Home » Posts tagged 'Goffredo Bettini'
Tag Archives: Goffredo Bettini
Draghi fra se e sì. Pasquino legge i pensieri del premier @formichenews

Sì, sì, sì. Dalle marachelle dei partiti ai vaccini, il premier Mario Draghi ha una sola risposta. Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, prova a leggere i pensieri del premier e il futuro del governo. Con un affaccio sul Quirinale
Sostiene Pasquino, prof. Emerito di Scienza politica che le risposte di Draghi sono: sì, sì, probabilmente sì.
Giornalista Uno: Lei ritiene che il suo governo possa tenere la rotta nonostante le intemperanze di Salvini e le sbandatine di Conte? Giornalista Due: Pensa di potere continuare a fare il pesce in barile sulla vexatissima questio della prossima Presidenza della Repubblica? Presidente del consiglio Mario Draghi: la risposta è si a entrambe le domande.
Due sonori, rotondi sì. Le intemperanze di Salvini riguardano il suo carattere e le sue viscere. Gliele risolverà il ministro Giorgetti spiegandogli che le istanze politiche vanno portate nel Consiglio dei Ministri e non sulle piazzette e nei social.
Conte non si è ancora impadronito del suo ruolo. Se fossi buono, direi che fa tenerezza. Poiché sono esigente e severo, a cominciare da me stesso, gli faccio i migliori auguri per il suo difficilissimo lavoro e aggiungo un nota di cautela. I problemi del Movimento non saranno risolti dal Comandante Di Battista come i problemi del Partito Democratico non hanno trovato soluzione nel profluvio di interviste di Goffredo Bettini.
Anche la risposta alla seconda domanda è, in via di principio, sì. Però, non sono un pesce in barile e mi muovo liberamente, oserei dire persino con gusto, magari ve ne siete accorti, nel mare della politica italiana, europea (a proposito la boullabaisse di Marsiglia con Macron era eccellente) e internazionale. Semmai, il pesce in barile cerca di farlo Xi Jinping, ma lo staneremo.
Sulla Presidenza della Repubblica sto maturando una posizione che sarebbe nuova, se vi avessi mai detto qual’era la vecchia. Sono a abituato a portare a termine i compiti che accetto. È una buonissima regola per tutti. Non vedo con favore chi, vinta, in qualche modo, una carica, la usa come trampolino per un’altra. No, non sto necessariamente parlando dell’eurodeputato Calenda che si candida a sindaco di Roma, però, insomma (Draghi sorride sornione).
Come portare a termine il doppio lavoro: risanare l’economia, e chi sa, suscitare un pezzetto di società italiana e metterla/le su una strada duratura? Ho letto un editoriale del Domani scritto dal Direttore Stefano Feltri che suggerisce alle forze (sic) politiche del centro-sinistra di mandarmi al Quirinale senza troppi balletti. L’ho trovato intrigante e intelligente.
Dall’alto Colle avrò comunque per sette anni il potere di orientare, persuadere e, se del caso, sferzare governanti e rappresentanti a attuare quello che abbiamo iniziato rimanendo nei binari già decisi che sembrano funzionare. Non scioglierò il Parlamento atto al quale, forse, un/a Presidente eletto con i voti decisivi del centro-destra si sentirebbe obbligato. L’unico problema che sicuramente avrò sarà quello della nomina del Presidente del Consiglio in mia sostituzione.
Chi? Questa volta la risposta è no. No, non vi dico come farò. Sono certo che consulterò tutti i leader dei partiti in Parlamento. Non leggerò le interviste dei pundits, neppure ascolterò le opinioni, anche se spesso interessanti e pungenti del prof. Pasquino. Sottolineerò che se cambia la maggioranza, chi se ne va non avrà voce in capitolo. Naturalmente, un po’ di voce l’avranno quelli che restano.
Sì, dirò di più nel prossimo capitolo. Grazie dell’attenzione. Vaccinatevi e tenete la mascherina.
Pubblicato il 5 settembre 2021 si formiche.net
M5S, gli Stati Generali sono una buona notizia. Pasquino spiega perché @formichenews
Non è successo poco agli Stati Generali di M5S. Al contrario, governisti e ribellisti si sono contati e pare che i primi abbiano vinto. Avanti tutta, anzi, no: adelante con juicio. Il commento di Gianfranco Pasquino
Barcamenarsi. Potrei anche scriverlo in inglese: muddling through. Ė una pratica spesso onorata e riverita. In paesi dove la politica non è veloce, barcamenarsi può anche essere una strategia, saggia. Vero è che non sembra che i Cinque Stelle abbiano la capacità di elaborare una strategia di lungo termine, che, comunque, personalmente, sconsiglierei. Allora, finché la barca va e, in effetti, la barca, sia quello del Movimento sia quella del governo, di cui il Movimento è parte essenziale, va, è il caso apportare solo piccole correzioni di rotta. Rimanendo in metafora, la barca continuerà ad andare paradossalmente spinta dal brutto vento del Covid-19. Soltanto gli irresponsabili cambierebbero il timoniere, che continua ad avere un alto grado di gradimento, e i suoi collaboratori, in piena tempesta Covid (-19, 20, 21) Soltanto i perfezionisti vorrebbero restringere la scelta fra il movimento che fu, ma ancora in parte è, e il partito che difficilmente sarà anche perché in Italia non si fa più politica con partiti veri e propri da almeno tre lustri.
Però, ci sono delle falle chiudere. La più evidente è quella che ha consentito ai Casaleggio di ottenere non solo una barcata di Euro, ma un notevole controllo sui pentastellati. Il distacco fra il Movimento e Rousseau è cominciato e questo spiega l’irritazione di Davide Casaleggio che sente sfuggirgli, forse definitivamente, il doppio asset: danaro e potere. L’altra falla si trovava nella maledetta clausoletta del limite ai mandati. Chi conosce un po’ di politica e di teoria della rappresentanza sa che fu un errore, ma un errore dettato dal furore anti-casta parlamentare. Quel furore si è un po’ acquietato, ma la correzione dell’errore non sarà affatto facile. I governisti già fibrillano. Alternative occupazionali prestigiose è difficile trovarne. Invece, trovare un seggio per Alessandro Di Battista sarà un gioco da bambini. Non fa problema neanche soddisfare la sua seconda richiesta che il Movimento si presenti e corra da solo. Con una legge elettorale proporzionale, di cui non si sente parlare perché evidentemente è in lockdown con tanto di mascherina, correre da soli è quasi imperativo. Poi, perché mai annunciare alleanze organiche prima del voto quando nelle democrazie parlamentari i governi non escono affatto dalle urne (come Minerva dalla testa di Giove), ma si fanno, contati i voti e i seggi in Parlamento?
Non è successo poco agli Stati Generali. Al contrario, governisti e ribellisti si sono contati. Ancora non sappiamo i risultati, ma per i numeri precisi anche negli USA ci hanno messo una decina di giorni. Ad ogni buon conto, i primi hanno vinto e i secondi si sono resi dolorosamente conto che non hanno abbastanza forza per nessuna spallata. Avanti tutta, anzi, no: adelante con juicio. Attacco a due punte: Di Maio e Di Battista, altrimenti teniamoci Vito Crimi come falso nueve, cioè il centravanti che sbuca quando serve. Se tutto quello che hanno gli altri è l’allenatore Goffredo Bettini che sdogana Silvio Berlusconi per allearsi con il quale certo non avevano votato gli elettori del PD, allora il Movimento 5 Stelle potrà anche sperare, da un lato, che un buon numero di elettori esprimerà la sua insoddisfazione, dall’altro, che il reddito di cittadinanza verrà ricordato dai suoi percettori come, risbuca la metafora marinara, un’efficace ancora di salvezza.
Pubblicato il 16 novembre 2020 su formiche.net
Bettini o grillini, la democrazia nei partiti sarebbe utile. Sostiene Pasquino @formichenews
Dipendiamo dal pensiero di Goffredo Bettini per apprendere dove va e dove deve andare il Pd e dove andrà il sistema politico italiano. Qualcuno si faccia sentire spiegando quali sono i processi decisionali del partito, quali le strutture coinvolte, quali le modalità
Non mi sono noti i processi decisionali dei partiti/corsari protagonisti della politica italiana di cui discorre da par suo Sabino Cassese sulle pagine del “Corriere della Sera” (21 agosto 2020). So, però, che soltanto i corsari che avevano successo continuavano nella loro leadership, ma spesso c’erano ammutinamenti, ammirevoli richieste di democrazia (sic) partecipata e deliberativa. Non sono un grande estimatore di piattaforme decisionali le cui procedure non sono proprio trasparenti e i cui esiti non sono verificabili. Prendo, però, positivamente atto che il numero di aderenti al Movimento 5 Stelle che votano è regolarmente calcolabile in parecchie migliaia. Sono cifre che il Corsaro Nero, il mio preferito, non ha mai conseguito. Sono cifre che nessuno degli attuali partiti corsari è in grado di ottenere tranne il Partito Democratico quando organizza in maniera decente le primarie. Poi, succede che a un segretario così eletto, Nicola Zingaretti, venga contrapposto come potenziale successore un Presidente di regione, Stefano Bonaccini, che ha fatto poco più del suo dovere politico (e istituzionale): vincere da incumbent la rielezione nella regione Emilia-Romagna.
Primum vincere, sono d’accordo, ma talvolta persino i corsari si davano qualche obiettivo mobilitante aggiuntivo. Leggo che le scelte qualificanti del Partito Democratico sono state prese in maniera, lo scriverò pudicamente, irrituale. L’alleanza di governo con le Cinque Stelle è il prodotto della fervida immaginifica azione dell’ex-segretario Renzi, colui che il 4 marzo 2018, senza nessuna consultazione degli organismi dirigenti, buttò il suo partito all’opposizione. Se la memoria mi assiste, non pare ci sia stata un’insurrezione di dissenzienti. Un giorno dell’agosto 2019, lo stesso Renzi, senza nessuna spiegazione, mai il suo forte, dichiarò la fattibilità, anzi, la necessità di un governo con le Cinque Stelle: eroico. Poi, collocati alcuni seguaci al governo fece una scissione, strategica. Epperò, lo stratega vero del Partito Democratico, dicono gli intervistatori dei giornaloni, ma, ieri, anche il bravo Francesco De Paolo e l’autorevolissimo studioso della comunicazione politica Massimiliano Panarari, si sono esercitati nelle esegesi, è l’imponente Goffredo Bettini. Dal suo fervido pensiero variamente esternato dipendiamo per apprendere dove va e dove deve andare il PD e dove andrà il sistema politico italiano.
Ipocritamente elogiato da tutti tranne Marco Travaglio, l’ex-Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi non ha detto nulla sulla politica italiana. Perché non vuole bruciare sue chances oppure perché non ne sa abbastanza? Almeno l’interrogativo andrebbe/andava posto. Invece, Bettini, commentano De Palo e Panarari, detta la linea al PD. Allora, sì, mi sono preoccupato, comunque, molto meno di quanto mi renda tristemente preoccupato il Covid-19. Il Partito Democratico e il suo segretario si fanno dettare la linea da Bettini, gliela hanno affidata in base a meriti pregressi? Sulla base di successi epocali? Con riferimento a mandati congressuali?
Alcuni “antichi” studiosi di scienza politica si sono regolarmente posti il problema della democrazia nei partiti. Deve esserci eticamente. Deve esserci programmaticamente. Deve esserci perché serve. Affari del PD, direbbe qualcuno. In parte, sì; ma né un partito eterodiretto da strateghi né, anche se meglio, quello pilotato da Rousseau, sono da considerare soluzioni ideali. Sappiamo che il problema dei partiti più o meno corsari è che non capiscono e non riescono a rappresentare la complessità, spesso positiva, del loro elettorato. Allora, Bettini rilasci tutte le interviste che vuole. A corto di riflessioni, “Repubblica”, “Corriere” et al. le pubblichino, ma dal PD qualcuno si faccia sentire spiegando quali sono i processi decisionali del partito, quali le strutture coinvolte, quali le modalità. Non oso dire quale la visione del mondo… È il minimo per un Partito sedicente Democratico. Lo dovrebbe desiderare anche Bettini. Renderebbe più salaci le sue interviste e, chi sa, farebbe avanzare un dibattito politico da tempo dolorosamente asfittico.
Pubblicato il 22 agosto 2020 su formiche.net