Home » Posts tagged 'TRATTATI DI ROMA'

Tag Archives: TRATTATI DI ROMA

VIDEO L’Europa di ieri, di oggi e (soprattutto) di domani

Presentazione del volume di
Gianfranco Pasquino
L’Europa in trenta lezioni
(UTET)

Ne discutono con l’Autore:
Giorgio Anselmi, Presidente del Movimento Federalista Europeo
Flavio Brugnoli, Direttore del Centro Studi sul Federalismo (Torino)
Presiede e coordina:
Daniela Brunelli, Presidente della Società Letteraria di Verona

Evento organizzato e promosso da

Società Letteraria di Verona e Movimento Federalista Europeo

Martedì 11 aprile 2017 ore 16
Sala “Montanari” – Società Letteraria
Piazzetta Scalette Rubiani 1 – Verona

 

 

INVITO L’Europa di ieri, di oggi e (soprattutto) di domani #Verona 11 aprile

Società Letteraria di Verona e Movimento Federalista Europeo

Un tempo l’Unione europea non era che un sogno. Confinati dal fascismo sull’isola di Ventotene, tra i bagliori sinistri della guerra mondiale che infuriava lontano, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi scrissero il famoso Manifesto “Per un’Europa libera e unita”, in cui l’unità dell’Europa era già “una impellente tragica necessità”.

Oggi l’Unione europea viene considerata da molti suoi cittadini un’istituzione distante e complicata. Eppure, per il suo ruolo centrale su tutti gli aspetti del vivere comune – l’immigrazione, l’economia, la difesa dei diritti individuali e collettivi, la tutela delle minoranze – è una risorsa di tutti e che tutti riguarda.

Gianfranco Pasquino racconta con passo rapido e ampiezza di sguardo il passato e il presente di questo sogno difficile: trenta limpide lezioni per un viaggio nella “Europa che c’è” e in quella che avrebbe potuto – e potrà – esserci, tra il progetto federalista degli Stati Uniti d’Europa e le brusche frenate e le inattese novità degli ultimi anni, dall’esito del referendum sulla Brexit alla Presidenza Trump negli Stati Uniti.

L’Europa in trenta lezioni è un’occasione per fare il punto sull’Europa che abbiamo costruito fin qua, nel momento in cui più forti soffiano i venti contrari del populismo e del nazionalismo più ottuso. Un modo per capire che cosa rischiamo di perdere e che cosa potremmo riconquistare, recuperando quei valori di libertà, di pace, di prosperità da cui, nelle ore più buie del secolo scorso, è nata l’idea di Europa unita.

L’incontro con l’Autore, alla Società Letteraria di Verona, sarà anche un’opportunità per fare un primo punto sulle tante iniziative in corso per rilanciare il progetto d’integrazione europea, a partire dai risultati del Consiglio europeo a Roma, in occasione dei sessant’anni dei Trattati di Roma, che il 25 marzo 1957 diedero vita al suo nucleo iniziale, la Comunità Economica Europea.

L’Europa di ieri, di oggi e (soprattutto) di domani

Martedì 11 aprile 2017 ore 16
Sala “Montanari” – Società Letteraria
Piazzetta Scalette Rubiani 1 – Verona

Presentazione del volume di
Gianfranco Pasquino
L’Europa in trenta lezioni
(UTET)

Ne discutono con l’Autore:
Giorgio Anselmi, Presidente del Movimento Federalista Europeo
Flavio Brugnoli, Direttore del Centro Studi sul Federalismo (Torino)
Presiede e coordina:
Daniela Brunelli, Presidente della Società Letteraria di Verona

MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO
Via Poloni 9 – 37122 Verona
Tel. e fax 045 – 8032194
e-mail: verona@mfe.it

Nel 60° Anniversario dei Trattati di Roma: Quale Europa? #Conegliano (TV)

Liceo Statale Guglielmo Marconi

25 marzo 2017 ore 10
presso l’Aula magna del Collegio Immacolata concezione

25 marzo 1957 – 25 marzo 2017

60° Anniversario dei Trattati di Roma 
Conferenza – Dibattito 

Quale Europa?

con Gianfranco Pasquino
Professore Emerito di Scienza politica all’Università di Bologna
Socio dell’Accademia dei Lincei

A lezione su 60 anni di storia #DomenicaSole24Ore #Europa30Lezioni

La recensione di Angelo Varni per DOMENICA ilSole24ORE

L’Europa in trenta lezioni

UTET 2017

All’indomani della fine dell’immane tragedia della guerra mondiale, con le macerie materiali delle città devastate e quelle morali quasi comprendiate nel male assoluto dei campi di sterminio che si andavano scoprendo, fu sogno e progetto di pochi, ma speranza e aspirazioni di molti la costruzione di un’Europa capace di far convivere in pace i propri popoli, individuando per questo le radici culturali comuni per condividerne i valori e tradurli in obiettivi politici e in conseguenti ordinamenti istituzionali.

Fu allora l’impulso di statisti come Schumann, De Gasperi, Adenauer, Spaak, che seppe cogliere una simile ansia di intrecciare in un’unica casa europea stati in azioni dilaniatisi fino a quel momento, di farla finita con gli egoismi di reciproca supremazia, di individuare la strada di uno sviluppo condiviso, di sottolineare l’assurdità delle contrapposizioni in un continente che trovava i suoi punti di riferimento, tra i tanti, nelle elaborazioni intellettuali degli illuministi, nelle musiche eterne di Beethoven, nei messaggi di pace di Kant, dell’insuperabile galleria di correnti artistiche succedutesi nei secoli ben oltre i confini geografici, nei ritratti della nostra comune umanità lasciatici da William Shakespeare.

E fu, allora, la CECA, per la quale molto si prodigò Jean Monnet, e poi l’Euratom, insieme alla Comunità Economica Europea, di cui ricorrono il 25 marzo i 60 anni dalla firma, a Roma, dei trattati istitutivi. Parve possibile, dunque, intraprendere un cammino che potesse coincidere con il programma federalista del Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli e da Ernesto Rossi nelle ristrettezze del confino e che fissò le fondamenta dei principi di libertà, di coesistenza fra diversi, di democrazia partecipata, di rispetto della persona.

Di tutto ciò ci parla, seguendone l’evoluzione fino al buio della Brexit e dei muri contro gli immigrati, Gianfranco Pasquino in un volume suddiviso in trenta limpide ” lezioni”, dove scorrono e si chiariscono tutti gli elementi che hanno modellato l’attuale Unione. Le ideologie, le politiche interne e internazionali, i Trattati e gli uomini che gli hanno interpretati, le istituzioni e i rapporti coi cittadini, le scelte economiche e i processi decisionali: in un susseguirsi di analisi che in nessun momento -nonostante le disillusioni dell’oggi-abbandonano le certezze dell’autore che ” l’Europa che c’è” sia comunque meglio di ogni altra soluzione intravista in antitesi, che sia uno spazio ineguagliato di libertà di circolazione di persone, di cose, di capitali, non meno che di sogni e di ideali. Certo che questa sua Europa ” durerà nel tempo”, “riuscirà a progredire in meglio per sé, per gli europei, per il mondo”.

Pubblicato il 19 marzo 2017 su DOMENICA ilSole24ORE

Europa. Nonostante tutto, ancora in cammino

confronti

Intervista raccolta da Adriano Gizzi per Confronti

Proseguiamo il nostro ciclo di riflessioni sull’Europa a sessant’anni dai trattati di Roma incontrando Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica dell’Università di Bologna, che al sogno europeo e alle sue difficoltà ha dedicato il suo ultimo lavoro, “L’Europa in trenta lezioni”.

copertina-pasquinoorizz-1170x545

Nel suo libro, appena pubblicato da Utet, Gianfranco Pasquino ripercorre in trenta lezioni le tappe principali del cammino europeo, dal Manifesto di Ventotene a oggi. Naturalmente, Pasquino non si nasconde il fatto che l’Unione si trovi nel momento più difficile e rischioso di tutta la sua storia: non solo la Brexit, ma anche la percezione che molti cittadini hanno delle istituzioni europee, considerate distanti, complicate e in certi casi dannose. Tuttavia – sottolinea – non dobbiamo neanche trascurare i successi e i vantaggi che porta l’Ue: per esempio, i suoi cittadini – oltre mezzo miliardo – hanno uno tra i più alti redditi medi e il maggior grado di istruzione al mondo.

Professor Pasquino, cosa resta oggi del sogno di Spinelli, Rossi e tanti altri? Cosa direbbe a un giovane per convincerlo a “fare il tifo” per un’Europa federale?

Parlerei volentieri con qualsiasi giovane, italiano e di altri paesi. Vorrei conoscere meglio le sue aspettative. Credo che non avrei bisogno di dire quasi nulla, che lui già non sappia, ad un giovane “europeo”. Se è uno studente universitario avrà già approfittato del programma Erasmus o avrà avuto entusiastici racconti dai suoi amici e si preparerà ad andare a studiare a Barcellona, Parigi, Dublino, Londra, Copenaghen, persino (per la difficoltà della lingua) a Heidelberg. Se ha fatto il turista avrà già apprezzato la possibilità di girare liberamente nell’Unione e, in molti paesi, di godere del vantaggio della moneta unica. Se ha problemi a trovare lavoro ed è intraprendente avrà scoperto che in non pochi paesi dell’Unione esistono e sono disponibili grandi opportunità. Se è un ragazzo o una ragazza curiosa dei fatti del mondo saprà che l’Unione europea è un grande spazio di libertà e di giustizia. Saprà anche che quello che hanno costruito i suoi nonni e i suoi genitori può essere migliorato dal suo impegno. Infine, giungerà ad essere molto riconoscente ad Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, a coloro che, nella Resistenza italiana e in quella europea, combatterono e auspicarono di porre fine, per sempre, alle guerre civili europee: un esito che non è più un sogno da 70 anni, ma una realtà da difendere e da vantare.

«L’Europa ha una storia ed è un progetto», scrive nel suo libro. Ma poi, come lei stesso riconosce, ogni stato nazionale ha un suo progetto e una sua particolare idea di Europa…

Non soltanto è inevitabile, ma è persino positivo che ciascun Stato-membro abbia il suo progetto di Europa, purché sappia e voglia articolarlo ed esprimerlo nelle sedi europee: attraverso i suoi rappresentanti in Parlamento, il suo capo di governo nel Consiglio europeo e i suoi ministri nelle numerose occasioni di incontro, persino con la voce del suo Commissario. Non dobbiamo temere il confronto e la competizione fra idee d’Europa e progetti. Tutt’altro: dobbiamo suscitarlo e stimolarlo. Al contrario, dobbiamo essere molto preoccupati dagli Stati-membri e dai loro governanti e rappresentanti che non hanno nessuna capacità e volontà di guardare avanti, di indicare obiettivi, di formulare strategie. L’unificazione politica europea sembra molto lontana proprio perché non ci sono più i profeti, i predicatori, gli apostoli dell’Europa. In crisi non è l’idea d’Europa, non sono le istituzioni europee. Purtroppo, la crisi riguarda coloro che fanno politica nei loro paesi. Spesso buoni, mai eccellenti, talvolta mediocri, i politici europei del terzo millennio non sono all’altezza dei loro predecessori, ma anche gli intellettuali contemporanei hanno poco a che vedere con il francese Raymond Aron, con il tedesco Ralf Dahrendorf, con il polacco Bronislaw Geremek. Aggiungo che mi piacerebbe citare un inglese e anche un italiano. Non mi sono venuti in mente, anche se non ho dubbi che il grande storico Federico Chabod, la cui Storia dell’idea d’Europa (pubblicato nel 1961, anno della sua morte) rimane un testo inarrivabile, ha titolo per figurare fra i grandi europeisti.

Tra gli ostacoli a una piena integrazione europea, c’è anche il fatto che la politica estera “comune” dell’Ue è costretta a fare i conti con le priorità nazionali di alcuni stati membri. Come si può affrontare questo nodo?

C’è un Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Unione, Federica Mogherini, che è una donna capace e competente, molto apprezzabile. Sarebbe più forte e propositiva se il governo italiano la appoggiasse a fondo, in maniera convinta e credibile. Probabilmente, la sciagura rappresentata dalla Presidenza Trump finirà per obbligare gli europei a coordinare meglio le loro politiche estere e a conferire maggiori poteri all’Alto rappresentante. Le voci dei singoli Stati-membri, persino quella della Germania, sono flebili. Se l’Unione europea riuscirà a parlare con una sola voce avrà maggiore impatto e godrà di maggior rispetto.

Lei scrive che le opinioni pubbliche europee non sono poi così nazionalistiche: coloro che si oppongono a soluzioni sovranazionali non sono più numerosi dei favorevoli, ma solo più “vocianti” e più mobilitati. Da cosa dipende? Quanto incidono questioni quali l’immigrazione, i problemi della moneta unica e i sacrifici chiesti perché «ce lo chiede l’Europa»?

L’opinione pubblica favorevole all’Europa sembra più incline a godersi tutto quello, che è molto, che il processo di unificazione in corso ha finora dato. Pensa che i vantaggi siano irreversibili e che saranno difesi e preservati a Bruxelles, a Strasburgo, a Francoforte (sede della Banca centrale europea). Inoltre, le autorità europee non sembrano avere grandi capacità di comunicare con le opinioni pubbliche e di sollecitare il sostegno della parte effettivamente europeista dell’opinione pubblica. Gli oppositori sono effettivamente molto vocianti. Sfruttano la questione migranti, ma non offrono nessuna soluzione. Non sanno che uscire dall’euro impoverirebbe immediatamente il paese che lo facesse. Quando l’Europa ci ha chiesto qualcosa erano impegni e adempimenti ragionevoli che, attuati, hanno reso migliori tutti i paesi. I cosiddetti sovranisti hanno un progetto solo negativo: smembrare l’Unione. La parte positiva, il cosiddetto sovranismo, è del tutto contraddittoria. Ciascuno stato conterà meno da solo. Nel mondo globalizzato, non riuscirà a esercitare la sovranità strappata alla Ue. Forse sarà domesticamente sovrano; certamente, diventerà internazionalmente ancora più esposto ai venti di avvenimenti mondiali che non può controllare. I vocianti mirano a rallentare e sovvertire qualche procedimento di integrazione sovranazionale, ma non possono bloccarlo. Appena si discuterà in maniera più seria, più concreta e più approfondita dell’Europa a più velocità (che già esiste sia per l’euro sia per Schengen), anche l’opinione pubblica tiepida si accompagnerà a quella più impegnata e la rafforzerà nel viaggio verso un’integrazione “più stretta”.

Lei è da sempre un sostenitore convinto del semipresidenzialismo e del sistema elettorale a doppio turno. Condivide le preoccupazioni diffuse per una possibile vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali in Francia?

Mi avventuro in un pronostico fondato su quel che sappiamo adesso: Marine Le Pen non vincerà. Quand’anche vincesse la presidenza, non riuscirà ad avere la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale francese. Anzi, dovrà fare i conti, proprio grazie al sistema elettorale a doppio turno, con una maggioranza ostile, fatta di gollisti, centristi e socialisti. La coabitazione le impedirà le scelte più estreme. Condizionerà tutta la sua presidenza. Tuttavia, qualche preoccupazione dobbiamo averla lo stesso, non tanto per la sorte di Marine Le Pen, ma per il discorso politico francese sull’Europa. Dove sono finiti i francesi come Jean Monnet e Robert Schuman, Jacques Delors e François Mitterrand? Chi potrebbe continuare sulla strada che loro hanno aperto e brillantemente percorso? (naturalmente, so che noi tutti dovremmo chiederci dopo Spinelli, dopo Marco Pannella, e Emma Bonino, dopo Padoa Schioppa, chi? Per fortuna che c’è Mario Draghi, ma a lui non possiamo chiedere un’azione prettamente e eminentemente politica).

Pubblicato su Confronti di marzo 2017