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Europee, Pasquino: “Il governo tiene con Salvini sotto al 30%. Zingaretti sbaglia a chiudere al M5S” @Serv_Pubblico #Europee2019 #ElezioniEuropee2019
“Credo che Salvini sarebbe felice di rimanere leggermente al di sopra del 30%, se scende sotto ci sono dei problemi. Il M5S sa di aver perso voti, se riuscisse a mantenersi intorno al 25% e sopra il Pd dovrebbe essere contento, così come i dem dovrebbero accontentarsi di superare il 20%. Non credo che Forza Italia possa prendere il 10%, mentre la Meloni può stare sopra il 4%. Fra le altre liste l’unica che vedo sopra il quorum è +Europa di Emma Bonino”.
Così Gianfranco Pasquino vede la distribuzione delle forze in vista delle elezioni europee che si terranno domenica 26 maggio. Un segnale confortante, secondo il politologo, potrebbe arrivare dall’affluenza, dopo tornate particolarmente deludenti: “Credo che sarà buona,perché c’è stata finalmente una campagna elettorale ampia e diffusa, probabilmente sarà vicina al 70%, segno che gli italiani sentono che l’Europa per loro conta” spiega Pasquino, che poi analizza i possibili scenari post-voto:
“Se la Lega va molto al di sopra del 30% pretenderà di imporre la sua linea al governo e chiaramente il M5S questo non lo può accettare. Se la Lega rimane attorno al 30% e il M5S tiene il governo reggerà, anche perché hanno di fronte la scelta del prossimo commissario europeo e più avanti l’elezione del Presidente della Repubblica nel 2022. Ma, soprattutto, dovranno rispondere alle critiche della Commissione europea sul bilancio”.
Quindi Salvini non romperà con i 5 stelle?
“I voti della Meloni a Salvini non bastano, hanno bisogno di 45 seggi fra Camera e Senato che non troveranno. L’unione Pd – M5S? È il grande errore del Pd e di Renzi aver accettato di andare all’opposizione. Era possibile negoziare un governo politicamente e numericamente. Zingaretti fa molto male a dire che non vuole provarci”.
In ultima battuta commento sugli exit poll olandesi, che vedono in vantaggio i laburisti:
“Credo che gli elettori abbiano capito che se vogliono un’Europa che va avanti devono votare a sinistra. I sovranisti, invece, hanno mostrato che la soluzione del sovranista italiano è diversa da quella del sovranista austriaco e francese”.
Pubblicato il 24 maggio 2019
È finito il renzismo. Zingaretti? Al Pd serve un segretario, non un candidato premier @Serv_Pubblico #primariepd
Intervista raccolta da Silvia De Santis
Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica nell’Università di Bologna, commenta alle telecamere di Servizio Pubblico il risultato delle primarie del Partito Democratico mettendo in evidenza gli errori commessi nel recente passato e le sfide che attendono il nuovo segretario neoeletto, NicolaZingaretti.
“L’affluenza è segno che le persone vorrebbero un partito che non faccia solo opposizione, cosa che peraltro ha fatto male, ma che sia capace di proporre” analizza il politologo “dopo le ultime elezioni alla sinistra è mancato un dibattito pubblico fra persone capaci di dire ‘abbiamo sbagliato’”.
Nell’analisi degli errori commessi nel recente passato dai dem non manca una stoccata al ex segretario Matteo Renzi, con cui spesso Pasquino ha polemizzato:
“Quando Matteo Renzi ha deciso di stare seduto sul divano a mangiare i popcorn, il Pd ha abdicato ogni mediazione per la formazione di un governo, che pure era possibile”.
Pasquino ha le idee chiare sulle sfide che attendono Zingaretti, a partire dalla riorganizzazione del partito a cui “serve un segretario, non un candidato alla presidenza del Consiglio” fino al primo banco di prova, le lezioni europee di maggio: “Sono un’opportunità” spiega Pasquino “e i candidati vanno scelti molto bene. L’Italia ha un problema di credibilità, sarà un ottima notizia se verranno scelte le persone giuste e i parlamentari europei del centrosinistra avranno modo di contare”.
Pubblicato il 4 marzo 2018