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Tag Archives: Marino Golinelli

Il consiglio comunale si apra al confronto con i cittadini

Corriere di Bologna

La città soffre di un gravissimo deficit di circolazione di idee, di confronti, di proposte e di soluzioni. Nonostante la presenza della più antica Università del mondo, tuttora a buoni livelli, l’esistenza largamente sottoutilizzata e sottovalutata della Johns Hopkins, la rete di biblioteche di ottimo livello, un effettivo, rumoroso, arricchente dibattito di idee è da tempo quasi inesistente.

La mia proposta è fatta da un insieme di strade da perseguire, un reticolato nel quale a ogni punto sia possibile intervenire. Fare del consiglio comunale un luogo nel quale i cittadini non andranno soltanto in quanto spettatori o disturbatori, ma in quanto proponenti di idee che tutte, a seconda della loro rilevanza, verranno, seppur brevemente, discusse. I Quartieri dovranno darsi strutture non solo di discussione, ma di proposta e di decisione, anche di confronto dialettico con il consiglio comunale. Invece di trattare in maniera più o meno riservata con assessori e sindaco, a tutte le associazioni sarà offerto uno spazio per formulare e argomentare le loro richieste e le loro proposte, per suggerire le loro soluzioni preferite, accompagnate dai costi e dai vantaggi.

Sindaci e rettori non hanno mai saputo, forse neanche voluto, coordinarsi per fare più intensa, più dinamica, più efficace la vita culturale della città. La proposta è che il sindaco solleciti il rettore a fissare ogni anno alcune tematiche e alcune date (il festival della scienza di Flavio Fusi Pecci è stato regolarmente un grande successo).

Insomma, la mia idea è che Bologna dovrà diventare, anche con l’apporto di Isabella Seragnoli, Marino Golinelli e di quel grande imprenditore che è Fabio Roversi Monaco, un punto di riferimento della cultura italiana e Europa. I nomi contano, perché la cultura cammina davvero sulle gambe delle donne e degli uomini.

Pubblicato il 27 Maggio 2016

Gli illuminati e i “blindati”

Corriere di Bologna

C’era una volta un partito grande che con il suo alleato di medie dimensioni e con la cinghia di trasmissione sindacale guidava e, quando necessario, dominava la politica cittadina e regionale. C’erano anche gli imprenditori che facevano buon viso a un, neppur tanto cattivo, gioco che permetteva loro di conoscere le intenzioni e le politiche del partito grande, fiduciosi che agli annunci sarebbero seguiti i fatti. Il triangolo virtuoso “partiti al governo-sindacati-imprenditori” produsse frutti abbondanti anche distribuiti senza privilegi, con una modica dose di rapporti amicali. Gli imprenditori, lato politicamente debole del triangolo, sapevano fare il loro lavoro e, non godendo di accessi speciali e di favori, dovettero impegnarsi per sconfiggere la concorrenza con l’innovazione. Quando il partito grande, diventato quasi esclusivamente datore di lavoro per pochi politici di mestiere, si dimostrò non più in grado di garantire e guidare il patto per lo sviluppo, gli imprenditori presero atto. Dovevano proseguire da soli, per di più in un’Europa dalla libera circolazione di beni, servizi e persone, in un mondo globalizzato. La politica perse il posto di comando, rivelandosi provinciale, incapace di progettare, ripiegata su stessa a difesa dell’esistente che, per di più, si restringeva a causa della crisi. Gli imprenditori, anche con presidenze illuminate, come quella di Gaetano Maccaferri, continuarono nella ricerca di nuovi mercati e di nuovi orizzonti. Qualche volta guardavano anche alla politica locale che, in qualche modo, poteva servire offrendo infrastrutture migliori (aeroporto, ferrovie, fiera). Il Corriere economia e le pagine dedicate all’Emilia-Romagna registrano da tempo i successi imprenditoriali acquisiti senza bisogno della politica. Quando si cominciò a parlare di responsabilità sociale dell’impresa, in Emilia-Romagna già molti imprenditori se l’erano assunta senza clamore. Oggi, Bologna vanta, grazie all’opera di Isabella Seragnoli, una splendida Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia. A breve verrà inaugurato l’Opificio voluto e finanziato da Marino Golinelli. Né l’una né l’altro hanno avuto bisogno della politica locale. Nel frattempo, senza neppure rendersene conto, i politici bolognesi si concentrano sulle loro, non più luminose, prospettive di carriera. “Blindare” Merola, sindaco della città metropolitana non è operazione in grado di produrre entusiasmo. Dalla politica arriveranno anche idee e progetti oppure saranno ancora gli imprenditori bolognesi e emiliano-romagnoli a mostrarsi capaci di innovazione e di progresso? La seconda che ho scritto.

Pubblicato il 21 settembre 2015