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Poco o nulla di diverso #Bologna
Scesa senza sorprese e senza troppa preoccupazione al 14esimo posto della classifica della qualità della vita, la città di Bologna guarda neanche troppo preoccupata quello che s’agita nel fine d’anno. Rivendicare la variante di valico come se fosse merito dei governi locali appare un po’ buffo proprio mentre undici sindaci si oppongono al Passante. Pensare che la soluzione dei problemi verrà dalla città metropolitana già appesantita da tensioni, più o meno nascoste, raramente sopite, sembra un’illusione. Tra un’occupazione intesa dall’ancora assessore Amelia Frascaroli come momento di socialità e uno sgombero come manifestazione di una legalità ritrovata, che, complessivamente, le impietose statistiche smentiscono, non si fa strada l’idea di legalità garantita da opportuni comportamenti collettivi. La sferzata salutare, che, da sola, non potrà essere completamente benefica, potrebbe venire da una campagna elettorale decente. Nella competizione per Palazzo d’Accursio, i protagonisti annunciati potrebbero dare il meglio di sé. Però, non tutti sono “scesi in campo” e persino quelli che momentaneamente già ci sono, in ordine alfabetico: Bergonzoni (Lega Nord), Bugani (Movimento 5 Stelle), Merola (PD) non sono del tutto certi del loro futuro, che, in effetti, non è nelle loro mani. En attendant, il colpo di teatro del centro-destra che potrebbe venire da Alfredo Cazzola, ma anche dalla variegata coalizione di sinistra anti-PD, la società bolognese, non ancora renzianamente “disintermediata”, ma con le associazioni vigili, interessate, pronte a mobilitarsi, è bloccata in uno stallo improduttivo. Ogni cosa a suo tempo sarebbe un proverbio calzante se non fosse che questa campagna elettorale, quasi permanente, è stata lanciata addirittura poco tempo dopo la sua elezione proprio dal sindaco Merola. Dieci anni per attuare un piano di rinnovamento fu la richiesta di Merola. Né le realizzazioni del primo mandato né i sondaggi né, bisognerà pur dirlo, la classifica del Sole 24 Ore e la popolarità di Merola confrontata con quella di altri sindaci sono confortanti. Nonostante le assicurazioni, rituali e ripetitive, del gruppo dirigente del PD, qualcosa continua a non funzionare e a non convincere nella ricandidatura. Senza esagerare né in lodi né in aspettative, l’unico elemento tutto positivo e certo è dato dall’ingresso in città del nuovo cardinale. Però, Matteo Zuppi non può essere considerato un “punto fermo” della vita cittadina. Al contrario, le sue parole hanno mandato il messaggio che molto deve cambiare, a cominciare dalla stessa chiesa cittadina. Sarebbe bello potere concludere affermando con sicurezza che la politica bolognese raccoglierà la sfida del cambiamento. Purtroppo, i segni non indicano probabili novità. More of the same. Poco o nulla di diverso.
Pubblicato il 27 dicembre 2015
Inoccupabile sarà lei.
Capita raramente trovare tante inesattezze in una sola breve recensione: “Compromessi made in Usa”. Meno che mai ce le si aspetterebbe sul Domenicale del Sole 24 Ore subito dopo avere letto un graffiante articolo sugli “Analfabeti ‘inoccupabili’ (e già occupati)”!
Nicla Vassallo (domenica 13 ottobre, p. 33) esordisce con un classico, ma imperdonabile, errore di spelling: Harward con la w (complimenti anche, se esistono ancora, ai correttori di bozze). Poi, evidentemente non conoscendo la differenza che in inglese intercorre fra Policy e Politics, si stupisce che qualcuno possa insegnare Public Policy, meglio tradotto in italiano con “Politiche pubbliche”, le politiche che, formulate dalle autorità, hanno effetti vincolanti per una comunità, al limite per tutti i cittadini. Sull’onda, Vassallo si pone l’interrogativo inquietantemente filosofico se abbia ragion d’essere “una politica privata”. Confesso che si vorrebbe saperne di più, da lei. Infine, in un articolo che recensisce un libro sui compromessi nel governo degli USA, dei quali, peraltro, poco si cura non mostrando di conoscere la problematica del “governo diviso”, da un lato, l’autrice dà per scontato qualcosa per noi davvero sorprendente: il compromesso storico “lanciato” da Berlinguer fu“sostenuto nella Dc da Aldo Moro e Benigno Zaccagnini”; dall’altro, non si fa parola di compromessi molto più importanti: quelli che stanno a fondamento delle democrazie reali e quelli, instabili e mutevoli, instauratisi fra democrazia e capitalismo.
Disocccupabile.