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Cose di tutti i colori

La Cosa rossa, vale a dire Sinistra Italiana, arriva buona ultima (vorrei anche ingenerosamente scrivere “come succede spesso alla sinistra”) nel processo di frammentazione del Parlamento italiano seguito alle elezioni del febbraio 2013. Renzi cercherà anche di costruire, un po’ avventatamente e velleitariamente, il Partito della Nazione, ma in Parlamento si troverebbe circondato da staterelli di varia provenienza, dimensione e utilità. Ha cominciato la Cosa bianca di Alfano che preferì il governo di Renzi piuttosto che l’opposizione senza sbocco di Berlusconi. Poi, qualcuno dei parlamentari di Alfano è tornato all’ovile del pastore di Arcore. Altri sono alla ricerca di strade che conducano a una prossima ricandidatura sicura. Alcuni parlamentari delle Cinque Stelle sono stati espulsi, altri se ne sono andati trovando accoglienza nel PD, un paio è entrato adesso nella Sinistra Italiana, nessuno ha pensato di fare una Cosa gialla (che, peraltro, esiste in qualche realtà locale). Da Forza Italia alcuni parlamentari sono andati con Fitto a fare una Cosa confusa. Da ultimo, di rilievo, è la comparsa, decisiva per l’approvazione della riforma del Senato, della vigorosa Cosa Verdina (di Denis). Difficile dire quante di queste cose ovvero, più pomposamente, formazioni politiche sopravviverà fino al 2018, data delle prossime elezioni politiche, e quante correranno da sole nel tentativo di superare la soglia del 3 per cento e di entrare nella Camera dei deputati. Interessante rilevare che il partito/gruppo parlamentare più solido è finora stata la Lega di Salvini.

Sappiamo che tutti i parlamentari nomadi e transumanti, trasformisti, si appellano all’art. 67 della Costituzione e solennemente affermano di essere legittimati ad agire “senza vincolo di mandato”. Purtroppo, eletti sulle liste bloccate del Porcellum, sono in grado di evitare qualsiasi valutazione personalizzata del loro operato da parte degli elettori. Eventualmente rinominati da dirigenti di partito, dai quali vorranno/dovranno tornare, avranno pochi incentivi a raccontare la loro storia di parlamentari movimentisti/trasformisti. Di qui, da questi comportamenti e dall’impossibilità per l’elettorato italiano di valutarli limpidamente e di punirli a ragion veduta, nasce la crisi di rappresentanza. Ne consegue anche l’insoddisfazione diffusa che porta molti elettori nell’astensione e altri a scegliere alternative estreme. Il Movimento Cinque Stelle è stata la più visibile e la più premiata delle alternative estreme. E’ anche probabile che continuerà a esserlo.

Unitamente all’opportunismo dei parlamentari, esiste un altro potente, ma un po’ assolutorio, fattore esplicativo dei loro comportamenti: la natura dei partiti italiani. Gradualmente, i partiti italiani sono tutti diventati partiti personalisti, tenuti insieme non da un’ideologia (parola grossissima), non da una visione dell’Italia che vorremmo, non da un programma fatto di poche e chiare priorità, ma dall’ossequio al leader (Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini) Grati al leader che li ha “nominati” parlamentari, ma irritati per non essere ascoltati e messi ai margini al momento delle decisioni, molti, il loro numero a metà della legislatura, è già superiore a duecento, se ne vanno. I marchingegni elettorali passati, liste bloccate e premio di maggioranza, e futuri, ancora il premio di maggioranza più liste parzialmente, ma abbondantemente, bloccate, consentono ai leader di non preoccuparsi troppo delle defezioni dei parlamentari irrequieti.

Spesso bastonati e irrisi dal gruppo dirigente renziano, i parlamentari del PD che sono andati a dar vita a Sinistra Italiana si trovano ora in mare aperto insieme agli esponenti di quel che fu Sinistra Libertà Ecologia, la cui spinta propulsiva è finita da tempo. Spazio a sinistra del Partito di Renzi ce n’è ed è anche molto. Resta da vedere se Sinistra Italiana avrà la capacità di elaborare nuove idee, per l’appunto, di sinistra, o galleggerà in attesa di essere ri-cooptata.

Pubblicato AGL 8 novembre 2015

Straordinariamente necessario e urgente: il superamento del bicameralismo

Di chi è la responsabilità del decreto milleproroghe? Del governo, che non sa calcolare modi e tempi  dei suoi provvedimenti? oppure del Parlamento che non sa svolgere il suo compito: analizzare, emendare, approvare in tempi decenti le leggi che attuano il programma di governo e che cerca, invece, di legiferare secondo le preferenze di parlamentari e partiti che rispondono alle sollecitazioni di gruppi esterni? Tra qualche giorno, forse, ascolteremo per l’ennesima volta i Presidenti delle due camere vantarsi competitivamente del numero di leggi approvate dai loro deputati e senatori. Secondo i due Presidenti, ma anche secondo la maggior parte dei commentatori, quanto più produttivo di leggi è un Parlamento tanto migliore sarebbe il suo funzionamento. In base a questo criterio il peggior Parlamento al mondo è quello inglese che nel corso del suo intero mandato fa, ovvero, meglio, esamina e approva, un numero di leggi pari a quelle che il Parlamento italiano produce in un anno anche politicamente tormentato.

In verità, se il governo è letteralmente costretto a emanare un decreto che proroga la scadenza di non proprio mille, ma quasi, decreti e leggine, questo è dovuto, essenzialmente, alla lentezza e alla farraginosità di funzionamento del Parlamento italiano. Anzitutto, un Parlamento bicamerale paritario raddoppia, quasi inevitabilmente, i tempi di esame e di approvazione di qualsiasi disegno di legge che deve passare dalle Commissioni di merito e poi dalle aule di entrambe le Camere. Inoltre, il bicameralismo non serve affatto, come pensarono o speravano i Costituenti, a migliorare la qualità della legislazione. Al contrario, proprio il numero dei “passaggi” fra una camera e l’altra consente alle lobby e alle corporazioni di qualsiasi tipo di avere più tempo e di escogitare più modi per intervenire su quei testi, con esiti migliorativi esclusivamente per i loro particolaristici interessi. Infine, per quel che riguarda specificamente il decreto mille proroghe (in altri anni detto “omnibus” poiché si occupava di tutto un po’), da un lato, alle milleproroghe si è impropriamente aggiunto ad appesantirlo il decreto “salvaRoma”; dall’altro, non bisogna dimenticare che praticamente per quattro mesi, da gennaio alla fine di aprile, non c’era nessun governo in grado di introdurre la legislazione necessaria. Nessuna sorpresa che si sia verificato un accumulo di provvedimenti, alcuni dei quali importanti e, dunque, anche fonte di divisione nella maggioranza.

Le responsabilità del governo impallidiscono di fronte a quelle di un Parlamento guidato da Presidenti neofiti che non hanno le conoscenze e neppure la forza politica personale per pilotare, come dovrebbero, i disegni di legge del governo, per imporre tempi certi, per bocciare gli emendamenti evidentemente clientelari, per contrastare quei parlamentari, facilmente identificabili, che, non contrastati dai loro capigruppo, sono portatori di interessi lobbistici. Lasciato a sé, qualsiasi parlamento, ma, in particolare, il Parlamento bicamerale e ipertrofico italiano non può che produrre una legislazione frammentaria, composita, mal formulata, fatta di scambi fra gruppi di parlamentari sia di maggioranza che di opposizione. Molti di questi inconvenienti conducono, non per la prima volta, a esiti certamente anti-costituzionali. Se i decreti sono giustificabili soltanto in casi di “straordinaria necessità e urgenza”, alcuni di loro sono diventati necessari e urgenti soltanto e proprio a causa di ritardi colpevolmente procurati. Giusto allora che il Presidente della Repubblica, arcigno e autorevole guardiano della Costituzione, li blocchi. Giusto che il governo, pure non innocente, ne ritiri le componenti peggiori. Più giusto ancora sarebbe se il Parlamento, i capigruppo e i Presidenti delle due Camere ammettessero le loro responsabilità e cercassero di porvi rimedio duraturo. Però, forse, Boldrini e Grasso stanno maliziosamente cercando di dimostrare che la riforma in senso monocamerale del Parlamento italiano è oramai diventata “straordinariamente necessaria e urgente”. Così sia.

Pubblicato AGL