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La paura non si batte con le parole
Immagino che molti lettori siano infastiditi da affermazioni sul pericolo del terrorismo pappagallescamente ripetute che suonano vuote e ipocrite. Credo che ciascun lettore desideri informazioni precise e indicazioni convincenti. Mi ci provo. Primo, sì, dobbiamo avere paura. I terroristi islamici, tali poiché professano quella religione e in nome del loro Dio uccidono, hanno dimostrato di sapere colpire dovunque. Volendo fare stragi eclatanti scelgono luoghi dove le persone si affollano: stazioni ferroviarie, metropolitane, sale da ballo, aeroporti e stadi (anche se a Parigi, in questo caso, non hanno avuto successo). Chiunque frequenti quei luoghi, ed è evidente che un po’ tutti noi in quei luoghi ci siamo stati e ci ritorneremo, deve essere consapevole del rischio e deve, ovvero, può avere paura. Consapevoli dei rischi sarebbe opportuno che ci comportassimo con grande cautela e seguissimo l’indicazione che ho visto nella metropolitana di Washington, D.C.: see something say something. Traduco liberamente: chi vede qualcosa dica qualcosa.
Naturalmente, sappiamo per certo che ci vuole molto altro per evitare gli attentati e le stragi. Dovremmo anche sapere che criticare i servizi segreti, di ogni paese, la loro eventuale inadeguatezza, la loro mancanza di coordinamento serve esclusivamente qualora le proposte per risolvere i problemi siano rapidamente operative. Dovremmo anche sapere che qualsiasi servizio segreto efficiente non si vanterà mai di avere sventato una strage, evitato un attentato, catturato i presunti kamikaze poiché mira, giustamente, a tenere coperte le sue fonti, a salvaguardare i suoi informatori, a non svelare nulla del suo modus operandi. Rimane verissimo che la cooperazione, la condivisione e la prevenzione sono essenziali, ma è altrettanto vero che, salvo deplorevoli casi di gelosie professionali o, peggio, nazionalistiche, non pochi servizi segreti si scambiano già da tempo una pluralità di informazioni. Se ci sono falle, oltre al chiedere conto agli operatori dei servizi segreti, la responsabilità va attribuita ai ministri e ai sottosegretari che a quei servizi sono predisposti.
Non serve a niente colpevolizzare l’Europa e gli europei per il loro colonialismo, per il capitalismo predatore, per politiche gravemente sbagliate: dall’intervento in Iraq alla defenestrazione di Gheddafi all’inazione in Siria. Non è ragionevolmente possibile tornare indietro e riparare a errori e a crimini. Imparata la lezione (temo non da tutti), non ne consegue affatto che diventa possibile pensare che la sfida dei terroristi kamikaze armati di tutto quel che serve, con sostegno finanziario e logistico, sia risolvibile con parole di pace. Uno dei due responsabili, forse il maggiore, dell’intervento in Iraq, che ha sollevato il coperchio del vaso di Pandora di tutte le contraddizioni, le rivalità, le tensioni anche religiose nel mondo mediorientale, Tony Blair, sostiene che è necessario ricorrere a un “centrismo muscolare”. Insomma, non si può rinunciare all’uso delle armi sia per difendersi sia per dare aiuto a coloro, non sembra che siano la maggioranza, che tentano di (ri)costruire stati in grado di garantire, se non una, al momento impossibile, democrazia, almeno ordine politico e sicurezza personale.
Un giorno, magari, si dovrà anche usare la ragione per discutere del multiculturalismo, del suo fallimento, della sua pessima attuazione (“fate quel che vi dettano i vostri costumi”), della sua ridefinizione. Nel frattempo, però, gli europei e, più in generale, gli occidentali hanno il dovere morale e politico di rispettare e attuare i valori sui quali hanno costruito le loro comunità e l’Unione Europea e di esserne orgogliosi. Sono anche autorizzati a chiedere a chiunque voglia venire a vivere in Europa e crescervi i suoi figli e le sue figlie di rispettare quei valori. Quando gli europei avranno eletto Presidente della Commissione un islamico, quel Presidente dovrà dichiarare che riconosce la separazione fra le Chiese, al plurale, compresa la sua, e lo Stato, e che la sharia nella “sua” Europa è fuorilegge.
Pubblicato AGL 25 marzo 2016