Capita raramente trovare tante inesattezze in una sola breve recensione: “Compromessi made in Usa”. Meno che mai ce le si aspetterebbe sul Domenicale del Sole 24 Ore subito dopo avere letto un graffiante articolo sugli “Analfabeti ‘inoccupabili’ (e già occupati)”!
Nicla Vassallo (domenica 13 ottobre, p. 33) esordisce con un classico, ma imperdonabile, errore di spelling: Harward con la w (complimenti anche, se esistono ancora, ai correttori di bozze). Poi, evidentemente non conoscendo la differenza che in inglese intercorre fra Policy e Politics, si stupisce che qualcuno possa insegnare Public Policy, meglio tradotto in italiano con “Politiche pubbliche”, le politiche che, formulate dalle autorità, hanno effetti vincolanti per una comunità, al limite per tutti i cittadini. Sull’onda, Vassallo si pone l’interrogativo inquietantemente filosofico se abbia ragion d’essere “una politica privata”. Confesso che si vorrebbe saperne di più, da lei. Infine, in un articolo che recensisce un libro sui compromessi nel governo degli USA, dei quali, peraltro, poco si cura non mostrando di conoscere la problematica del “governo diviso”, da un lato, l’autrice dà per scontato qualcosa per noi davvero sorprendente: il compromesso storico “lanciato” da Berlinguer fu“sostenuto nella Dc da Aldo Moro e Benigno Zaccagnini”; dall’altro, non si fa parola di compromessi molto più importanti: quelli che stanno a fondamento delle democrazie reali e quelli, instabili e mutevoli, instauratisi fra democrazia e capitalismo.
Disocccupabile.