega, ma anche del Ministro. È facile dare del nemico a chiunque non condivida le nostre idee. D’altro canto, qualcuno pensa che, invece, di trovarsi dei nemici è preferibile avere degli interlocutori rispetto ai quali dissentire, magari, addirittura, imparando qualcosa per migliorare i propri messaggi, la propria linea politica. Dai tweet e dalle fake news c’è poco da imparare anche se dai primi un po’ di capacità di sintesi si può acquisire e qualche presa in giro può essere brillantemente trasmessa.
L’EFFETTO BOOMERANG
Le bordate di Salvini, direbbero gli esperti di comunicazione politica, hanno avuto successo nel definire e delimitare, persino ampliandolo, il campo dei sostenitori. Adesso, l’aggressione ossessiva e parossistica ai nemici sembra diventare controproducente, ritorcerglisi contro. Affari suoi, ma vediamo perché. Salvini non sarà certamente sconfitto dal papa che predica accoglienza (che non è una misura né di destra né di sinistra, ma di civiltà) e dal suo elemosiniere che accende la luce (fiat lux) per gli occupanti abusivi. Non sappiamo ancora oggi quale sia la risposta giusta alla domanda di Stalin sul numero di divisioni a disposizione del Papa. Per stare più vicino a noi, sappiamo, però, che Mussolini andò ai Patti Lateranensi e al Concordato riconoscendo la fortissima presenza cattolica nella società e nelle associazioni in senso lato assistenziali. Sappiamo anche, ma almeno i consigliori lombardo-veneti della Lega dovrebbero riferirlo al loro Capitano, che, in via di principio, in quelle zone, i preti sono tutt’altro che pregiudizialmente contrari alla Lega e a non poche politiche leghiste. L’attacco indiretto al Papa non può piacere a quei preti, rischia di creare loro alcuni problemi di coscienza, di farne predicatori di una solidarietà che non è proprio il segno prevalente dell’azione di governo del Ministro degli Interni.
Il fatto è che, un tempo arrembante e sicurissimo di sé, traboccante autostima, il Salvini si è improvvisamente trovato a fare i conti con un non del tutto imprevedibile, ma cospicuo, calo nei sondaggi. Ha dovuto cedere sul sottosegretario Siri, è diventato nervosetto. Ha deciso di alzare la posta prospettando le elezioni europee non soltanto come un referendum (affermazione sbagliata, ma, almeno in parte comprensibile), ma addirittura come una scelta fra la vita e la morte. I politici assennati sanno che debbono sempre mantenersi una posizione di ricaduta –e Salvini l’avrebbe: rientrare nel centro-destra rivendicandone il ruolo di leader indiscusso. Che Salvini cerchi di drammatizzare è un brutto segno, per lui. Giusto richiamare il referendum perduto da Renzi, con conseguenze disastrose. Altrettanto giusto ricordare che anche il conservatore David Cameron perse il referendum e la carica di capo del governo, coerentemente uscendo dalla politica. Altro luogo, altro stile, altra classe (ma adesso sappiamo che quel pudding è immangiabile). Qui, invece, c’è da temere (aspettarsi?) che il Salvini nervoso ne spari di più grosse accelerando la morte del governo per salvare la sua vita politica. In questo senso, le elezioni europee potrebbero davvero diventare questione di vita e di morte. Sarebbe cosa buona e giusta.
Pubblicato il 13 maggio 2019 su formiche.net
Gentiloni-bis e nuove elezioni? I commentatori si copiano a vicenda ma si logora la pazienza degli elettori
Ma perché commentatori politici anche autorevoli si mettono a discettare sugli esiti delle elezioni italiane di marzo copiandosi a vicenda e sostenendo che un governo Gentiloni-bis dovrà portarci a nuove elezioni sei mesi dopo? Le elezioni logorano, quel che rimane dei partiti e la pazienza degli elettori. Non era preferibile che quei commentatori criticassero duramente la legge Rosato? E adesso che scrivessero, con qualche cognizione di causa, quale legge elettorale l’Italia dovrebbe darsi per avere un Parlamento decente nel quale dare vita ad un governo ugualmente decente?
Tutti i segnali di un Gentiloni-bis
Intervista raccolta da Federico Ferraù per ilsussidiario.net
Renzi non vuole più metter mano alla legge elettorale? Dovrà ricredersi. Ma sarà battuto da Berlusconi in campagna elettorale. E prima della Sicilia viene la Germania.
Renzi non vuole più metter mano alla legge elettorale? Dovrà ricredersi. “Dovranno farla, dovranno comunque armonizzare le due leggi risultanti dalle due sentenze della Corte costituzionale” spiega il politologo Gianfranco Pasquino. “Mattarella glielo farà sapere con grande chiarezza, anche se non rinuncerà al suo stile felpato”. A quel punto, in un sistema proporzionale, conteranno la composizione delle liste e i capilista; il resto lo faranno i leader in campagna elettorale. E Berlusconi potrebbe fare ancora una volta la differenza.
Ma cosa cambierà prevedendo solo un’armonizzazione delle due leggi esistenti?
Cosa potrà succedere in termini di risultato, lo sanno solo le sibille e gli astrologi, insieme ad alcuni grandi politologi che prevedono il futuro… Le leggi proporzionali sono usate in tutta Europa, con l’eccezione della Francia e del Gran Bretagna. Non distruggono nessuna democrazia parlamentare, anzi consentono un voto che io definisco “sincero”.
Perché sincero?
Perché in un menù di sette-otto pietanze, gli elettori scelgono quella che piace loro di più. A maggior ragione sapendo che il loro voto consente al partito votato di superare la soglia di accesso al parlamento.
Siamo ancora lontani dal voto, però il consenso di Renzi è in calo, quello di M5s non si sa, quello di Berlusconi pare in crescita.
Spero che parlamentari, commentatori e sondaggisti convengano almeno su un punto: le campagne elettorali possono fare la differenza. Nel novembre del 2012 Bersani era in vantaggio di 7-8 punti, ma riuscì a bruciarli tutti. Quanti errori riusciranno a inanellare quelli di M5s? Quante stupidaggini riusciranno a dire alcuni esponenti del Pd? Quali novità Berlusconi introdurrà in campagna elettorale? Poi ci saranno fattori esterni. Si voterà a febbraio-marzo, senza milioni di migranti in arrivo a Lampedusa.
Uno di questi fattori potrebbe essere la legge di bilancio varata due mesi prima?
Il governo Gentiloni ha il dovere morale di fare la legge di bilancio migliore possibile, anche se può colpire gli interessi di qualcuno. Padoan e Gentiloni avranno la forza, il coraggio e lo spazio per fare la legge che serve al paese? Non lo so. Se faranno una leggina, questa condizionerà in peggio la campagna elettorale, avvelenandola.
Ne è sicuro?
Sì, gli italiani sono maturi e smaliziati e capirebbero subito il gioco di una legge fatta apposta per conquistarne il favore contro l’interesse del paese.
Come dovrà essere la legge di bilancio?
Rigorosa, preveggente, in grado di accompagnare la crescita. Direi, in una parola, keynesiana.
La sinistra è divisa in due, il Pd e il non-Pd. Come andrà a finire?
Lei fa benissimo a parlare di non Pd, infatti avrei qualche problema a mettere il Pd nella sinistra perché una parte è di sinistra, l’altra no. Pisapia mi pare inconcludente, a cominciare dalla denominazione e dunque dal progetto: Campo progressista. Occhetto aveva ragione quando diceva che la sinistra dev’essere una carovana, qualcosa che è in movimento, in viaggio. E viaggiando raccoglie persone che interagiscono tra loro, esprimono interessi, preferenze, ideali, emozioni. La sinistra non è un campo predeterminato con un perimetro, se è così muore.
Però la carovana dev’essere attrattiva per farsi votare.
Certo. Deve trovare persone che non si limitino a fare i buffoni in tv, ma che dicano: “abbiamo proposto questo, non ci hanno voluto ascoltare e queste sono le conseguenze. Ora ti chiediamo il voto perché questo è quello che vorremmo fare”. La sinistra, non solo in Italia, è un luogo plurale. Non si può sperare che ci sia un’unica persona che dà la linea.
Ma ci può essere un raggruppamento senza leader?
Prima di arrivare al leader, occorre chiedersi ciò che serve nella presente situazione. Proprio perché si vota con il proporzionale, conteranno la lista dei candidati in ciascuna circoscrizione e il loro capolista. Dovranno essere persone che vivono nella circoscrizione, e che ottengono i voti per la loro storia personale, politica o professionale. Se poi c’è un Pisapia che sovrintende tutto, ben venga, se si trova qualcuno migliore di lui, meglio ancora.
D’Alema, Bersani?
No, hanno capacità ma sono distrattivi. Potrebbe essere Speranza, potrebbe essere lo stesso Pisapia se smettesse di andare in giro ad abbracciare gente e cominciasse a dire qualcosa sulle priorità della sinistra.
Primi appuntamenti importanti sono le elezioni in Sicilia e in Lombardia l’autunno prossimo.
Io so di un appuntamento che viene ancora prima e si chiamano elezioni tedesche. Personalmente mi attendo una socialdemocrazia tedesca che dimostri di essere in crescita.
Però Schulz ha perso male in Nordreno-Westfalia dove era addirittura il favorito.
Vero. Però mi consente di mantenere la speranza? Se la Spd vincesse, sarebbe un segnale buono anche per la sinistra italiana. In ogni caso, quelle elezioni manderanno un segnale politico e a quel governo tutti dovremo fare attenzione, perché sarà quello che avrà la maggiore voce in capitolo a Bruxelles. Il resto fa storia a sé, la Sicilia non è il resto del paese.
Gentiloni?
E’ cresciuto nel suo ruolo. E’ migliorato come governante ed è migliorato il suo apprezzamento tra gli elettori. Mi auguro che voglia rimanere in una posizione di rilievo. Se ci fosse realmente la difficoltà di fare un governo dopo il voto, un Gentiloni bis sarebbe il modo migliore per andare avanti bene e raffreddare la temperatura.
Berlusconi premier?
Improbabile. Berlusconi farà quello che riesce a fare meglio: una brillantissima campagna elettorale. Da questo punto di vista è utile al paese. Ovviamente sarebbe utile anche controllare le affermazioni strampalate che farà. Nessuno può seriamente credere che solo Trump abbia l’esclusiva delle fake news, Berlusconi lo ha preceduto di almeno vent’anni.
Perché dice che la campagna di Berlusconi sarà importante?
Perché in campagna elettorale Berlusconi si diverte, la sua passione diviene contagiosa e avvicina alla politica tante persone che normalmente non ci pensano.
Berlusconi, Grillo e Renzi in campagna elettorale. Chi la sparerà più grossa?
Non Grillo perché le ha sparate già tutte e ho l’impressione che sia in fase declinante. Mentre Berlusconi promette scintille perché è un creativo.
E’ in vantaggio su Renzi da questo punto di vista?
Sì, è nettamente superiore.
Pubblicato 11 agosto 2017