Home » Posts tagged 'Bruno Vespa'

Tag Archives: Bruno Vespa

La libertà di scrivere senza censure

l'Unità
Avevo appena pubblicato, fine luglio 1977, il mio primo articolo su un quotidiano (“Il Giorno” diretto da Afeltra), con qualche critica al ruolo del PCI nel governo di solidarietà nazionale guidato da Andreotti che mi arrivò, durissima, la reprimenda dell’allora direttore de “l’Unità”, Emanuele Macaluso. Fu in un certo senso il mio incontro con il quotidiano “fondato da Antonio Gramsci”. Ovvio che lo leggevo già, non tutti i giorni, ma da allora la mia/nostra interazione divenne più frequente: qualche critica in più fino all’invito a collaborare nelle pagine della cultura. Ricordo, su commissione di Ferdinando Adornato, il responsabile di quelle pagine, un necrologio di Raymond Aron nell’ottobre 1983, una recensione al libro, Io, l’infame, del brigatista Patrizio Peci e una riflessione comparata sul fattore K, la tesi di Alberto Ronchey sul perché i comunisti occidentali non sarebbero mai andati al governo in quanto tali.

Non ricordo esattamente quando venni invitato anche a scrivere editoriali, con mia grande soddisfazione e con qualche eco nel corpo dei dirigenti di partito (che leggevano “l’Unità”). Infatti, fui spesso chiamato dal 1985 in poi nelle federazioni a discutere del tema allora dominante (sic): le riforme elettorali e istituzionali. Poiché avevo in sede di Commissione Bozzi suggerito, non il superamento della proporzionale, ma un sistema che arrivasse alla competizione fra due coalizioni con il ballottaggio per ottenere un premio di maggioranza, fui invitato a spiegarlo e a difenderlo in tutte le salse sulle pagine del giornale. Il dibattito era apertissimo anche se la linea ufficiale fu data da due editoriali, a distanza di un anno o poco più, con lo stesso titolo “La proporzionale è irrinunciabile”, firmati da Renato Zangheri e da Nilde Jotti. Qualche anno più tardi dal Presidente della Camera Giorgio Napolitano mi giunse un bigliettino autografo a chiedermi di “rettificare” le critiche che dalle pagine de “l’Unità” avevo indirizzato alla elaborazione del Mattarellum.

Cambiavano i direttori, D’Alema, Renzo Foa, Veltroni, Caldarola, ma, per mia fortuna, tutti continuavano a chiedermi commenti di prima pagina e interventi politici, compresa una recensione non proprio elogiativa ad un libro di Bruno Vespa sollecitatami da Veltroni. Scrivevo frequentemente e liberamente. Non mi fu mai chiesto di cambiare neppure una virgola. Quei direttori tanto diversi fra loro si limitavano a darmi il titolo dell’argomento: svolgimento libero. Nessun mio articolo fu mai cestinato e neppure messo in sala d’attesa per giorni e giorni. Come si capisce, non potrei dire altrettanto di alcune esperienze con altri quotidiani nazionali. Negli anni Duemila non tutti i Direttori che si susseguirono furono interessati alla mia collaborazione. Fui “ripescato” prima da Antonio Padellaro, con il quale intavolammo un dialogo fitto su alcuni miei editoriali, e da ultimo da Luca Landò.

Credo di avere scritto più di cento articoli per “l’Unità” e ne sono lietissimo. E’ stata un’esperienza gratificante di “battaglia” politica a viso aperto, di scambi e scontri di opinione, di diffusione di idee e proposte e di formulazioni, come si conviene al migliore dei giornali “politici”, di soluzioni. So che, non soltanto è troppo facile, ma è persino banale affermare che la cessazione della pubblicazione de “l’Unità” impoverisce in maniera significativa il già non proprio brillantissimo panorama dei quotidiani italiani, ma è decisamente così. In non pochi di questi quotidiani, la politica la fanno i resoconti dei giornalisti intrisi di preferenze politiche e apprezzamenti di leader. Forse, una sinistra che oscilla fra faziosità e tifo e che non dimostra nessun interesse per il confronto cultural-politico si merita di restare senza “l’Unità”, almeno per un po’. Personalmente, ma sicuramente non da solo, ne sentirò la mancanza.

Pubblicato su l’Unità del 31 luglio 2014

A Bruxelles per contare di più

Agli italiani le elezioni per il Parlamento europeo sembrano interessare molto poco. I dirigenti dei partiti e i loro candidati, fra un insulto e un’offesa, hanno fatto poco per informare gli elettori su quanto utile per l’Italia è l’Unione Europea e su quanto importante è mandare al Parlamento europeo chi crede nell’Unione e chi ha le competenze per fare un buon lavoro. Agli Europei, invece, in particolare alla Cancelliera Merkel, come andranno le elezioni in Italia interessa, eccome. Infatti, molti europei, quelli che contano in politica e in economia, desiderano che in Italia ci sia un governo stabile, magari capace di riforme, e affidabile negli impegni che prende. Preferiscono che chi va nel Parlamento europeo intenda non soltanto, com’è giusto, proteggere e promuovere gli interessi italiani, ma che lo faccia convincendo il governo italiano che bisogna adempiere alle direttive europee per avere il potere di chiedere cambiamenti nelle politiche economiche e sociali.
I partiti italiani hanno molte poste in gioco in queste elezioni, non tutte particolarmente significative a livello europeo. Matteo Renzi ha la necessità di potenziare la sua leadership sia del PD sia del governo con un risultato che lo legittimi. Queste sono le prime elezioni che chiamano in causa tutto l’elettorato e Renzi ha due speranze. La prima è che il voto per il Partito Democratico superi il 30 per cento. La seconda è che il vantaggio del PD sul Movimento Cinque Stelle sia di almeno cinque punti percentuali. Grillo ha già annunciato il suo proprio successo (s)misurato sul sorpasso del PD che porterebbe, secondo lui, alla crisi di governo e anche alla defenestrazione del Presidente della Repubblica. Tuttavia, la sua scelta di andare del salotto di Vespa segnala che non sentiva il successo già acquisito e percepisce qualche difficoltà da superare con la teletrasmissione della sua tracotanza. Mai decollata, la campagna di Berlusconi è stata tutta sulla difensiva: parare i danni. Il più grosso, oramai molto probabile, dei danni, consiste nel non superare il 20 per cento di voti. Trovarsi sotto il 18 per cento potrebbe accelerare il ricambio familiare, dinastico della leadership con la chiamata in campo della figlia Marina. L’insuccesso renderebbe difficile un accordo da posizioni di forza con l’ex-delfino Alfano. Dal canto suo, il leader del Nuovo Centro Destra è impegnatissimo a spingere il suo partito, che si misura anche lui per la prima volta in elezioni a livello nazionale, oltre il 4 per cento, fino al 6-8.
Qui subentrano gli europei, ovvero i popolari europei che hanno dimostrato di volere tenere lontano Berlusconi i cui voti, però, servono al loro candidato alla carica di Presidente della Commissione. I popolari si augurano che i molti voti persi da Berlusconi vadano sulle liste di Alfano. Per gli altri concorrenti, l’obiettivo è semplicemente superare la soglia del 4 per cento e mandare qualche candidato al Parlamento Europeo. La Lega è persino “scesa” nel Meridione a cercare i voti, una volta snobbati, degli anti-Euro. Scelta Europea spera controcorrente che un elettorato di sentimenti europeisti declinanti premi la sua coerenza. Fratelli d’Italia vorrebbe portare a Bruxelles il suoi spirito nazionalista. La lista Tsipras, troppo occasionale e poco competitiva, ha l’ambizioso scopo di cambiare verso all’Europa. La verità, che vale per tutti, è che l’Unione Europea cambierà gradualmente direzione economica e politica soltanto quando i tre grandi gruppi nel Parlamento Europeo, al momento, Popolari, Socialisti, Liberal-Democratici, raggiungeranno un accordo complessivo per fare una serie di piccole, graduali, ma significative riforme sia sulla distribuzione del potere fra le istituzioni: Consiglio, Commissione, Parlamento, sia sull’equilibrio fra politiche di austerità e politiche di crescita.
Chi si chiama fuori non votando o scegliendo candidati e partiti euroscettici e populisti non conterà per niente. Gli eletti dei partiti che pensano che l’Unione Europea è il luogo del nostro destino, non soltanto per stare insieme, ma per cambiare, avranno un grande lavoro da fare.

Pubblicato AGL 25 maggio 2014