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Il popolo ha dei limiti

“…c’è un equivoco: la democrazia non è la piazza!

Intervista raccolta da Fabrizio Belli

È scontro totale dopo l’intervento con cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha frenato l’alleanza giallo-verde tra M5S e Lega, prima di affidare a Carlo Cottarelli l’incarico di formare un nuovo governo. E adesso? Tra minacce di impeachment e dichiarazioni di sostegno alla più alta carica dello Stato, gli italiani devono decidere da che parte stare. «Guai però a parlare di golpe, il presidente della Repubblica non solo ha operato entro i limiti dei poteri a lui attribuiti, ma ha anche proposto al premier incaricato una via d’uscita per superare l’impasse legata al nome di Paolo Savona, il professore anti-Euro indicato dai giallo-verdi come futuro ministro dell’Economia», spiega il politologo Gianfranco Pasquino, professore emerito all’Università di Bologna

1. GOLPE?
Cosa dice la Costituzionesulla nomina dei ministri?
«L’articolo 92 del testo parlachiaro. Stabilisce che ilpresidente della Repubblicanomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri. Pertanto è nei suoi poteri opporsi. Non è la prima volta che assistiamo in Italia a un simile rifiuto» spiega il politologo.

2. PRECEDENTI
Nel 1994 Oscar Luigi Scalfaro disse «no» a Silvio Berlusconi che aveva proposto Cesare Previti alla Giustizia:
«Questo è uno dei casi più eclatanti, Berlusconi risolse la questione piazzando l’avvocato alla Difesa». Nel 2004 Napolitano depennò dalla lista di Matteo Renzi il nome del procuratore Nicola Gratteri, proposto come Guardasigilli.

3. IL NO A SAVONA
Prima che precipitasse, la situazione però si sarebbe potuta sbloccare.
«Spettava proprio a Paolo Savona fare un passo indietro, sarebbe stato un gesto di grande eleganza. Al contrario, ha fatto circolare un comunicato in cui ribadiva le sue idee, che portano direttamente fuori dall’Europa e rappresentano una minaccia per il sistema economico».

4. L’ALTERNATIVA
Per alcuni osservatori il presidente avrebbe comunque potuto far salpare il governo giallo-verde chiedendo specifiche garanzie.
«In realtà aveva proposto un nome alternativo a quello dell’ex ministro, pescato tra i ranghi della Lega, in grado di fare da garante», prosegue Pasquino. Si tratta di Giancarlo Giorgetti, il numero due del Carroccio, il Gianni Letta di Matteo Salvini, da più di 20 anni in Parlamento (alla Camera è approdato nel 1996).

5. DECIDE L’EUROPA?
Per Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il presidente Mattarella si è piegato ai “poteri forti” dell’Europa. L’articolo 11 della Carta prevede tuttavia limitazioni alla sovranità come conseguenza dei trattati comunitari.
«Mattarella è il garante dell’unità nazionale, che si fonda anche sui trattati internazionali che regolano i rapporti dell’Italia con gli altri Paesi. Inclusi i trattati europei, che uno come Savona avrebbe spaccato volentieri».

6. LA VERA PARTITA
Secondo Pasquino è in atto un gioco di potere più grande:
«La Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti. Mentre per i giallo-verdi deve appartenere al popolo tout court. Si tratta di una visione tipicamente populista. La sfida al Colle dimostra la volontà di Lega e M5S di trasferire in Parlamento tutto il potere».

7. IMPEACHMENT
Ma l’ipotesi impeachment è davvero percorribile?
«La messa in stato d’accusa del presidente per alto tradimento e attentato alla Costituzione richiede innanzitutto il voto favorevole del Parlamento a maggioranza assoluta, quindi i numeri per poter procedere ci sarebbero».
Però poi spetta alla Corte Costituzionale, con 16 giudici estratti a sorte, esprimere il verdetto finale.

8. E ADESSO?
Cottarelli otterrà la fiducia?
«C’è il tempo e lo spazio per dei ravvedimenti operosi: alla luce dell’andamento dei mercati, le frange di parlamentari responsabili di Lega e 5 Stelle potrebbero adottare un atteggiamento più morbido. Altrimenti, finita l’estate si tornerà al voto, dai 45 ai 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere».

Pubblicata su Vanity Fair 06/06/2018 Vanity Fair intervista

Tutti i limiti dell’avvocato Presidente

Prendi un professore, come almeno cento (stima prudente) altri in Italia, totalmente privo di esperienze e di competenze politiche, miracolato, che gonfia i titoli, ma non può gonfiare i muscoli, e affidagli la più alta carica di governo. Subito dimostrando di non sapere dove è arrivato e per fare che cosa, lui dichiara che sarà “l’avvocato degli italiani”. Però, dal (l’eventuale) Presidente del Consiglio gli italiani vorrebbero avere una guida che indica la strada, il mezzo di trasporto, la velocità e il traguardo. All’opposizione, in particolare al Partito Democratico, se e quando si sveglierà dal suo torpore, tocca il ruolo dell’avvocato: difendere con arringhe vigorose fondate sui fatti e sui misfatti gli italiani dalle politiche che si annunciano molto pericolose di cui Conte sarà, se ci riesce, mero esecutore. Tra il Contratto di Programma del Governo di Cambiamento (tutte maiuscole del retorico e enfatico Di Maio) e le politiche concrete che i ministri di Conte dovranno attuare si colloca cortesemente arcigno il Presidente della Repubblica Mattarella. La Costituzione consente che sia il Presidente del Consiglio a proporre i ministri. Conte si limiterà, non è uno scandalo, ma la presa d’atto della sua limitata, probabilmente inesistente autonomia, a consegnare a Mattarella la lista dei proposti. Al Presidente della Repubblica spetta la nomina e, di conseguenza, anche la facoltà di non nominare. Mattarella preferirebbe evitare lo scontro, ufficialmente con il Presidente del Consiglio, ma in pratica con i capi dei due partiti che si sono coalizzati. Almeno in tre importanti momenti Mattarella ha detto chiaro e forte che l’Italia deve rimanere nell’Unione Europea e svolgere un ruolo attivo. L’eventuale nomina dell’ottantunenne Paolo Savona, nemico aperto e giurato dell’Euro, al Ministero dell’Economia non è ovviamente il segnale che il Presidente della Repubblica desidera e si aspetta. Sembra che neppure i mercati e la Commissione Europea gradiscano lo scivolamento (o scivolone) dell’Italia fuori dagli impegni assunti nell’Unione Europea.

Quel ministro, sostengono all’unisono i due partner, attuerà la loro politica europea come scritta nel Contratto di Programma. Non sembra che sia proprio così poiché il Contratto ha toni, modi e linee molto meno bellicose di quanto Paolo Savona ha ripetutamente espresso anche nel suo libro più recente. Verrà il Ministero dell’Economia privato di alcuni poteri affidandoli, ad esempio, all’europeista Enzo Moavero Milanesi, uomo esperto e competente, già ministro proprio degli Affari Europei? Quale sarà il ruolo del Ministro degli Affari Esteri, forse l’ambasciatore Salzano, scelto da Di Maio fra i suoi conoscenti? Si preparano non pochi scontri e conflitti derivanti da differenze d’opinione tutt’altro che marginali su quella che, tutti dovrebbero averlo imparato, è una delle tematiche più importanti, se non la più importante, politicamente, economicamente e socialmente: se e come stare nell’Unione Europea. Poiché è noto che Salvini è un “sovranista” duro e conseguente (“L’Italia agli italiani”), mentre Di Maio sembrava essersi trasformato in un europeista blando, forse opportunista, se Savona diventerà ministro, nessuna acrobazia del capo politico delle Cinque Stelle potrà cancellare il suo cedimento.

Fermo restando che Salvini e Di Maio, nell’ordine, hanno il potere di indicare e Mattarella ha quello di decidere, due elementi appaiono fin da subito preoccupanti. Il primo è l’evidente emarginazione del Presidente del Consiglio incaricato poiché Giuseppe Conte non ha deciso, ma ha preso tempo, per i suoi committenti. Il secondo elemento preoccupante è che, nell’incertezza, sale di parecchio lo spread fra i titoli di Stato tedeschi e quelli italiani e quindi crescono gli interessi sul debito pubblico. L’Italia sta già pagando il conto del probabile governo Conte e delle sue contraddizioni. Buon fine settimana.

Pubblicato AGL 26 maggio 2018