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Il taglio delle poltrone e il trilemma dei costituzionalisti. Il commento di Pasquino @formichenews

Per il prof. Gianfranco Pasquino il bicameralismo italiano deve essere riformato non perché “perfetto”, ma perché ha non pochi inconvenienti dovuti, più che ai numeri, ai compiti che i parlamentari svolgono in maniera tutt’altro che perfetta e che, a numeri ridotti, svolgeranno probabilmente peggio

“Mi si nota di più se: i) ho votato no al referendum di Renzi e adesso taglio le poltrone? [Valerio OnidaUgo de SiervoLorenza Carlassare]; ii) ho votato sì al referendum di Renzi, ma adesso voto no? [Luciano Violante, Sabino Cassese, Angelo Panebianco]; oppure, iii) faccio l’asino, naturalmente, di Buridano? [Gustavo Zagrebelski, il presidente del Comitato del No alle riforme di Renzi]”.

Sì, lo so, i referendum, anche, non soprattutto, quelli costituzionali, non “confermativi”, ma, sanamente, “oppositivi”, rimescolano le carte. Non sapevo, però, che avessero anche il dono di rimescolare le interpretazioni della Costituzione e delle conseguenze dei quesiti. Ovviamente, è legittimo scegliere fra il Sì e il No anche per non indebolire il governo oppure per farlo cadere. Starà al governo spiegare perché un referendum costituzionale, che nessuno ha trasformato in un plebiscito, non debba essere in grado di dare spallate al governo.

Non è, naturalmente, affatto detto che alla vittoria del Sì farà immediatamente seguito una nuova legge elettorale, e perché poi dovrebbe essere proporzionale? (Per favore, nessuno aggiunga “pura/o” se ci sarà una clausola d’accesso e un inopinato diritto di tribuna). Le leggi elettorali non hanno quasi nulla a che vedere con le riforme costituzionali.

La brutta legge Rosato deve essere cambiata perché, appunto, è brutta. Punto. E il bicameralismo italiano deve essere riformato non perché “perfetto”, ma perché ha non pochi inconvenienti dovuti, più che ai numeri, ai compiti che i parlamentari svolgono in maniera tutt’altro che perfetta e che, a numeri ridotti, svolgeranno probabilmente peggio.

Le riforme costituzionali non si fanno e non si approvano per aprire “brecce” nella Costituzione, come sostiene il deputato dem Stefano Ceccanti, prof. di Diritto costituzionale, il quale dopo avere motivato in aula il no del suo partito, adesso è “sparato” per il Sì. Ma, voce del/dal popolo, se non approviamo neanche questa riformetta, che è solo un inizio, finiremo per mettere una pietra tombale (sic) sulle riforme costituzionali. Lo proclamavano anche i renziani e, invece, pochi anni dopo quella sonora sconfitta nel dicembre 2016, già ci troviamo con un’altra riforma “epocale”, che colpisce il cuore della democrazia parlamentare dove pulsano la rappresentanza politica e la capacità di controllo del Parlamento sull’operato del governo. Meditate gente, meditate.

Pubblicato il 7 settembre su formiche.net

“Pasticci di Democrazia”: Pasquino, Carlassare e le riforme targate Renzi #BDEM15 @BIENNALEDEMOCR

Passaggi-di-repubblica-passaggi-di-democrazia

“Pasticci di Democrazia”: Pasquino, Carlassare e le riforme targate Renzi
di Gianluca Palma (Master in giornalismo “Giorgio Bocca” Torino) pubblicato sul sito biennaledemocrazia.it

“Un Paese è governabile non solo grazie a una buona legge elettorale, ma se c’è il consenso sociale dei cittadini. Per questo oggi sono qui a parlare con voi, ma con il cuore a Roma alla manifestazione di Maurizio Landini”. Lapidario il commento della costituzionalista Lorenza Carlassare, intervenuta questa mattina al seminario “Passaggi di Repubblica e Passaggi di Democrazia”, al cui tavolo dei relatori erano presenti anche il politologo Gianfranco Pasquino e Marco Castelnuovo, giornalista de La Stampa, che moderava il dibattito. “Il governo dovrebbe ricordarsi di applicare l’articolo 3 della Costituzione, che promuove l’uguaglianza sostanziale dei cittadini, dando allo Stato il compito di rimuovere ogni ostacolo alla partecipazione di tutti i lavoratori alla vita politica, sociale ed economica del Paese”. Ciò che spaventa di più sia Pasquino che Carlassare sono le riforme in atto: da una parte quella della Costituzione che, sostengono, mira a stravolgere l’intero assetto istituzionale, e, dall’altra l’Italicum, la legge elettorale con la quale ritengono che si punti a creare un bipolarismo poco democratico, con premi di maggioranza ai partiti che non rappresentano, però, la maggioranza della popolazione. L’Italicum prevede “un meccanismo assurdo – ha aggiunto Pasquino – perchè il premio si dà a qualsiasi partito che prenda la maggioranza dei voti, anche se ha ottenuto il 20-25%. Ciò è fatto apposta per regalare al Partito Democratico, che ora chiamano Partito della Nazione, la maggioranza in Parlamento”. “Allora bisogna chiedersi, i premi di maggioranza servono a inventarla quando quest’ultima nei fatti non c’è o a rinforzare quella esistente?”. Altro problema sono i capilista bloccati. “Un meccanismo – ha spiegato Carlassare – con cui si vuole assicurare il ‘posto’ in Parlamento a dei candidati che non verrebbero mai eletti in alcuni territori”. “Più che di Passaggi di Democrazia –hanno ribadito i relatori– nel caso di questo governo si tratta di Pasticci di Democrazia”. “E ci vuole una forte opposizione sociale – ha concluso la costituzionalista – per questo esprimo massima solidarietà alla manifestazione dei lavoratori

Passaggi di Repubblica e passaggi di Democrazia #bdem15 @BiennaleDemocr

Biennale_democrazia_Torino

Save the date: 28 marzo 2015 alle ore 11 a Torino presso il  Piccolo Regio Puccini in piazza Castello, 215

BIENNALE DEMOCRAZIA 25-29 marzo 2015

Sul tema Passaggi di Repubblica e passaggi di Democrazia dialogano Lorenza Carlassare e Gianfranco Pasquino.

Coordina Marco Castelnuovo

Prima, seconda o terza: in quale Repubblica viviamo? Sono all’esame del Parlamento riforme istituzionali di grande rilievo. In una fase di crisi economico-sociale, ridurre la distanza fra cittadini e rappresentanti può essere un antidoto a pericolose derive antidemocratiche. Qual è il segno che portano i progetti in discussione? Come cambierà la seconda parte della Costituzione? E come si delinea la nuova legge elettorale? Un confronto fra punti di vista diversi sulle “regole del gioco” di una democrazia che si sta trasformando. In meglio?

Biennale Democrazia

 

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