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Modificare l’Italicum si deve
Finita la piccola, inferiore alle aspettative, bagarre del rimpicciolito Senato, giá si ricomincia a parlare di modifiche all’Italicum, legge elettorale approvata all’inizio di maggio cioé poco piú di sei mesi fa. Forse il Senatore a vita Giorgio Napolitano avrebbe fatto meglio a esprimere le sue perplessità in materia e il suo invito a modifiche nella lunga fase di gestazione della legge elettorale. Non avrebbe dovuto stupire lui né i critici e gli estimatori del Ministro Boschi che esiste un collegamento fra riforma del Senato e legge elettorale per la Camera. Da soli, il ministro e il suo Presidente del Consiglio non erano in grado, ma probabilmente neppure volevano, cogliere il collegamento poiché le loro riforme elettorali e costituzionali sono all’insegna dello spezzatino. A sua volta, Forza Italia si é accorta tardivamente che le conseguenze di alcuni elementi dell’Italicum sembrano fatte apposta per impedirle di arrivare al ballottaggio. Le sparse minoranze del Partito Democratico non hanno combattuto nessuna vera battaglia per conquistare un sistema elettorale migliore. Hanno preferito scaramucce di poco conto e nessun impatto cosicché Renzi e Boschi hanno avuto quello che volevano, non tutto, trovandosi, peraltro, obbligati a non pochi cambiamenti nei dettagli della legge rispetto al non impeccabile testo originario, ma parecchio resta ancora da fare. D’altronde, il “tutto” che i renziani perseguivano finiva per essere sostanzialmente un Porcellum appena ripulito che l’attualmente silente Corte Costituzionale non avrebbe potuto e non dovrebbe digerire.
I piccoli aggiustamenti di cui si discute in questi giorni di rilassatezza post-Senatum sono sostanzialmente cosmetici tranne uno. Il premio in seggi dato alla coalizione vincente e non, come è ora scritto nella legge, alla lista é un ritocco importante ancorché non decisivo. La struttura rimane quella di un sistema elettorale proporzionale modificato (alcuni direbbero snaturato) da un premio di maggioranza che rischia anche di essere cospicuo. Con l’Italicum così com’è non si puó fare di meglio, ma sicuramente abolire le candidature multiple, fino a dieci collegi, é una semplice misura di decenza político-elettorale. Quanto ai capilista bloccati é un punto renzian-boschiano irrinunciabile, indispensabile per garantire loro il controllo del gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati.
Temo che sia troppo tardi per fare quella che Vittorio Foa chiamerebbe la “mossa del cavallo”: spiazzare tutti riproponendo, come ha fatto Stefano Folli in un commento su “Repubblica”, una versione del maggioritario francese: doppio turno in collegi uninominali. Per di più, Folli é fin troppo buono. Vorrebbe anche garantire ai piccoli partiti, molti dei quali, in quanto figli minori di scissioni trasformistiche, proprio non se lo meritano, un diritto di tribuna. Bastasse questo per “andare in Francia”, il sacrificio lo si potrebbe fare. Si otterrebbe un sistema elettorale, non cosmeticamente, ma sostanzialmente diverso e sicuramente migliore del non collaudato Italicum.
Nel frattempo é auspicabile che si esprimano tutti coloro che hanno, per tempo, espresso critiche e manifestato riserve. Non é neppure esagerato, data l’importanza del tema “legge elettorale” in una democrazia che vorrebbe cambiare i rapporti fra cittadini ed eletti, ascoltare che cosa ha in mente Napolitano. Insomma, senza nessun rischio di essere accusato di tramare contro la Repubblica, anche il relatore del Mattarellum, sistema elettorale non perfetto, ma nettamente migliore dei suoi due successori, potrebbe farci sentire il suo autorevole parere.
Se il Presidente Mattarella, non soltanto perché parla dal Colle, ma anche alla luce del suo passato (come sarebbe bello sapere come ha votato il giudice costituzionale Mattarella sia sulla “non reviviscenza” del Mattarellum nel 2010 sia sulla macellazione del Porcellum nel 2014), intervenisse, la sua autorevole voce riuscirebbe ad avere un impatto di cui molti, ancorché non tutti, gli sarebbero grati. Potrebbe essere il momento che “definisce” la sua Presidenza. Ovviamente, per chi sa ascoltare e correggersi.
Pubblicato AGL il 19 ottobre 2015
Video della tavola rotonda “Partiti, istituzioni, democrazie”
Per la sesta edizione dell’iniziativa “Il volume della democrazia – Giornate del libro politico a Montecitorio, venerdì 24 ottobre si è svolta nella Sala Aldo Moro la presentazione del libro “Partiti, istituzioni, democrazie” di Gianfranco Pasquino (Il Mulino). Sono intervenuti con l’autore Stefano Folli e Sofia Ventura
VIDEO TAVOLA ROTONDA “PARTITI, ISTITUZIONI, DEMOCRAZIE” qui http://webtv.camera.it/embedded/evento/7013?w=500&h=375
Invito alla presentazione di Partiti, istituzioni, democrazie
Roma, venerdì 24 ottobre 2014, ore 11.30
Camera dei Deputati, Palazzo Montecitorio, Sala Aldo Moro
Nell’ambito della manifestazione “Il volume della democrazia, giornate del libro politico a Montecitorio”
la Società editrice il Mulino ha il piacere di presentare
Partiti, istituzioni, democrazie
Ne parleranno con l’autore
Stefano Folli e Sofia Ventura
Davvero dovremmo riformare un bicameralismo che qualcuno, impropriamente, si ostina a definire perfetto? Spetta al parlamento oppure al governo e alla sua maggioranza, fare le leggi? Chi ha detto che i partiti non controllano più la politica e sono in via di sparizione? Le primarie sono uno strumento di partecipazione democratica oppure un pasticcio manipolato da dirigenti di partito e gruppi di interesse? Esistono democrazie parlamentari nelle quali il capo del governo viene eletto dai cittadini e non può essere sostituito senza nuove elezioni? Nelle quali fa il bello e il cattivo tempo, nomina e sostituisce i ministri, scioglie a piacere il parlamento? Le leggi elettorali sono solo meccanismi per tradurre i voti in seggi oppure lo strumento essenziale con cui gli elettori scelgono i lor o candidati e poi li premiano o li puniscono? Le approfondite analisi comparate qui proposte forniscono una risposta articolata a tali interrogativi, esaltando per questa via il contributo fondamentale che la scienza politica può dare ai processi di riforma istituzionale.