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Il Pd di Zingaretti non si entusiasmi troppo, ha gli stessi voti dello scorso anno #europee2019
Sei milioni erano, sei milioni sono rimasti. Non c’è leffetto della nuova leadership e la vocazione maggioritaria è sparita. Il 22,7% è figlio del crollo del M5S. Una riflessione sul futuro del partito è desiderabile, se non necessaria
Qualsiasi sospiro di sollievo tirato dai dirigenti del Partito Democratico e dal neo-segretario alla prima prova elettorale è, almeno parzialmente, giustificato. Subito dopo deve essere temperato guardando all’esito complessivo, al contesto che ne emerge in Italia e al futuro. Ho imparato molto tempo fa che le percentuali possono talvolta essere ingannevoli e che i voti bisogna contarli per valutarne convincentemente il senso e il peso.
UNO SGUARDO AL PASSATO
Due esercizi di comparazione sono necessari e, in larga misura, corretti: quello fra le elezioni europee del 2014 e le attuali e quello fra le elezioni politiche del 2018 e le elezioni europee del 2019. Grosso modo, la prima comparazione dice che il Partito Democratico ha perso quasi 5 milioni di voti fra il 2014 e ieri. Pur tenendo conto dell’eccezionalità del risultato del 2014, la perdita rimane enorme e preoccupante. Se, percentualmente, il confronto fra il 4 marzo 2018 (18,7) e il 26 maggio 2019 (22.7) suggerisce una ripresa significativa, i numeri assoluti raccontano un’altra, meno brillante, storia. Infatti, il consenso elettorale del Partito Democratico è rimasto sostanzialmente lo stesso, all’incirca 6 milioni e centomila voti. Dunque, la leadership di Zingaretti non ha fatto crescere i voti del PD. L’elemento di soddisfazione può venire dal crollo del Movimento Cinque Stelle, ma subito è imperativo interrogarsi sul perché solo una piccola parte di quei voti persi dai pentastellati sia confluita (qualcuno direbbe “ritornata”) sul Partito Democratico.
PERCHÉ IL PD NON PUÒ GIOIRE
In attesa dell’analisi dei flussi che sicuramente l’Istituto Cattaneo comunicherà rapidamente, mi cautelo ipotizzando che abbiano abbandonato le Cinque Stelle gli elettori “sovranisti” (quindi, hanno preferito la Lega), mentre sono rimasti coloro che hanno accettato la posizione, certo non entusiasticamente europeista, espressa da Di Maio e, in realtà, da pochi altri dirigenti. Comunque, l’effetto congiunto “notevole crescita della Lega-grande declino delle Cinque Stelle”, non può affatto fare ringalluzzire il Partito Democratico. Un partito del 20-25 per cento può anche ripetere stancamente che ha una “vocazione maggioritaria”, ma nessuno può neppure intravedere come questa vocazione si tradurrà in una posizione decisiva per la formazione di una coalizione di governo.
QUALE FUTURO PER IL PARTITO DI ZINGARETTI
Quali sarebbero/saranno gli alleati del PD per dare vita a una coalizione alternativa all’attuale governo oppure in grado di competere con qualche chance di successo con lo schieramento di centro-destra che è una opzione sempre praticabile da Salvini? Naturalmente, se il PD non comincia neppure ad interrogarsi sulle ragioni della sconfitta del 4 marzo 2018 e si compiace di quella che non è affatto definibile come una inversione di tendenza attuale, non farà nessun passo avanti.
IL TEMPO DELLA RIFLESSIONE
Il risultato numerico di ieri ha, a mio modo di vedere, una spiegazione relativamente semplice, certamente positiva. Nonostante qualche sbandatina, il Partito Democratico è stato in tutti questi anni sinceramente, coerentemente, convincentemente europeista. Gli elettori di opinione, quelli che valutano le alternative, di posizioni e di persone, in campo, lo hanno giustamente prescelto per il suo europeismo. Questo è un segnale importante, positivo e apprezzabile (con l’apprezzamento esteso anche a quegli elettori). Non consente, però, di pensare che il PD abbia superato i suoi problemi e le sue inadeguatezze. C’è un tempo, ha lasciato detto l’Ecclesiaste, per tirare i sospiri di sollievo e un tempo per la riflessione e il rilancio dell’azione.
Pubblicato il 27 maggio 2019 su formiche.net
IL VICOLO CIECO LE ELEZIONI DEL 4 MARZO 2018 #Bologna #21maggio @librerieCoop #ilVicoloCiecoTour @Ist_Cattaneo
Librerie.coop Zanichelli, piazza Galvani, 1/H
lunedì 21 maggio 2018 alle ore 18
Presentazione del libro
IL VICOLO CIECO
LE ELEZIONI DEL 4 MARZO 2018
dell’Istituto Carlo Cattaneo
(il Mulino)Intervengono Gianfranco Pasquino e Paolo Pombeni
Con la presenza dei curatori
Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati
Modera Olivio RomaniniEsistono due tipi di elezioni: quelle «ordinarie», che registrano il presente, e quelle «straordinarie», che segnano una frattura tra il mondo di ieri e il mondo di domani. Il voto del 4 marzo si inserisce pienamente nella seconda categoria. Per cogliere la portata «radicale» del cambiamento innescato da questo voto non giovano però interpretazioni affrettate né reazioni «a caldo». Mettendo a frutto una pluridecennale esperienza maturata nel campo degli studi politico-elettorali, l’Istituto Carlo Cattaneo offre con questo volume un’analisi del voto ancora una volta rigorosa e articolata. Sono così approfonditi temi quali l’offerta politica, le risposte degli elettori e il ruolo del sistema elettorale. Ad arricchire la disamina, sono proposte alcune riflessioni che si interrogano sulle cause che hanno condotto la politica italiana nel «vicolo cieco» in cui è precipitata e sulle possibili vie d’uscita
A Gianfranco Pasquino il Life Achievement Award dal Conference Group of Italian Politics and Society
Gianfranco Pasquino ha ricevuto il Life Achievement Award (premio alla carriera) dal Conference Group of Italian Politics and Society, l’associazione di coloro che, in Italia e nel mondo, studiano la politica e la società italiana.
CONGRIPS is the Conference Group on Italian Politics and Society. CONGRIPS was formally initiated on September 2, 1975, at the American Political Science Association (APSA) convention in San Francisco, California. Norman Kogan of the University of Connecticut spearheaded the effort which, in the first year, garnered 117 members. The original purpose of the organization was to encourage and support academic research and writing on current and past Italian political issues and practices. That charter was expanded in 1986 to include Italian social issues, hence the name change that year to the Conference on Italian Politics & Society ( CONGRIPS ). During its first year, CONGRIP also adopted a Constitution and Bylaws .
Virtually from its inception, CONGRIPS has been involved in a variety of activities intended to further the study of Italian politics. The organization has annually sponsored Italian-focused panels at APSA conventions and at many meetings of several other groups including: the International Political Science Association (IPSA), the Midwest Political Science Association (MPSA), the U.K.’s Political Studies Association (PSA) and the Council for European Studies (Europeanists). It has organized workshops, some of which have attracted funding from the National Science Foundation and Italy’s Consiglio Nazionale delle Ricerche. CONGRIPS has also sponsored conferences and roundtable discussions in conjunction with other groups such as the Societa’ Italiana di Scienza Politica, Stato e Mercato and the Rockefeller Foundation.In 1987, CONGRIPS facilitated the publication of Italian Politics: A Review in collaboration with the Istituto Carlo Cattaneo. The first volume’s editors included Robert Leonardi, Raffaella Nanetti and Piergiorgio Corbetta. Since then, Italian Politics has been published yearly, both in English (by Berghahn Books) and in Italian (by Il Mulino). The organization’s other major publishing effort has, of course, been its bi-annual update: The Conference Group on Italian Politics & Society Newsletter. Numbering over seventy issues, the Newsletter provides announcements, articles, book reviews and reports of the program chair.One of the strengths of CONGRIPS has been its ability to attract a core academic circle dedicated to research and writing on Italian politics and society. Consistency and hard work have also characterized those responsible for putting together the Newsletter, whether they are part of our current or past executive .
In addition to the NSF funding mentioned above, CONGRIPS has also received grants and other forms of support from the Faculty of Arts of McGill University, Montreal, Quebec, Canada (1987-90); from Dickinson College, Carlisle, Pennsylvania, USA (1990-95); and from the Fondazione Agnelli, Italy (1990-92). Funds from the latter have, in part, been used for annual prizes to encourage exemplary writing in the field. Since 2006 CONGRIPS awards every other year a Lifetime Achievement Award and, on alternate years, a Best Dissertation Award in the field of Italian politics and society also in a comparative perspective. CONGRIPS enjoys the participation of members from numerous countries across Europe and North America. Future goals for the organization include
Il Partito democratico: #Renzistasereno (di Gianfranco Pasquino e Marco Valbruzzi)
da L’Italia e l’Europa al bivio delle riforme. Le elezioni europee e amministrative del 25 maggio 2014, a cura di Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati, il primo e-book dell’Istituto Cattaneo scaricabile liberamente QUI
Il Partito democratico: #Renzistasereno
di Gianfranco Pasquino e Marco Valbruzzi
(pag 115/126)
Premessa
Partiti e dirigenti politici italiani hanno regolarmente considerato le elezioni per il Parlamento europeo un modo per valutare anche il loro consenso nazionale. Trattandosi di elezioni che si svolgono in tutto il territorio italiano è sicuramente un modo legittimo e appropriato. Pur consapevoli della valenza europea del loro voto, è molto probabile che gli elettori lo utilizzino anche per esprimere il loro consenso o dissenso nei confronti delle politiche del governo, il loro apprezzamento o no per i diversi partiti, la loro valutazione dei dirigenti politici e delle loro proposte (che troppo spesso riguardano più le politiche nazionali che quelle europee). È assolutamente probabile che tutti questi elementi abbiano variamente pesato nelle votazioni del 25 maggio. Nel caso del Partito democratico e del suo segretario diventato presidente del Consiglio, le elezioni per il Parlamento europeo assumevano una rilevanza davvero particolare. Infatti, data l’ampiezza dell’elettorato, hanno costituito il primo test significativo non soltanto per ottenere informazioni sugli umori e sui malumori degli italiani, ma anche per acquisire indicazioni sul loro modo di vedere e di valutare gli importanti avvenimenti trascorsi dal dicembre 2013 (elezione alquanto trionfale di Matteo Renzi alla segreteria del Pd) al 23 febbraio (nomina a capo del governo del segretario del Pd) e ai mesi successivi1, densi di proposte di riforme incisive e impegnative, ma anche controverse.
Una campagna elettorale itinerante
Com’è noto, pesavano su Renzi sia le sue parole: «arrivare a Palazzo Chigi soltanto dopo un passaggio elettorale»; sia i suoi comportamenti: il benservito dato senza complimenti al compagno di partito Enrico Letta e la sua immediata sostituzione con l’approvazione della Direzione del Partito democratico, nella quale Renzi gode di una fin troppo ampia maggioranza non ostacolata dai due concorrenti sconfitti nella corsa alla segreteria, cioè, né da Gianni Cuperlo né da Giuseppe Civati. Quel che più conta, la nomina alla Presidenza del Consiglio era stata immediatamente e, in maniera inusuale, senza nessun commento, effettuata/ratificata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Non è il caso di prendere in considerazione malposte e fuorvianti critiche relative al «non essere stato eletto» rivolte a Renzi.
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