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L’autunno delle Sardine: nessun singolo vince contro l’apparato @DomaniGiornale

In una intervista rilasciata nella fase di nascita del Movimento delle Sardine Mattia Santori dichiarò che chi aveva frequentato le lezioni di Scienza politica di Pasquino non poteva diventare populista. Sono assolutamente d’accordo. Forte è la probabilità che in quelle lezioni il prof delineasse anche alcune alternative per i movimenti: tenere alta la mobilitazione oppure istituzionalizzarsi; tentare di cambiare i partiti e le loro politiche criticando e premendo dall’esterno oppure entrarvi. Mi pare che la mobilitazione delle Sardine, il cui contributo alla vittoria di Bonaccini contro Salvini (pardon, Borgonzoni) resta peraltro difficile da valutare, sia scemata e che nessuna istituzionalizzazione sia stata tentata. Non credo proprio che il Partito Democratico sia stato sufficientemente “premuto” dall’esterno affinché cambiasse alcune sue politiche e meno che mai la sua organizzazione. Vedo, invece, che Mattia Santori ha accettato di essere collocato nella lista del PD che sostiene la candidatura di Matteo Lepore a sindaco di Bologna. Entrismo?

   Certo, il PDB (bolognese) da cui Santori accetta la candidatura non è molto diverso da quello da lui e da tantissime sardine sfidato qualche anno fa. Anzi, è al punto massimo del suo inesauribile continuismo. Il decennale assessore Matteo Lepore ha vinto le primarie, ma non bisogna dimenticare che era stato praticamente incoronato suo successore dall’unico sindaco di Bologna, Virginio Merola, che dagli anni novanta è riuscito a rimanere in carica per dieci anni. In quello che l’incoronato promette non si vedono novità programmatiche né, tantomeno, vado con il politichese, “discontinuità”. Da quale fonte, da quale dichiarazione, da quale azione Santori abbia colto la possibilità di trovare spazio per esercitare un ruolo di pungolo, di stimolo, di orientamento per fare cambiare il Partito Democratico è impossibile dire. Lui non è stato preciso limitandosi a sostenere che rimarrà “indipendente”.

   Naturalmente, le scelte personali hanno motivazioni dei più vari tipi: mettersi alla prova, imparare di più sulle istituzioni, svolgere il compito di rappresentante di esigenze e di preferenze sottovalutate, dimenticate, escluse. Tutti compiti tanto nobili quanto difficili la cui esecuzione dovrà essere monitorata in maniera sistematica. Forse Santori cercherà anche di essere la cintura di trasmissione delle linee politiche, alquanto indistinte e stinte, delle Sardine di oggi. Precedenti esperienze suggeriscono che un qualche apporto elettorale al PD potrà venire dalla candidatura di Santori, in special modo se le Sardine bolognesi vorranno impegnarsi nella sua campagna elettorale. Quello che sappiamo con maggiore certezza è che, da un lato, lo spazio di autonomia e di influenza di un solo consigliere comunale è molto limitato e soprattutto che ci saranno numerose occasioni nelle quali le Sardine fuori dal Consiglio saranno frenate nelle loro iniziative e la Sardina nel consiglio entrerà in rotta di collisione o con quanto si muove fuori o con i detentori del potere politico dentro il Consiglio comunale.

   Dal punto di vista del cittadino elettore del PD e sostenitore delle Sardine è augurabile che si trovi (ma chi lo farà?) una non facile sintesi. Il punto di vista dell’analista politico è che nessun singolo vince contro un apparato che si è ricomposto in un clima di grande soddisfazione e compiacimento e che quel singolo dovrà prepararsi ai tempi duri non solo dell’irrilevanza, ma anche dell’indifferenza con ripercussioni negative, frenate e dissensi, sull’autunno del movimento.

Pubblicato il 23 agosto 2021 su Domani   

Politica, intervista a Gianfranco Pasquino @FuturoEuropa

Intervista raccolta da Maurizio Donini

Gianfranco Pasquino (1942), torinese, laureato in Scienza politica con Norberto Bobbio si è specializzato in Politica Comparata con Giovanni Sartori. Professore di Scienza politica nell’Università di Bologna dal 1969 al 2012, è stato nominato Emerito nel 2014. Ha insegnato cinque anni (1970-1975) alla Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze, alla School of Advanced International Studies di Washington, D.C., alla Harvard Summer School, all’Università di California, Los Angeles. È stato Fellow di ChristChurch e St Antony’s a Oxford ed é Life Fellow di Clare Hall, Cambridge. Attualmente è Senior Adjunct Professor of European and Eurasian Studies alla Johns Hopkins University SAIS Europe di Bologna. Fra i fondatori della “Rivista Italiana di Scienza Politica”, ne è stato Redattore Capo dal 1971 al 1977 e condirettore dal 2000 al 2003. È anche stato Direttore della rivista “il Mulino” dal 1980 al 1984. Condirettore, insieme a Norberto Bobbio e Nicola Matteucci del Dizionario di Politica (UTET 2016, 4a) di cui ha scritto una trentina di voci, fra le quali “Governi socialdemocratici” e “Rivoluzione“. Co-curatore dello Oxford Handbook of Italian Politics (2015) e autore di Italian Democracy. How It Works (2020) . Già Senatore della Sinistra Indipendente dal 1983 al 1992 e dei Progressisti dal 1994 al 1996, è socio dell’Accademia dei Lincei.

Le recenti elezioni regionali con la sconfitta di Salvini hanno al momento rafforzato il governo Conte, il pericolo è scampato o viste le tensioni con Itala Viva di Renzi il percorso sarà ancora irto di ostacoli?

Sono contento che “le elezioni del secolo” si siano svolte in Emilia-Romagna e del risultato che ne è conseguito, perché se avesse perso la sinistra di Bonaccini ci sarebbe stato un rimbalzo molto forte e sgradevole. Viceversa ha perso Salvini e il governo ha ripreso la sua dinamica, è un esecutivo sostenuto da due partiti più alcune componenti come LEU e Italia Viva, che non sono molto vicine in termini politici. Queste forze hanno aspettative diverse e le persone che ne fanno parte provengono da percorsi diversi, questo porta alla nascita di vari problemi. Purtroppo Renzi possiede una innata capacità di intralciare, danneggiare, sabotare, l’attività di governo; e lo fa perché ha bisogno di spazio e visibilità, ha necessità di interviste, è una vera e propria mina vagante, difficile capire se voglia fare cadere il governo o meno. Non credo sia nel suo interesse, ma già in passato ha commesso errori di questo tipo e non posso escludere che non li commetterà adesso. Farlo ora sarebbe molto grave, perché in caso di elezioni anticipate vorrebbe dire consegnare il paese a Salvini e al centro-destra, anche se in termini non così ampi come loro credono. Questo a meno che Salvini non commetta errori in campagna elettorale, come ha fatto anche recentemente. A maggior ragione bisogna evitare che vinca prima dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Il governo dovrebbe quindi durare fino a gennaio 2022, e penso sia un obiettivo conseguibile.

Già in passato, in occasione degli incontri in Nomisma con il Cattaneo riguardo passate elezioni, lei sosteneva che l’Emilia-Romagna sia un caso particolare nel panorama italiano. Alla luce di questa considerazione possiamo presumere che ci sia una ripresa nazionale della sinistra o siamo di fronte a una vittoria limitata alla situazione particolare dell’Emilia-Romagna?

L’Emilia-Romagna continua a rimanere un caso a sé stante, così come Bologna, non mi pare ci siano i motivi per cambiare idea, ma si possono individuare alcuni elementi importanti. Il primo punto è che laddove il PD si apre ad apporti esterni, che possono convergere su una persona, in questo caso il Presidente Bonaccini aveva lavorato bene, gli si riconoscono doti di onestà e competenza. Ora bisogna trovare qualcuno a livello nazionale che sia capace di amministrare, in maniera onesta, rigorosa, vigorosa, posso citare il caso di Zingaretti che è segretario, ma non parlamentare. Quindi per le prossime elezioni bisognerebbe arrivare ad avere un partito aperto e inclusivo. Trasportare “semplicemente” il modello Emilia-Romagna a livello nazionale mi pare sbagliato. Bisogna agire a seconda delle elezioni, non esportare il modello.

Il Movimento delle Sardine forse non ha portato voti nuovi, ma ha riportato alle urne elettori che si erano disaffezionati e non votavano più. Anche questo è un fenomeno limitato all’Emilia-Romagna o può avere una valenza nazionale in futuro?

Nella misura in cui le Sardine capiranno che devono operare di volta in volta laddove si aprono opportunità, possono essere importanti e a volte anche decisive. Nel caso dell’Emilia-Romagna hanno certamente portato ai seggi persone che altrimenti non sarebbero andate a votare. Questo può succedere anche altrove, che poi possano risultare decisive a livello nazionale è complicato dirlo. Bisognerà vedere come si arriverà alle elezioni, come si presenteranno, che tipo di organizzazione riusciranno a darsi, se con una loro lista e un simbolo specifico. Oppure se vogliono limitarsi a dare indicazioni di voto zona per zona, identificando candidati del centro-sinistra da sostenere. Questo è tutto da verificare. Sarebbe sicuramente utile che la legge elettorale consentisse di dare almeno una preferenza, in questo caso si potrebbe indicare di volta in volta la persona giusta da votare. Votando questa persona automaticamente si voterebbe il partito della sinistra che rappresenta.

Lei pensa che il Movimento delle Sardine possa avere un futuro e non sia destinato a spegnersi in breve tempo?

La possibilità di un futuro esiste, ma il futuro va creato, e quindi devono capire come vogliono organizzarsi, perché una struttura se la devono dare. In altri contesti direi che si deve iniziare dalle elezioni locali. Ci sono quattro elezioni regionali che stanno arrivando, potrebbero provare a rimettersi alla prova. Cercare di capire se possono trovare le persone giuste, puntando a quello che tecnicamente viene chiamato processo di istituzionalizzazione. Andare subito alle elezioni nazionali mi pare complicato, ma tutto questo è ovviamente affidato alla loro capacità di mettere insieme le sparse membra della sinistra.

Le Sardine potrebbero ipoteticamente raccogliere l’eredità del primo Movimento 5 Stelle che si sta disfacendo?

Potrebbero sì, ma in realtà il Movimento 5 Stelle non è partito come le Sardine. Nacque grazie a e con un leader che era Beppe Grillo. I loro quattro coordinatori sono indubbiamente persone con delle capacità, ma mentre il Movimento 5 Stelle è partito dall’alto, loro hanno preso il via dal basso. Riuscire quindi anche a darsi una leadership visibile è un problema, Grillo raccoglieva insoddisfazione a tutto campo, da sinistra a destra. Le Sardine raccolgono i malesseri della sinistra, per cui il loro bacino è più contenuto. Sarei quindi molto cauto nel paragone, anche se hanno certamente dei margini di crescita, mentre il Movimento 5 Stelle è in chiara discesa.

Lei è stato uno dei propugnatori della legge sul conflitto di interessi che non ha mai visto la luce, alla luce del caso Berlusconi a suo tempo, ma anche Casaleggio recentemente, ne vedremo mai la nascita?

Temo di no, perché i conflitti di interesse sono moltissimi, e quindi se si va a una regolamentazione vera troppe persone dovrebbero privarsi di cariche, mi pare molto complicato. Si potrebbe cercare di impedire che chi ha palesi conflitti di interesse vada a ricoprire incarichi di governo. Bisognerebbe riuscire a comprendere cosa è la democrazia nei partiti, e quindi riuscire a disciplinare come i partiti scelgono le candidature, come formano i programmi, le coalizioni in cui si mettono, tutte cose delicatissime.

Il governo Conte ora dovrà mettere in campo provvedimenti per durare, quali?

Il primo problema del governo Conte sarà riuscire a rilanciare l’economia, e non sarà facile, oltretutto il corona-virus sta operando contro l’Italia, paese che esporta molto verso la Cina. Se non si cresce non si producono posti di lavoro, e quindi il malcontento aumenta. Bisogna dare atto al Presidente Conte di avere una grande capacità di raccontarsi, di stare sulla cresta dell’onda spiegando le cose in maniera chiara e semplice. Ma l’onda è molto bassa, a meno che non scatti qualcosa a livello europeo tipo la green economy.

Anche i nodi come i decreti immigrazione ora verranno al pettine, e non sarà facile districarli.

Sì, ma anche il problema immigrazione al momento ha perso la sua presa, non è più il problema maggiormente saliente, al primo posto metterei il lavoro e l’economia, magari rivalutando anche il reddito di cittadinanza. Salvini ha cavalcato il problema immigrazione, ma oggi mi pare che questo abbia meno peso sulle opinioni degli elettori. La competizione rimane apertissima.

Pubblicato il 28 febbraio su FuturoEuropa.it

Legge elettorale, Pd e Sardine. A lezione dal prof. Pasquino #intervista @formichenews

Intervista raccolta da Francesco De Palo

“Il nuovo Pd non dovrebbe inglobare nulla, ma solo essere aperto nelle sue strutture decisionali, attento a cosa si muove e disponibile al dialogo”. Conversazione con Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica, in libreria con il pamphlet “Minima politica” (Utet)

Ha scritto un pamphlet uscito in questi giorni dal titolo “Minima politica” (Utet), in cui dedica il primo capitolo proprio alla legge elettorale. Il politologo di fama internazionale e professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, Gianfranco Pasquino, prende spunto proprio dalle ultime leggi elettorali per affrontare con Formiche.net il tema delle visioni politiche all’indomani del voto in Emilia-Romagna e in Calabria.

Come giudica il “dopo Emilia”?

Mi è parsa una campagna elettorale coinvolgente in cui si è parlato anche di alcune interessanti tematiche. Ritengo che tutto sommato l’Emilia sia stata un buon esempio di confronto, naturalmente con da un lato un aumento di toni da parte di Salvini e dall’altro con la capacità di replicare di Bonaccini. Nel mezzo la presenza sul territorio di un movimento, le Sardine. Non male, direi.

Il bipolarismo Conte-Salvini post regionali è destinato a durare, oppure in entrambi gli schieramenti c’è chi spinge per altri due frontman?

Tanto per cominciare non era solo bipolarismo, perché il M5S correva da solo: un fattore che conta sia quando prende voti che quando li perde. Non siamo in un bipolarismo, c’era solo un confronto bipolare tra due candidati, perché correvano per la presidenza, ma se i partiti si contano, come diceva Sartori, quando hanno potere di coalizione e potenziale di ricatto, allora il M5S continua ad essere qualcosa che conta.

L’ultra personalizzazione salviniana è un modello che sta mostrando i suoi limiti?

Salvini ha scelto di personalizzare al massimo qualsiasi tipo di attività politica e in un certo senso fa bene, perché appare come un leader capace di guidare. Detto questo a volte esagera e sbaglia. Ma il suo è il massimo grado di personalizzazione a cui abbiamo assistito fino ad oggi, con l’eccezione di Berlusconi.

Il popolo del M5S è già progressista? Come pesare i trecentomila voti in uscita dal Movimento?

Buona parte di quei voti sono andati su liste che appoggiavano Bonaccini, ormai è certo: da questo punto di vista sono più vicini al Pd. Probabilmente lo sono davvero, anche a causa della crisi di governo agostana causata da Salvini. Le loro tematiche erano già potenzialmente di sinistra, mentre altri due elementi no, anche se bisognerebbe verificarlo: la critica all’establishment, senza se e senza ma; e l’antiparlamentarismo molto pronunciato contro poltrone e vitalizi, che però è un dato che la sinistra non può permettersi.

La prescrizione come si sposa con il riformismo dem?

La legge sulla prescrizione è un’interpretazione sbagliata che fa il M5S, ma non è il solo, ritenendo che la legge italiana sia troppo blanda e abbia fatto sfuggire dalle sue maglie alcuni condannabili che invece la prescrizione ha salvato. Uno di questi è notoriamente Berlusconi.

Il nuovo Pd teorizzato da Zingaretti come potrà inglobare sardine e civici?

Il nuovo Pd non dovrebbe inglobare nulla, ma solo essere aperto nelle sue strutture decisionali, attento a cosa si muove e disponibile al dialogo. Se dovesse inglobare ad esempio le Sardine, si distruggeranno perché alcuni vi aderiranno e altri no, perdendo dei pezzi. Devono fare solo ciò che hanno a lungo promesso: essere aperti grazie ad una struttura reticolare.

Legge elettorale, verso quale modello il Parlamento si sta orientando? Perché solleva dei dubbi su alcune espressioni che stanno circolando in queste settimane?

Nel pamhplet “Minima politica” (Utet) dedico il primo capitolo alla legge elettorale dicendo che è ora di smetterla con un latinorum che non ha senso. Aveva senso il latino di Sartori: Mattarellum voleva dire che la legge era un po’ mattocchia, Porcellum derivava dalla famosa “porcata” definita tale dal senatore Calderoli, Rosatellum è una stupidata, Germanicum non ha nulla a che fare con il sistema tedesco se non la soglia di sbarramento, che peraltro verrà abolita se Renzi si renderà conto di non riuscire a superare il 5%. Insomma, meglio evitare il latino e attribuire le leggi elettorale al primo firmatario.

E quella Brescia, allora, prossimamente in Aula?

Sono tutte leggi fondamentalmente mediocri perché non aumentano il potere degli elettori, ma proteggono i partiti e i privilegiati. Qualcuna è addirittura pessima. Due elementi non dovrebbero esserci mai più: le liste bloccate e le candidature multiple, perché vera violazione del principio di eguaglianza garantito dal’art. 3 della Costituzione.

Pubblicato il 28 gennaio 2020 su Formiche.net

Il voto in Emilia Romagna, Zingaretti e le Sardine. Intervista al professor Gianfranco Pasquino @RadioRadicale

Intervista di Roberta Jannuzzi
27 gennaio 2020 – Durata: 10′ 49″

Ascolta

 

L’Emilia Romagna al centrosinistra, la Calabria al centrodestra.
Questi i risultati delle Regionali, che vedono il dem Bonaccini superare la leghista Borgonzoni e la forzista Santelli trionfare sull’imprenditore Callipo.
Crollo M5s in entrambe le regioni.
Il Pd è di nuovo il primo partito in Emilia-Romagna e il suo segretario, Nicola Zingaretti, parla di un ritorno a un sistema bipolare.
Il leader della Lega Matteo Salvini ricorda che si è fatto tutto quello che si poteva e promette che il cambiamento è solo rimandato.
Sconfitta per il M5s: capo reggente, Vito Crimi, invita a non arrendersi e a
 stare uniti.
Trionfo silenzioso per le Sardine che hanno contribuito a mobilitare l’elettorato

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Il governo durerà ma i 5S si liberino di Di Maio #intervista @ildubbionews

Intervista raccolta da Giulia Merlo
“Le sardine? Apprezzo sempre la partecipazione e dico che un movimento nella fase nascente ha bisogno di tempo per trovare uno sbocco”.

I sondaggi dicono il vero, secondo il politologo Gianfranco Pasquino: l’Italia, per ora, è un paese che si è orientato verso il centrodestra. Ma l’attuale quadro politico è in subbuglio: con il movimento delle sardine ma anche con la variabile ancora incalcolabile sul futuro del premier Giuseppe Conte.

Professore, quale è il suo giudizio sulle sardine?

Io apprezzo sempre quando le persone si mettono insieme con un obiettivo comune e risvegliano la partecipazione, soprattutto quella giovanile. Sono favorevole anche quando l’obiettivo è la protesta, a maggior ragione se fatta contro Matteo Salvini e il populismo.

La critica maggiore è che si tratta di protesta senza proposta.

Che significa? Quelli che oggi sbandierano proposte spesso si riempiono la bocca di parole solo retoriche oppure di offese nei confronti di qualcuno. Io dico di dare tempo al tempo: per citare Weber, il movimento delle sardine è ancora nella fase di stato nascente. Poi la mobilitazione si estenderà ancora, infine si deciderà che farne e se darle sbocco.

Di solito le mobilitazioni sono contro il governo, mentre in questo caso sono contro il populismo salviniano, quindi l’opposizione.

Sulla base di questo ragionamento, non avrebbe senso nessuna manifestazione contro il fascismo, visto che è stato sconfitto. Invece ha senso, perché si manifesta contro un pericolo che si percepisce come attuale e questo fa parte della conversazione democratica. Io non trovo nulla di male nel protestare contro un’opposizione che agisce in modo scomposto e propaganda notizie false. E poi la protesta delle sardine non è solo contro Salvini, ma anche contro l’eccessiva timidezza del governo, ovvero di chi dovrebbe fargli da contraltare.

Esiste spazio per uno sbocco elettorale di questo movimento?

Esiste se la sinistra partitica rimane statica. Se le sardine avranno voglia, allora avranno anche lo spazio per organizzarsi. Del resto, abbiamo visto succedere qualcosa di simile con i 5 Stelle, anche se in quel caso a capo c’era un leader forte come Beppe Grillo.

Altrimenti il consenso delle sardine si riverserà nel centrosinistra?

È possibile, ma non è un meccanismo automatico. Il Pd deve cercare quel consenso, dicendo alcune cose o candidando determinate persone, per esempio. Insomma, deve esserci una trattativa e un accordo preelettorale tra i dem e le sardine.

I 5 Stelle sono in netto tracollo, è una parabola invertibile?

Lo spazio di protesta nei confronti del sistema politico che il Movimento intercettava esiste ancora, ma ora c’è la concorrenza sia di Salvini e, a loro modo, anche delle sardine. Il problema dei 5 Stelle è uno solo: la leadership. Luigi Di Maio è debole, inadeguato e fa perdere voti. Per recuperarli, tornando non certo al 32% del 2018 ma a un buon 20%, bisogna fare una buona campagna elettorale ma soprattutto trovare un nuovo leader: Beppe Grillo, per esempio, recupererebbe molto consenso.

Il Pd, ieri, ha chiesto una «verifica» di questo governo. È segno che i dem vogliono staccare la spina?

Io trovo normale che si chieda di fare il bilancio, perché questo è un governo strano e la verifica fa parte delle necessità di tutte le coalizioni, in cui può sorgere la necessità di sostituire qualche ministro o trovare una nuova linea politica.

Nessun rischio di crisi, quindi?

Se questo governo nasce per contrastare Salvini, allora deve rimanere in carica finché può e dimostrare che la sua politica funziona adoperando tutto il tempo a disposizione, quindi fino al 2023. Per durare, però, i partiti devono smettersi di farsi concorrenza interna. Altrimenti sarà un fallimento di tutto il governo e farà crescere l’opposizione, quindi Salvini.

I sondaggi sono veri e il nostro è un paese di centrodestra?

I sondaggi raramente sbagliano, ma fotografano una situazione hic et nunc. Però la campagna elettorale può cambiare tutto: qualcuno fa errori, qualcuno individua la tematica vincente oppure qualcosa di imprevedibile accade. Nelle ultime elezioni alcuni milioni di italiani hanno cambiato comportamento elettorale. Inoltre, esiste una variabile ancora imponderabile.

Quale?

Il premier Conte. Secondo i sondaggi è il più popolare, ma non si sa ancora cosa farà. Lui dice che non si candiderà, ma chissà: potrebbe stare coi 5 Stelle, farsi un partito personale … Oppure, forse, si sta preparando a diventare il prossimo presidente della Repubblica.

Pubblicato il 10 dicembre su ildubbionews.it

Le sardine anti Salvini hanno un futuro nel mare della politica? @sputnik_italia

 

Intervista raccolta da Tatiana Santi per Sputnik Italia

Le “sardine” manifestano nelle piazze italiane e incentrano la propria protesta contro Matteo Salvini. I promotori del movimento si definiscono apartitici, ma si scagliano solo contro la destra e il leader del Carroccio. Le sardine anti Salvini hanno un futuro nel mare della politica?

Tutto inizia a Bologna in concomitanza con la campagna elettorale della Lega in Emilia Romagna. Una sfida lanciata sui social da 4 ragazzi riesce a riunire migliaia di persone in piazza. Il movimento delle sardine nasce quindi in opposizione a Matteo Salvini, il quale è all’opposizione. Parliamo di un fenomeno originale, visto che di solito si protesta contro chi governa.

Secondo gli organizzatori delle proteste non si tratta di un possibile partito né di un movimento vero e proprio. Una cosa è certa: il collante che unisce le sardine è la loro posizione anti Salvini. Quali sono però le loro idee e i loro obiettivi? Il progetto potrebbe diventare col tempo un soggetto politico, com’è successo per il Movimento 5 stelle? Sputnik Italia si è rivolto ai ragazzi fondatori delle sardine richiedendo un’intervista, senza ottenere per ora risposta positiva. Nel frattempo per analizzare questo originale fenomeno abbiamo intervistato Gianfranco Pasquino, professore emerito di scienza politica all’Università di Bologna.

– Professore Pasquino, qual è il suo punto di vista sul movimento delle “Sardine”? Crede che resterà una protesta di piazza o potrà diventare un vero movimento politico?

– Naturalmente per qualche tempo ancora resterà una protesta di piazza che però è riuscita a mobilitare un numero veramente consistente di persone. C’è qualcosa di inusuale ed abbastanza straordinario. Non sono in grado di prevedere i passaggi successivi. Vedremo come andranno le elezioni in Emilia Romagna: se perderà il PD vorrà dire che le Sardine non hanno avuto alcun effetto positivo ed andrà quindi ripensato. Al momento si tratta di una protesta diffusa e ben organizzata.

– Le sardine dicono di non appartenere a nessuno schieramento. Possiamo dire che però nella protesta si intravede il Partito Democratico … Lei cosa ne pensa?

– A mio giudizio il Partito Democratico non c’entra niente, nel senso che non ha la capacità di organizzare proteste di questo genere. Il PD potrebbe essere il beneficiario di questa situazione, però non è certamente colui che ha dato vita a questo, anzi, molti di quelli che partecipano alle varie manifestazioni non hanno alcuna precedente esperienza con il Partito Democratico. Il PD potrà certamente trarne vantaggio, ma se cercherà di controllare questo movimento ne perderà il sostegno che gli arriva.

– Crede che si possano fare dei parallelismi con il Movimento 5 Stelle dei primi giorni?

– Credo che abbiano qualcosa in comune poiché esprimono insoddisfazione, le sardine esprimono una posizione di cambiamento poiché vogliono cambiare lo schieramento di sinistra. Il movimento che ora riempie le piazze è fatto in gran parte, ma non esclusivamente, da giovani e quindi ha alcuni elementi in comune col Movimento 5 Stelle. Ci sono però almeno due elementi di differenza che sono importantissimi: il primo è che non c’è un leader riconosciuto come Beppe Grillo, questo è un elemento di grande importanza poiché è stata la personalità di Grillo che ha prodotto il Movimento 5 Stelle all’inizio. Il secondo punto di differenza è che si va sviluppando anche in base alle caratteristiche dei luoghi dove si organizza, con i 5 stelle la mobilitazione viene diretta dall’alto, mentre qui avviene luogo per luogo: Bologna, Modena e qualche città siciliana.

– Crede sia un movimento propositivo o è sostanzialmente anti – Salvini? Non crede siano solo una opposizione all’opposizione?

– Loro protestano contro Salvini, cosa che a me sembra già importante, sostengono inoltre di essere antifascisti e quindi questa è già una posizione di campo. Perché dovrebbero fare delle proposte? Non sono mica un movimento di governo … Si muovono all’interno della società e raccolgono quello che la società va dicendo. La proposta la devono fare i partiti, in questo caso se cerchiamo la proposta è quella di far vincere i candidati delle elezioni regionali che sono contrari alle politiche di Salvini. Se parliamo di proposte credo che sia veramente troppo presto. Come si fa nel giro di 4 settimane ad avere una proposta? Se io fossi uno di loro direi: < ma che proposta volete da noi?>. Certo vogliono cambiare e vogliono evitare dei cambiamenti in peggio, cioè un cambiamento con Salvini.

– Quindi sono contro Salvini, ma non vogliono proporre alcuna idea?

– Esatto, non devono fare nessuna proposta specifica. Poi dalla storia dei movimenti, sappiamo che possono avere un’unica questione rilevante. In seguito potrebbe succedere qualcosa di rilevante ed il movimento potrebbe prendere una posizione su quella questione.  Ci sono tante materie sulle quali credo che le “Sardine” sarebbero in grado di prendere posizione: per esempio sul testamento biologico di cui si sta discutendo, sul clima poi hanno preso le posizioni di Greta. Ci sono quindi elementi di protesta, ma non essendo un partito non devono governare.

Pubblicato il 27 novembre 2019 su it.sputniknews.com

 

Sul movimento delle “sardine” fatevi le domande giuste

Prima viene lo statu nascenti, un’effervescenza collettiva con l’obiettivo limpido di dimostrare presenza e impegno e di opporsi al capitano di politiche nocive. Poi, seguono la mobilitazione e la sperimentazione. La protesta passerà alla proposta, ma il passo più complicato per non finire come i girotondini, me lo ha suggerito Max Weber e confermato Francesco Alberoni (Movimento e istituzione, Il Mulino 1977), è l’istituzionalizzazione. Con fortuna e virtù.