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I grandi temi UE cancellati dalle beghe di Bari @DomaniGiornale
aprile 17, 2024 9:11 am / Lascia un commento

A meno di due mesi dalle elezioni per il Parlamento europeo, il dibattito politico e culturale italiano ruota per lo più intorno a alcune logore tematiche di assoluto provincialismo. Riemerge sotto mutate, un po’ farsesche, spoglie la questione morale sulla quale Bari e Torino infliggono/infliggerebbero un colpo decisivo (?) alla superiorità morale della sinistra. Ma la questione morale in politica non è mai stata unicamente pensabile come “non rubare”. Attiene alle modalità di rapporti fra politica e società; al nepotismo (amichettismo?); al controllo vizioso e alla manipolazione delle fonti e dei mezzi di informazione; al maltrattamento in più forme dei cittadini ad opera del potere politico, non solo di governo. Se no, non è questione morale. Semplicemente è questione giudiziaria. Nella misura in cui la questione giudiziaria riguarda la politica e i politici, l’eventuale superiorità sta nella rapidità e nella limpidità della risposta. Nessuna accettazione di comportamenti al limite; nessun rinvio alle calende greche. Passi indietro o di fianco e sospensioni dall’attività istituzionale e politica. Nessun garantismo peloso.
A porre fine all’egemonia culturale della sinistra stanno cooperando in molti i cui meriti culturali pregressi francamente mi sfuggono e i cui obiettivi culturali mi paiono confusi, anche perché la mia concezione di cultura è assolutamente poco nazional-patriottica (ahi, dovevo forse scrivere “nazional-popolare” e citare quel monumento di egemonia della sinistra che è il Festival della canzone italiana di Sanremo?). Non vedo, peraltro, l’irresistibile ascesa della cultura di destra nonostante la promozione di alcuni dei suoi pochi rappresentanti a ospiti frequenti dei talk show da mane a sera. Sfondamenti culturali di destra non ne sono stati fatti; prestigiosi premi internazionali non ne sono stati vinti. Non ho finora neanche visto un serio confronto culturale fra gli esponenti dell’egemonia tristemente declinante e quelli dell’egemonia ascendente, arrembante. Se con cultura intendiamo, come dovremmo, anche tutto quanto attiene alla vita e alla morte, temo l’ascesa di una cultura che nega qualsiasi libertà di scelta. Deleteria sarebbe qualsiasi egemonia “culturale” religiosa. Preoccupanti sono gli “intellettuali” di sinistra che per mostrarsi superiori lodano parole e scelte dei papi di turno. Talvolta, sembra che sia venuta meno non tanto l’egemonia, ma la fede (oops, fiducia) nella ragione.
Risollevare il dibattito e metterlo su binari culturali e politici produttivi è possibile aprendo gli occhi e le orecchie a quel che si discute e si decide nell’Unione Europea, non derubricando come non vincolante il voto a larga maggioranza per l’inserimento dell’interruzione della gravidanza nella Carta dei diritti dell’UE, ma confrontandovisi. C’è un tempo per le polemichette di parrocchia e un tempo per i dibattiti e le scelte che riguardano più di 400 milioni di abitanti nell’Unione Europea. Il tempo è quello della campagna per l’elezione del Parlamento europeo, l’istituzione che rappresenta con crescente efficacia le nostre preferenze e i nostri interessi, ma anche le nostre aspettative e i nostri valori. Farvisi eleggere con l’obiettivo di limitarne i poteri e ridurne le competenze è operazione sovranista, legittima, ma deliberatamente non “europeista”. Poiché le idee e anche i valori camminano sulle gambe degli uomini e, anche (!), delle donne, è giusto che le candidature, esperienza, competenza, opportunità, siano oggetto di discussione. Non debbono, però, impedire o addirittura cancellare il confronto su quale Europa vorremmo nei prossimi cinque importantissimi anni. La mia sintesi è semplicissima: una Europa luogo di diritti e di democrazia, di diversità e di accoglienza, capace di difendersi. Sono sicuro che gli ex-egemoni e gli aspiranti egemoni declineranno splendide risposte europee, politiche e culturali, alle sfide che incombono. Il tempo è questo.
Pubblicato il 17 aprile 2024 su Domani
Il voto di scambio infetta l’essenza della politica. La questione morale è politica. @Domanigiornale
aprile 10, 2024 2:11 PM / Lascia un commento

La buona notizia è che gli italiani, forse, non si sono ancora assuefatti alle questioni immorali e non sono rassegnati al non accertamento delle cause e alla non ricerca di soluzioni. Da sempre credo che bisogna stare con i moralisti, coloro che, come Norberto Bobbio e con lui, ritengono che nessun comportamento politico debba mai essere svincolato dall’etica. In politica, lo sanno tutti, anche coloro che violano il principio, esistono molte attività che semplicemente non si debbono fare. Non sono soltanto attività che vanno contro le leggi e le regole, ma attività poco lecite che corrompono la competizione, che coinvolgono i cittadini-elettori in reti di malaffare, che danno indebiti vantaggi a quei politici che vi ricorrono. In politica, forse più che in altre attività tranne che nel mercato, la moneta cattiva scaccia quella buona.
Chi usa la corruzione nelle sue più varie e fantasiose forme produce vantaggi per se stesso e per i suoi sostenitori inquinando tutto il sistema. Tempo fa, ma credo che le convinzioni siano poco cambiate, veniva effettuata un distinzione fra chi con i suoi comportamenti scorretti e corrotti mirava a avvantaggiare il suo partito e chi procurava vantaggi solo per se stesso, per i suoi amici/collaboratori, per la sua corrente. Ai primi si condonava molto; i secondi erano da condannare (insomma, senza esagerare …). Al contrario. Ritengo che la corruzione orientata a favorire il proprio partito, senza contare che chi la pratica saprà come farsi ricompensare in termini di ruoli e cariche, sia peggiore degli arricchimenti personali, perché corrompe l’intero sistema politico.
Fatta la premessa necessaria e non ipocrita che le responsabilità civili e penali vanno rigorosamente accertate, quello che si sa di Bari e di Torino, che coinvolge il Partito Democratico appare non particolarmente originale, ma piuttosto grave. Poiché le elezioni sono lo snodo attraverso il quale in democrazia si attribuisce e distribuisce il potere politico, comprare voti e preferenze sfregia e sbrega la democrazia. Poiché, gli eletti e le elette in maniera truffaldina si sentiranno obbligati/e a reciprocare in qualche modo, ne risentirà l’intero processo decisionale condizionato da reti di relazioni corrotte. Anche i vari gruppi e le diverse associazioni interessate alle decisioni politiche saranno costrette a fare i conti con un contesto corrotto e a posizionarsi contribuendo al mantenimento di una situazione chiaramente malata, da molti conosciuta, non adeguatamente rigettata.
Nonostante le molte (sì, lo so che debbo immediatamente aggiungere “purtroppo, anche non positive”) trasformazioni della politica, quel che rimane dei partiti continua a svolgere compiti cruciali: reclutamento e promozione di candidati/e, nomine a una pluralità di cariche, non solo politiche, rapporti con la società, più o meno civile. Dove e quando le strutture partitiche sono deboli e, quindi, permeabili, risulta più facile per alcuni gruppi conquistare spazi e ottenere compiti di rilievo. Quasi sicuramente, il Partito Democratico deve interrogarsi su come è stato possibile che le sue strutture siano state penetrate da persone e gruppi spregiudicati in grado di utilizzare mezzi e strumenti deplorevoli, esecrabili, senza nessuna moralità. La cosiddetta “questione morale” è, non solo, ma nei due casi clamorosi sopra citati, soprattutto per il Partito Democratico, una questione propriamente politica. Un partito che, per qualche ansia di ingrandimento, di potere, forse di sopravvivenza, rinuncia a mettere in atto controlli rigorosi su coloro che ne fanno parte e lo utilizzano, è il primo responsabile della questione morale, della immoralità nell’azione politica. La risposta è: controllare, imporre regole, sfoltire, epurare. Da subito.
Pubblicato il 10 aprile 2024 su Domani