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Vi spiego come eleggere Draghi al Colle e continuare nella legislatura. Le previsioni di Pasquino #intervista @ArgomentoL

Intervista raccolta da Francesco De Palo

Il Professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna: “Pensare al semipresidenzialismo de facto ci può anche stare, ma se lo si vuole davvero bisogna cambiare la forma di governo in Italia. Il Pd? Non gli serve un campo largo, ma progetti e facce nuove. Conte? Fa del suo meglio. Meloni? Coerentemente sovranista”

Non le manda a dire il prof. Gianfranco Pasquino, Professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, di cui è stato pubblicato in questi giorni l’ultimo lavoro, “Libertà inutile-Profilo ideologico dell’Italia repubblicana” (Utet), quando mette l’accento su una possibilità concreta per Colle e Chigi: è verosimile, osserva a L’Argomento, eleggere Mario Draghi al Colle e proseguire tranquillamente nella legislatura. E ai leaders dei tre schieramenti offre consigli su come riformarsi.

Professor Pasquino, il suo nome anche questa volta ricorre fra i quirinabili.

(Ride molto soddisfatto). La mia è una candidatura notoriamente coperta, in attesa che ci sia qualcuno che la scopra. Non sono così sicuro che ci saranno gli scopritori, però trovo la cosa divertente.

Mario Draghi al Colle ci porterebbe di corsa alle urne? Con quali rischi?

Non credo che in quel caso ci porterebbe di cosa alle urne, piuttosto si aprirebbe una fase interessante. Innanzitutto bisognerebe capire cosa ha risposto il premier a coloro che gli hanno promesso di votarlo. Magari avrà risposto: ‘Attenzione, perché ci sono delle priorità, la prima delle quali è portare a compimento il Pnrr: voi mi garantite che non scasserete il governo, proseguendo sulla strada che ho ampiamente impostato fino al marzo 2023?’. Immagino che Draghi questo discorso lo faccia. Ma non è tutto.

Ovvero?

E’inoltre possibile che la stessa maggioranza decida di voler continuare, non necessariamente con un uomo indicato da Draghi, ma che abbia il suo gradimento, anche perché Draghi Presidente della Repubblica sarà quello che nominerà il prossimo premier e certamente non ingoierebbe qualsiasi nome. Quindi si può eleggere Draghi al Colle e continuare nella legislatura.

Il ministro Giancarlo Giorgetti, nei giorni scorsi, ha fatto riferimento ad una sorta di semipresidenzialismo de facto, con un ticket formato da Draghi al Colle ed un suo uomo a Chigi. E’ una strada praticabile?

Giorgetti stava dicendo una cosa diversa rispetto a quella di cui lo hanno accusato. Ovvero, consentire a Draghi effettivamente di nominare il prossimo Presidente del Consiglio. In maniera secondo me non del tutto corretta, ha assimilato questa situazione a quella francese. Comunque, pensare al semipresidenzialismo de facto ci può anche stare, ma se lo si vuole davvero bisogna cambiare la forma di governo in Italia, un’operazione molto più complicata. Aggiungo, ma non so se fosse o meno nella mente del ministro Giorgetti, che il semipresidenzialismo alla francese funziona bene anche perché ha una specifica legge elettorale: maggioritaria a doppio turno in collegi uninominali. Ciò che tutti i dirigenti di partito e parlamentari italiani temono, perché in quei collegi si vince o si perde, senza poter essere paracadutati o nominati. Per cui credo che Giorgetti fosse anni luce avanti al dibattito, ma in realtà non in grado di incidere su trasformazioni effettive, profonde e necessarie.

Il Pd di Enrico Letta, che annuncia il campo largo, sta migliorando i difetti del Pd di Nicola Zingaretti?

Non penso che Zingaretti avesse troppi difetti, aveva a che fare con un partito che comunque continua a non essere particolarmente dinamico. Il Pd può benissimo vantarsi di avere vinto le elezioni amministrative ma solo grazie a candidati specifici. Gualtieri a Roma è stato un candidato affidabile e ragionevole, come Sala a Milano dove ha conquistato prestigio che ha tramutato in voti. Il Pd ha vinto a Torino sia perché il centrodestra ha scelto male il proprio candidato, sia perché Russo ha alle spalle una storia politica e amministrativa molto lunga. A Bologna inoltre non poteva perdere, anche se non ha scelto benissimo. Letta in questo momento ha solo migliorato la comunicazione della leadership, mentre il partito non è ancora migliorato. Quello guidato da Zingaretti era sostanzialmente accettabile, nella misura i cui è accettabile il partito democratico stesso. Per cui al momento credo che sarebbero necessati moltissimi cambiamenti.

Quali?

Certamente non il campo largo, perché non so cosa significhi. Occorrono delle politiche, degli obiettivi precisi e non solo aggiungere dei pezzi ad una coalizione. Bisogna che insieme a quei pezzi ci siano delle novità: programmatiche, di persone e di indicazioni. Tutto questo ancora non lo vedo. So che Letta mi risponderebbe che tutto ciò verrà fuori dalle agorà, ma io mantengo il mio scetticismo.

Giuseppe Conte si è preso il M5s oppure rischia di esacerbarne le contraddizioni interne?

Conte fa del suo meglio, dovendo riconoscere che è sempre alle prese con le prime esperienze, lo era come premier ieri, lo è come leader oggi. Dal primo al secondo governo, in verità, ha dimostrato di aver imparato molto. Adesso deve ricostruire tutto: un’operazione delicatissima. Immagino che imparerà anche questo, ma fino ad ora ha tappato i buchi e sinceramente non vedo neanche qui grandi novità.

Negli Usa il neo governatore della Virginia è di fatto un trumpiano senza Donald Trump. Riusciranno le destre italiane a farsi potabili come i Repubblicani americani senza le intemperanze dei rispettivi leaders?

Il centrodestra riuscirà a diventare affidabile quando capirà che in questa Europa non si può governare senza rapporti efficaci con gli altri partners Ue, che in maggioranza sono europeisti. Ecco il vero nodo della questione. Salvini sta tenendo il piede in due scarpe, ma il piede che pesa di più per lui è quello sovranista. Meloni è brutalmente sovranista ma direi anche coerentemente sovranista. E Berlusconi solo adesso fa l’europeista, con Tajani che può rivendicare che nessuno è più europeista di lui avendo fatto il Presidente del Parlamento europeo. Osservo, però, che Forza Italia non è stata sempre coerentemente europeista, quindi bisogna che il centrodestra elabori una visione comune sull’Ue, magari anche alternativa rispetto a quella che esiste oggi. Per cui certo che qualcuno potrebbe fare meglio rispetto a quanto fatto dall’Ue fino ad oggi, ma questo centrodestra penso che farebbe solo di peggio.

Il prossimo Parlamento, ridotto, necessita di nuovi regolamenti. Chi e quando se ne assumerà l’onere?

regolamenti parlamentari dovrebbero essere cambiati, ma a prescindere. Con i nuovi numeri bisognerà farlo necessariamente, tenendo conto degli inconvenienti. Uno dei quali è la possibilità per i parlamentari di fare il bello ed il cattivo tempo, spostandosi da un gruppo all’altro. Chi si iscrive ad un gruppo al momento dell’elezione dovrebbe rimanervi. Va vietata l’operazione in voga oggi, che è di puro trasformismo. Ma ritengo che dovrebbero essere ritoccate moltre altre cose, a cominciare dal fatto che, come tutti sappiamo, le leggi vengono fatte dal governo. E allora si ritocchi la possibilità per l’opposizione di controllare ciò che l’esecutivo fa, impedendo così al governo di sottoporre una legge di bilancio il giorno prima delle relative votazioni. Evidentemente ciò impedisce all’opposizione di fare il proprio lavoro al meglio.

Il premier ha convocato i partiti per ragionare sulla finanziaria. Ma di fatto per annusare l’aria sulla legge elettorale?

Che brutto odore questa legge elettorale. Si continua a pensare ad un sistema che, in fondo, favorisce solo i dirigenti di partito e la loro possibilità di scegliersi i parlamentari: questa è in assoluto la peggiore legge possibile. Bisogna che qualcuno dica, e se lo facesse Draghi sarebbe molto utile, che una nuova legge elettorale dovrebbe essere fatta per dare il potere agli elettori e per fa sì che il loro voto conti nella scelta del partito e dei candidati.

Pubblicato il 2 dicembre 2021 su L’Argomento Quotidiano

Legge elettorale, Pd e Sardine. A lezione dal prof. Pasquino #intervista @formichenews

Intervista raccolta da Francesco De Palo

“Il nuovo Pd non dovrebbe inglobare nulla, ma solo essere aperto nelle sue strutture decisionali, attento a cosa si muove e disponibile al dialogo”. Conversazione con Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica, in libreria con il pamphlet “Minima politica” (Utet)

Ha scritto un pamphlet uscito in questi giorni dal titolo “Minima politica” (Utet), in cui dedica il primo capitolo proprio alla legge elettorale. Il politologo di fama internazionale e professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, Gianfranco Pasquino, prende spunto proprio dalle ultime leggi elettorali per affrontare con Formiche.net il tema delle visioni politiche all’indomani del voto in Emilia-Romagna e in Calabria.

Come giudica il “dopo Emilia”?

Mi è parsa una campagna elettorale coinvolgente in cui si è parlato anche di alcune interessanti tematiche. Ritengo che tutto sommato l’Emilia sia stata un buon esempio di confronto, naturalmente con da un lato un aumento di toni da parte di Salvini e dall’altro con la capacità di replicare di Bonaccini. Nel mezzo la presenza sul territorio di un movimento, le Sardine. Non male, direi.

Il bipolarismo Conte-Salvini post regionali è destinato a durare, oppure in entrambi gli schieramenti c’è chi spinge per altri due frontman?

Tanto per cominciare non era solo bipolarismo, perché il M5S correva da solo: un fattore che conta sia quando prende voti che quando li perde. Non siamo in un bipolarismo, c’era solo un confronto bipolare tra due candidati, perché correvano per la presidenza, ma se i partiti si contano, come diceva Sartori, quando hanno potere di coalizione e potenziale di ricatto, allora il M5S continua ad essere qualcosa che conta.

L’ultra personalizzazione salviniana è un modello che sta mostrando i suoi limiti?

Salvini ha scelto di personalizzare al massimo qualsiasi tipo di attività politica e in un certo senso fa bene, perché appare come un leader capace di guidare. Detto questo a volte esagera e sbaglia. Ma il suo è il massimo grado di personalizzazione a cui abbiamo assistito fino ad oggi, con l’eccezione di Berlusconi.

Il popolo del M5S è già progressista? Come pesare i trecentomila voti in uscita dal Movimento?

Buona parte di quei voti sono andati su liste che appoggiavano Bonaccini, ormai è certo: da questo punto di vista sono più vicini al Pd. Probabilmente lo sono davvero, anche a causa della crisi di governo agostana causata da Salvini. Le loro tematiche erano già potenzialmente di sinistra, mentre altri due elementi no, anche se bisognerebbe verificarlo: la critica all’establishment, senza se e senza ma; e l’antiparlamentarismo molto pronunciato contro poltrone e vitalizi, che però è un dato che la sinistra non può permettersi.

La prescrizione come si sposa con il riformismo dem?

La legge sulla prescrizione è un’interpretazione sbagliata che fa il M5S, ma non è il solo, ritenendo che la legge italiana sia troppo blanda e abbia fatto sfuggire dalle sue maglie alcuni condannabili che invece la prescrizione ha salvato. Uno di questi è notoriamente Berlusconi.

Il nuovo Pd teorizzato da Zingaretti come potrà inglobare sardine e civici?

Il nuovo Pd non dovrebbe inglobare nulla, ma solo essere aperto nelle sue strutture decisionali, attento a cosa si muove e disponibile al dialogo. Se dovesse inglobare ad esempio le Sardine, si distruggeranno perché alcuni vi aderiranno e altri no, perdendo dei pezzi. Devono fare solo ciò che hanno a lungo promesso: essere aperti grazie ad una struttura reticolare.

Legge elettorale, verso quale modello il Parlamento si sta orientando? Perché solleva dei dubbi su alcune espressioni che stanno circolando in queste settimane?

Nel pamhplet “Minima politica” (Utet) dedico il primo capitolo alla legge elettorale dicendo che è ora di smetterla con un latinorum che non ha senso. Aveva senso il latino di Sartori: Mattarellum voleva dire che la legge era un po’ mattocchia, Porcellum derivava dalla famosa “porcata” definita tale dal senatore Calderoli, Rosatellum è una stupidata, Germanicum non ha nulla a che fare con il sistema tedesco se non la soglia di sbarramento, che peraltro verrà abolita se Renzi si renderà conto di non riuscire a superare il 5%. Insomma, meglio evitare il latino e attribuire le leggi elettorale al primo firmatario.

E quella Brescia, allora, prossimamente in Aula?

Sono tutte leggi fondamentalmente mediocri perché non aumentano il potere degli elettori, ma proteggono i partiti e i privilegiati. Qualcuna è addirittura pessima. Due elementi non dovrebbero esserci mai più: le liste bloccate e le candidature multiple, perché vera violazione del principio di eguaglianza garantito dal’art. 3 della Costituzione.

Pubblicato il 28 gennaio 2020 su Formiche.net

Governo giallorosso? Il prof. Pasquino lo promuove (e “candida” Padoan…) @formichenews

Intervista raccolta da Francesco De Palo twitter@FDepalo

Il politologo a Formiche.net: “Il Conte bis è l’unica soluzione. Il commissario italiano? Padoan sarebbe perfetto”

I moderati italiani che vogliono un governo decente hanno solo un interlocutore: il Pd. Ne è convinto Gianfranco Pasquino, uno dei politologi più prestigiosi del nostro Paese e professore emerito di Scienze Politiche all’Università di Bologna, che affida a Formiche.net le sue previsioni sulla crisi di governo, sul respiro dell’alleanza giallorossa e sul nuovo Commissario italiano in Ue.

Perché il Conte bis è l’unica soluzione al puzzle di Palazzo Chigi?

Qualsiasi altra soluzione produrrebbe sconquassi tra le fila del Pd. Inoltre la scelta di un premier alternativo a Conte sarebbe fonte di duri scontri interni al M5s. Per cui al momento nessuno ha titoli migliori di Giuseppe Conte.

Di Maio vicepremier è una condicio sine qua non o una velleità personale?

Non so se sia velleità personale, comunque so che sarebbe un errore: è inaccettabile. In un governo di coalizione è il secondo partito che indica il vicepremier non il primo, soprattutto quando ha già indicato il capo del governo.

Il pieno mandato della Direzione dem a Zingaretti per un governo di legislatura può essere per il Segretario un’arma a doppio taglio?

Innanzitutto anche se tutti possono parlare di governo di legislatura, esso poi deve passare alla prova dei fatti: il governo naturalmente dura finché riesce a realizzare alcuni punti programmatici, ottenendo riscontri positivi dalla società e dall’Europa. Il Pd deve volere un lungo periodo per dimostrare di credere ad un esecutivo che duri di più rispetto a quello precedente. Inoltre ha bisogno di tempo, perché se dovesse ottenere i risultati auspicati allora potrà rivendicarli nelle prossime urne. Quindi vedo due condizioni basilari tra i democratici che parimenti si possono applicare al M5S.

Ovvero?

I grillini fino ad oggi hanno fatto abbastanza male, adesso devono cercare di recuperare e si sbagliano se si illudono di poterlo fare in quattro mesi. Devono augurarsi che funzionino i loro progetti, come un reddito di cittadinanza magari modificato, e ottenere qualcos’altro che sia utile in termini di visibilità del movimento. E dico con certezza che non penso alla riduzione del numero dei parlamentari.

Poco si è parlato nella crisi di governo di politica estera, tranne per il tweet trumpiano pro Conte. Ma il ruolo italiano nell’equilibrio atlantico quanto sta influendo nelle dinamiche di queste ore?

L’Italia, nonostante tutto, in Europa è un Paese importante. A livello mondiale certamente no, ma dipenderà dalla sua capacità di appoggiarsi ad un attore primario. In questo caso un appoggio con riserve a Trump è di gran lunga preferibile di uno a Putin. Se il M5s riuscirà a motivare adeguatamente cosa ha inteso ottenere con la Via della Seta, allora matureranno i buoni rapporti con la Cina, che ci occorrono dal punto di vista economico. Però è in Europa che dobbiamo fondamentalmente tornare a contare, perché in quel caso potremmo addirittura determinare che sia l’Europa a contare di più nel mondo.

Con Gentiloni commissario Ue?

Essendo stato già a capo di un governo, senza dubbio sarebbe all’altezza di quelli che immagino saranno i commissari espressi da altri paesi. Però ci sono altri nomi sul campo: chi designerà dovrebbe avere un identikit in mente. All’inizio sembrava che la Lega avesse puntato su un portafoglio economico di peso: credo che questa casella sarebbe comunque utile all’Italia, ma in quel caso non con Gentiloni. Potrebbe essere l’ex ministro dell’economia Padoan il nome perfetto.

Crede che un portafoglio economico sia più utile all’Italia rispetto a quello dell’agricoltura?

Anche l’agricoltura ci sarebbe utile, ma il portafoglio economico ci permetterebbe di contare molto di più. Se proseguiamo nel credere che l’Europa debba avere maggiore flessibilità, allora dovremmo mandare qualcuno in grado di argomentare questa tesi. Padoan ha la statura internazionale, l’esperienza ministeriale ed è noto a Bruxelles.

Calenda che dice di voler lasciare il Pd, darà vita al centro che non è riuscito a Renzi?

Renzi ha posto rimedio a quell’errore clamoroso commesso il 5 marzo del 2018, ma deve ancora giustificare la sua incoerenza. Ma da quell’errore viene fuori un qualcosa che mi pare sia positivo. Su Calenda non avrei nulla da dire, ha acquisito una posizione mediatica che mi sorprende, però sostiene tesi che non stanno né in cielo né in terra dal punto di vista della costruzione di un centro. Il Pd lo contiene già al suo interno, proprio quando nessun altro lo controlla. Forza Italia non è centro, come non lo sono Lega e Fdi. E allora dove andranno gli elettori moderati che vogliono un governo decente? Solo nel Pd.

Come rispondere a chi accusa il M5S di mettere in pratica la politica del doppio forno?

Quando un partito può permetterselo lo deve fare. In questo caso il doppio forno non c’era: il M5S ha avuto un’esperienza non positiva con la Lega e quest’ultima era anche disposta di tornare al governo. A quel punto però era chiaro che sarebbe stato imbarazzante per tutti. Per cui non c’è nulla di scandaloso nello scegliersi gli alleati: direi che è tutto normale.

Pubblicato il 28 agosto 2019 si formiche.net