Home » Posts tagged 'Parlamento europeo' (Pagina 4)

Tag Archives: Parlamento europeo

A Bruxelles per contare di più

Agli italiani le elezioni per il Parlamento europeo sembrano interessare molto poco. I dirigenti dei partiti e i loro candidati, fra un insulto e un’offesa, hanno fatto poco per informare gli elettori su quanto utile per l’Italia è l’Unione Europea e su quanto importante è mandare al Parlamento europeo chi crede nell’Unione e chi ha le competenze per fare un buon lavoro. Agli Europei, invece, in particolare alla Cancelliera Merkel, come andranno le elezioni in Italia interessa, eccome. Infatti, molti europei, quelli che contano in politica e in economia, desiderano che in Italia ci sia un governo stabile, magari capace di riforme, e affidabile negli impegni che prende. Preferiscono che chi va nel Parlamento europeo intenda non soltanto, com’è giusto, proteggere e promuovere gli interessi italiani, ma che lo faccia convincendo il governo italiano che bisogna adempiere alle direttive europee per avere il potere di chiedere cambiamenti nelle politiche economiche e sociali.
I partiti italiani hanno molte poste in gioco in queste elezioni, non tutte particolarmente significative a livello europeo. Matteo Renzi ha la necessità di potenziare la sua leadership sia del PD sia del governo con un risultato che lo legittimi. Queste sono le prime elezioni che chiamano in causa tutto l’elettorato e Renzi ha due speranze. La prima è che il voto per il Partito Democratico superi il 30 per cento. La seconda è che il vantaggio del PD sul Movimento Cinque Stelle sia di almeno cinque punti percentuali. Grillo ha già annunciato il suo proprio successo (s)misurato sul sorpasso del PD che porterebbe, secondo lui, alla crisi di governo e anche alla defenestrazione del Presidente della Repubblica. Tuttavia, la sua scelta di andare del salotto di Vespa segnala che non sentiva il successo già acquisito e percepisce qualche difficoltà da superare con la teletrasmissione della sua tracotanza. Mai decollata, la campagna di Berlusconi è stata tutta sulla difensiva: parare i danni. Il più grosso, oramai molto probabile, dei danni, consiste nel non superare il 20 per cento di voti. Trovarsi sotto il 18 per cento potrebbe accelerare il ricambio familiare, dinastico della leadership con la chiamata in campo della figlia Marina. L’insuccesso renderebbe difficile un accordo da posizioni di forza con l’ex-delfino Alfano. Dal canto suo, il leader del Nuovo Centro Destra è impegnatissimo a spingere il suo partito, che si misura anche lui per la prima volta in elezioni a livello nazionale, oltre il 4 per cento, fino al 6-8.
Qui subentrano gli europei, ovvero i popolari europei che hanno dimostrato di volere tenere lontano Berlusconi i cui voti, però, servono al loro candidato alla carica di Presidente della Commissione. I popolari si augurano che i molti voti persi da Berlusconi vadano sulle liste di Alfano. Per gli altri concorrenti, l’obiettivo è semplicemente superare la soglia del 4 per cento e mandare qualche candidato al Parlamento Europeo. La Lega è persino “scesa” nel Meridione a cercare i voti, una volta snobbati, degli anti-Euro. Scelta Europea spera controcorrente che un elettorato di sentimenti europeisti declinanti premi la sua coerenza. Fratelli d’Italia vorrebbe portare a Bruxelles il suoi spirito nazionalista. La lista Tsipras, troppo occasionale e poco competitiva, ha l’ambizioso scopo di cambiare verso all’Europa. La verità, che vale per tutti, è che l’Unione Europea cambierà gradualmente direzione economica e politica soltanto quando i tre grandi gruppi nel Parlamento Europeo, al momento, Popolari, Socialisti, Liberal-Democratici, raggiungeranno un accordo complessivo per fare una serie di piccole, graduali, ma significative riforme sia sulla distribuzione del potere fra le istituzioni: Consiglio, Commissione, Parlamento, sia sull’equilibrio fra politiche di austerità e politiche di crescita.
Chi si chiama fuori non votando o scegliendo candidati e partiti euroscettici e populisti non conterà per niente. Gli eletti dei partiti che pensano che l’Unione Europea è il luogo del nostro destino, non soltanto per stare insieme, ma per cambiare, avranno un grande lavoro da fare.

Pubblicato AGL 25 maggio 2014

Parlare (bene) dell’Europa

l'Unità

Democrazia e burocrazia. Ovvero poca democrazia e troppa burocrazia: questa è l’accusa che gli anti-Europeisti di tutti i tipi e di tutti i colori lanciano contro l’Unione Europea. Questo è il terreno sul quale gli Europeisti hanno il dovere di lanciare la loro sfida e di fare campagna elettorale. “Uno vale uno” anche in Europa, ma non è in questione soltanto l’eguaglianza del peso politico di tutti gli Stati-membri, che, in effetti, esiste su molte problematiche, e che, dunque, gli Europeisti hanno il dovere di spiegare ai cittadini dei singoli Stati. Sono in questione le procedure decisionali sia nella Commissione Europea sia nel Parlamento Europeo. Poiché ciascuno stato-membro nomina un Commissario la sua influenza sarà tanto più grande quanto più quel Commissario sarà competente, rispettato, efficace. Altrimenti vi saranno contraccolpi negativi anche sul governo che lo ha nominato che risulterà meno influente e meno credibile.

L’elezione del Parlamento europeo, la cui importanza i partiti europeisti non dovrebbero cessare di sottolineare, facendo riferimento alle molte “leggi” buone da quel Parlamento approvate, offre la possibilità ai cittadini europei di contare scegliendo rappresentanti competenti e capaci che sappiano lavorare affinché l’Unione Europea proceda verso una migliore integrazione politica. Questa integrazione può essere ottenuta attraverso accordi, anche senza la complessa modifica dei Trattati, con una selezione rigorosa delle materie sulle quali l’Unione deve concentrarsi. I candidati e i partiti che credono nell’Europa dovrebbero (ri)prendere in mano e sventolare la bandiera della sussidiarietà. L’Unione farà esclusivamente quello che gli Stati nazionali e i loro governi locali non sono (più) in grado di fare. Al tempo stesso, non soltanto per la campagna elettorale, ma per un’esigenza di verità, candidati e partiti europeisti dovrebbero fare un elenco delle riforme importanti che l’Europa ha già saputo formulare , e qualche volta necessariamente imporre, agli Stati.

E’ possibile e opportuno anche fare una stima dei costi della non-Europa oltre ai vantaggi portati dall’Europa. Non soltanto ai giovani si potrebbe ricordare il vero “dividendo della pace”: nessuno di loro è stato mandato a morire in guerre sul territorio europeo da quando l’Unione esiste. Molti giovani hanno anche avuto modo di sperimentare l’importanza culturale e professionale dei programmi Erasmus. Ai milioni di turisti e operatori economici nella Eurozona è opportuno ricordare quanto l’Euro abbia consentito operazioni altrimenti molto più costose e aleatorie. Ai cittadini che voteranno bisogna offrire una campagna elettorale positiva, non tanto contro i populisti e i nazionalisti, ma a favore di una collaborazione trasparente fra Stati che hanno obiettivi comuni non altrimenti perseguibili, in un mondo globalizzato, se non attraverso “una unione più stretta”. Toccherà al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione affrontare la loro severa spending review e attuare una sana cura dimagrante della burocrazia, sottolineando, primo, che numericamente la burocrazia “europea” non è affatto sovradimensionata (non è principalmente questione di numeri, ma, come dicono gli inglesi, di red tape, di pratiche cartacee); secondo, l’Unione Europea è un organismo con più di 300 milioni di cittadini che ha assoluta necessità di sostegno burocratico.

Nelle elezioni nazionali, i governi rendono conto ai cittadini di quanto hanno fatto, non fatto, malfatto, anche perché costretti a farlo dalle rispettive opposizioni. E’ ora che nelle elezioni europee, le autorità dell’Unione, i parlamentari uscenti (anche quelli che non rientreranno), i partiti offrano il loro bilancio di un’Unione Europea che, in tempi difficili non a lei attribuibili, ha comunque saputo tenere il timone e che continua ad essere il più grande spazio di libertà, di pace e di prosperità con diseguaglianze contenute, mai in precedenza conosciuto.

L’Unità 28 marzo 2014