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M5S, gli Stati Generali sono una buona notizia. Pasquino spiega perché @formichenews

Non è successo poco agli Stati Generali di M5S. Al contrario, governisti e ribellisti si sono contati e pare che i primi abbiano vinto. Avanti tutta, anzi, no: adelante con juicio. Il commento di Gianfranco Pasquino

Barcamenarsi. Potrei anche scriverlo in inglese: muddling through. Ė una pratica spesso onorata e riverita. In paesi dove la politica non è veloce, barcamenarsi può anche essere una strategia, saggia.  Vero è che non sembra che i Cinque Stelle abbiano la capacità di elaborare una strategia di lungo termine, che, comunque, personalmente, sconsiglierei. Allora, finché la barca va e, in effetti, la barca, sia quello del Movimento sia quella del governo, di cui il Movimento è parte essenziale, va, è il caso apportare solo piccole correzioni di rotta. Rimanendo in metafora, la barca continuerà ad andare paradossalmente spinta dal brutto vento del Covid-19. Soltanto gli irresponsabili cambierebbero il timoniere, che continua ad avere un alto grado di gradimento, e i suoi collaboratori, in piena tempesta Covid (-19, 20, 21) Soltanto i perfezionisti vorrebbero restringere la scelta fra il movimento che fu, ma ancora in parte è, e il partito che difficilmente sarà anche perché in Italia non si fa più politica con partiti veri e propri da almeno tre lustri.

   Però, ci sono delle falle chiudere. La più evidente è quella che ha consentito ai Casaleggio di ottenere non solo una barcata di Euro, ma un notevole controllo sui pentastellati. Il distacco fra il Movimento e Rousseau è cominciato e questo spiega l’irritazione di Davide Casaleggio che sente sfuggirgli, forse definitivamente, il doppio asset: danaro e potere. L’altra falla si trovava nella maledetta clausoletta del limite ai mandati. Chi conosce un po’ di politica e di teoria della rappresentanza sa che fu un errore, ma un errore dettato dal furore anti-casta parlamentare. Quel furore si è un po’ acquietato, ma la correzione dell’errore non sarà affatto facile. I governisti già fibrillano. Alternative occupazionali prestigiose è difficile trovarne. Invece, trovare un seggio per Alessandro Di Battista sarà un gioco da bambini. Non fa problema neanche soddisfare la sua seconda richiesta che il Movimento si presenti e corra da solo. Con una legge elettorale proporzionale, di cui non si sente parlare perché evidentemente è in lockdown con tanto di mascherina, correre da soli è quasi imperativo. Poi, perché mai annunciare alleanze organiche prima del voto quando nelle democrazie parlamentari i governi non escono affatto dalle urne (come Minerva dalla testa di Giove), ma si fanno, contati i voti e i seggi in Parlamento?

Non è successo poco agli Stati Generali. Al contrario, governisti e ribellisti si sono contati. Ancora non sappiamo i risultati, ma per i numeri precisi anche negli USA ci hanno messo una decina di giorni. Ad ogni buon conto, i primi hanno vinto e i secondi si sono resi dolorosamente conto che non hanno abbastanza forza per nessuna spallata. Avanti tutta, anzi, no: adelante con juicio. Attacco a due punte: Di Maio e Di Battista, altrimenti teniamoci Vito Crimi come falso nueve, cioè il centravanti che sbuca quando serve. Se tutto quello che hanno gli altri è l’allenatore Goffredo Bettini che sdogana Silvio Berlusconi per allearsi con il quale certo non avevano votato gli elettori del PD, allora il Movimento 5 Stelle potrà anche sperare, da un lato, che un buon numero di elettori esprimerà la sua insoddisfazione, dall’altro, che il reddito di cittadinanza verrà ricordato dai suoi percettori come, risbuca la metafora marinara, un’efficace ancora di salvezza.

Pubblicato il 16 novembre 2020 su formiche.net

La piazza di Salvini e Meloni non aiuta la destra. Pasquino spiega perché @formichenews

Dalle piazze di Roma (no, di Pappalardo non voglio neppure discutere, farei un torto persino a Salvini e Meloni) è venuto un rumoroso messaggio che non è sufficiente per coprire e nascondere un grande vuoto culturale. Alla destra italiana il compito di elaborazione politica, di aggiornamento, di proposta. Il commento di Gianfranco Pasquino

 

Le piazze del 2 giugno hanno messo in mostra il vero volto della destra italiana. Nel giorno della Festa della Repubblica, ammirevolmente “interpretata” dal Presidente Mattarella, i sovranisti, che pure questa Repubblica dovrebbero esaltare, hanno fatto i loro piccoli e meno piccoli sfregi. Peccato che Tajani (Forza Italia) non si sia sentito imbarazzato e non abbia preso le distanze. La libertà di manifestare non è minimamente in discussione. Dopodiché, se gli assembramenti sono vietati, una destra “legge e ordine” non si accalca. Mantiene le distanze. Non si sbraccia e abbraccia. Si mette e conserva le mascherine. Se la destra vuole criticare il governo Conte, lo può fare. Non è un “diritto”, ma una facoltà da esercitare dove e quando vuole, magari in Parlamento (che, lo voglio ricordare solennemente, può essere autoconvocato da un terzo dei parlamentari, art. 62), meglio se non in una ricorrenza nazionale. Almeno la Repubblica dovrebbe essere patrimonio di tutti gli italiani (o quasi), anche di quelli che un tempo non molto lontano facevano un uso improprio (che classe!) del tricolore.

Non ho nessun dubbio che anche il Presidente della Repubblica può, in una democrazia, essere criticato, che non è la stessa cosa del diventare oggetto di insulti e di offese. No, non hanno dato un bello spettacolo la destra e i suoi sostenitori piazzaioli. Con tutta probabilità, non poteva essere diversamente. In quanto predicatore di “buona Politica”, sono costretto a ricordare a chi esibisce il rosario le parole della Bibbia (che stanno sicuramente scritte anche nella Bibbia sventolata dal convertito Trump): “Chi semina vento raccoglie tempesta”. E, aggiungo, perde credibilità.

La destra italiana ha mostrato le sue grandi difficoltà di elaborazione politica, di aggiornamento, di proposta. Si può chiedere di più all’Unione europea, meglio se, per essere appunto credibili, si riconosce quello che ha già fatto, comunque promesso. Naturalmente, “chiedere” all’Unione europea significa prendere atto che l’Italia non ha né perso né ceduto la sua sovranità, ma la condivide con altri Stati, la maggioranza dei quali intende cooperare, coordinare i suoi sforzi per alleviare l’impatto della pandemia e attutirne le conseguenze. Riconoscere questo “stato dell’arte” implica fare esplodere la dottrina (sic) del sovranismo, curiosamente intrattenuta anche da frange di sinistra: i sovranisti convergenti.

No, l’Italia non starebbe meglio se, lo scrivo con un verbo vago, si allontanasse dall’Europa e si ponesse in una condizione di lockdown politico. Privata della carta del sovranismo, che cosa è la destra italiana, più precisamente, che cosa sono la Lega per Salvini premier e Fratelli d’Italia? Personalmente, sono molto “antico” e quindi chiedo: quale cultura politica (non solo rivendicazioni) nutre e sostiene la destra italiana? Dalle piazze di Roma (no, di Pappalardo non voglio neppure discutere, farei un torto persino a Salvini e Meloni) è venuto un rumoroso messaggio che non è sufficiente per coprire e nascondere un grande vuoto culturale. Play it again, Sal.

Pubblicato il 3 giugno su formiche.net

 

Virus, la democrazia fa meglio dei regimi

Un’analisi comparata seria esige che il problema sia posto in maniera limpida. Sono i regimi non democratici superiori alle democrazie nell’affrontare/risolvere le emergenze? In base a quali criteri? Poi, è indispensabile esplicitare criteri e modalità dell’asserita superiorità di quale gruppo di regimi: tempi, strumenti, esiti. Sento ripetere ossessivamente, al limite del fastidio che Cina (totalitaria) e Singapore (autoritario) hanno affrontato e risolto l’aggressione del Covid-19 meglio delle democrazie, per esempio, degli USA e, se vogliamo, dell’Italia. Prima di procedere ricordiamo che il virus fece la sua comparsa in Cina e la sua esistenza fu segnalata con qualche settimana di ritardo. Coerentemente con una delle caratteristiche cruciali per i regimi totalitari, i detentori del potere politico soppressero l’informazione. L’assenza di mezzi d’informazione liberi e indipendenti consentì l’operazione di occultamento del problema per alcune, forse cruciali, settimane. Una volta costretti ad accettare e a rivelare l’esistenza del virus, le autorità cinesi avrebbero risposto in maniera più efficiente delle autorità dei paesi democratici. Il loro lockdown, “scontato” un deplorevole ritardo iniziale, ma non dovremmo “contarlo”?, ha limitato il numero dei contagi e delle vittime e risolto il problema.

È possibile accettare senza riserve i dati che vengono forniti dalle autorità cinesi e considerarli veritieri? La risposta è “non possiamo esserne certi” poiché dall’interno della stessa Cina filtrano dati delle vittime quattro volte superiori a quelli ufficiali. Per qualche settimana iniziale, è sembrato che il regime autoritario di Singapore (5 milioni e 535 mila abitanti, circa la metà di quelli della Lombardia), avendo immediatamente messo in atto il suo lockdown, fosse riuscito a prevenire con successo il diffondersi del virus. Dati successivi suggeriscono di no. Qui interviene la comparazione. Il lockdown è stato “imposto” anche da due democrazie asiatiche: la Corea del Sud, che era stata gravemente colpita, e Taiwan. In entrambi i casi, i dati disponibili e accertabili confermano che contagi e vittime sono di gran lunga proporzionalmente inferiori a quelli di Cina e Singapore. Pertanto, poiché stiamo paragonando paesi molto più omogenei fra loro di quanto sono i sistemi politici asiatici rispetto alle democrazie occidentali, potremmo chiudere qui affermando alto e forte che in Asia le democrazie si sono dimostrate più efficienti dei regimi non-democratici. Non per questo possiamo automaticamente e conseguentemente assolvere tutte le democrazie occidentali per le modalità con le quali hanno affrontato il coronavirus.

La critica prevalente è che nelle democrazie i lockdown sono stati decisi con ritardo. Lascio ad altri definire il “ritardo”, rispetto a che cosa? Chiedo, invece, se il ritardo dipenda da qualche insuperabile inconveniente insito nelle caratteristiche costitutive della democrazia oppure dipenda da ciascun regime democratico realmente esistente, da ciascun assetto istituzionale, dalle specifiche autorità attualmente in carica. La tesi prevalente sembra essere che i regimi non-democratici decidono molto rapidamente. Invece, le democrazie sono lente farraginose confuse. Per di più sono anche obbligate a tenere conto dei rispettivi parlamenti. A questo punto, però, i critici delle democrazie non possono, come direbbero gli inglesi, have their cake and eat it, vale a dire piangere le amare sorti dei Parlamenti al tempo stesso che imputano i ritardi e le incertezze delle risposte democratiche proprio alle procedure parlamentari.

In maniera sostanzialmente simile, non è accettabile gridare alla perdita dei diritti dei cittadini, a partire da quello alla libera circolazione, e plaudire alla perentorietà dei lockdownimposti dalle autorità cinesi e di Singapore (ma anche coreane e taiwanesi). È possibile sostenere che i lockdown non democratici “funzionano” meglio poiché quelle popolazioni sono, da un lato, assuefatte al controllo poliziesco dei loro movimenti, dall’altro, conoscono la probabilità di una repressione indiscriminata di loro comportamenti eventualmente devianti.

Da ultimo, come valutare gli esiti della presunta efficienza dei regimi non- democratici rispetto a quelli democratici? Il macabro conto delle vittime, se le cifre proposte dai regimi non-democratici fossero attendibili, sarebbe un criterio da utilizzare. Per i tempi, secondo criterio, dovremmo attendere la conclusione della pandemia. Il terzo criterio richiede una difficile riflessione preliminare: quanta libertà i cittadini democratici sono disposti a sacrificare per ridurre il rischio del contagio e della morte (loro e, come si dice, dei loro cari)? Ma, il fatto stesso che i cittadini democratici hanno la libertà di scelta non è già un indicatore della preferibilità dei regimi democratici rispetto a quelli non-democratici?

Pubblicato il 28 aprile 2020 su il Fatto Quotidiano