Home » Posts tagged 'Valdo Spini'
Tag Archives: Valdo Spini
Democrazia e partecipazione nell’epoca attuale #Roma #10febbraio #LibertàInutile @UtetLibri Circolo Fratelli Rosselli

ROMA, 10 Febbraio 2022 ORE 16,30
SALA CONVEGNI ISTITUTO LUIGI STURZO
VIA DELLE COPPELLE 35, 00186 ROMA
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GIANFRANCO PASQUINO
Gianfranco Pasquino Libertà inutile Profilo ideologico dell’Italia repubblicana (Ed. Utet)
PROGRAMMA
PRESIEDE GIORGIO PANIZZI Vice presidente Circolo Fratelli Rosselli di Roma
INTRODUCE VITTORIO MACCHITELLA Direttivo Circolo Fratelli Rosselli di Roma
INTERVIENE
GIANFRANCO PASQUINO Professore emerito di Scienza Politica Università di Bologna
COMMENTANO
FRANCO IPPOLITO Presidente della Fondazione Basso
FEDERICO FORNARO Capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera dei Deputati
VALDO SPINI Presidente Fondazione Fratelli Rosselli
REPLICA
GIANFRANCO PASQUINO
CONCLUDE
BLANDO PALMIERI
Presidente Circolo Fratelli Rosselli di Roma
L’evento si svolgerà in presenza. Bisognerà esibire il Green pass e indossare la mascherina
Per le prenotazioni rivolgersi a Segreteria mail cfrosselliroma@libero.it TEL 3315661557
Introduzione
La Democrazia è sotto attacco. Secondo il Pew Research Center, un think-tank statunitense che ha chiesto nel 2018 a oltre 30.000 cittadini di 27 paesi di tutti i continenti di esprimersi sulla democrazia, in Italia ha manifestato insoddisfazione il 70% degli intervistati.
Le vicende politiche degli ultimi trent’anni nel nostro paese, com’è noto, hanno portato alla scomparsa dei partiti storici e alla la nascita di nuovi soggetti politici, rappresentati da partiti personalizzati, e da movimenti che operavano con procedimenti di democrazia diretta.
Come argomenta Gianfranco Pasquino nel suo libro „ La libertà inutile“[1] „Con il declino dei partiti è scomparso uno dei luoghi di elaborazione quantomeno di idee politiche e di confronto tra posizioni e riflessioni diverse.“ E „nella socieà „civile“ non sembra riescano ad emergere nuove trascinanti idee“ . „Per quel che conta, continua il Prof. Pasquino nella sua analisi degli aspetti della „cultura politica“ nella nostra democrazia, è evidente che non saranno i social le nuove fonti di porduzione die di confronti e di scntri tra idee di rinascita di culture politiche“
Di fronte a questo scenario, il Circolo di cultura politica Fratelli Rosselli di Roma, volendo andare oltre il livello delle analisi sui mali della democrazia, conduce una riflessione sul tema della “cura” della democrazia, affrontando la questione della „Democrazia e partecipazine nell’epoca attuale“[2] al fine di combattere la disaffezione dei cittadini, la quale esprimendosi in una loro povera partecipazione democratica ha pericolosi e noti riflessi sulla percezione dei valori democratici e sulla loro apertura verso forme adulterate della democrazia.
La presentazione del libro del Prof Pasquino offre un prezioso patrimonio di indagine e di riflessione per proseguire su questa strada.
INVITO TAVOLA ROTONDA #presentazione PRELUDIO ALLA COSTITUENTE #7febbraio #Roma Palazzo Giustiniani
lunedì 7 febbraio ore 10.30
Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani
Via della Dogana Vecchia 29 – Roma
Su iniziativa della Fondazione Giacomo Matteotti – ETS, della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli e della Fondazione di Studi Storici Filippo Turati, con il Circolo Fratelli Rosselli di Roma e in collaborazione con l’AICI – Associazione degli istituti di cultura italiani
Presentazione del volume a cura di Alberto Aghemo, Giuseppe Amari, Blando Palmieri
PRELUDIO ALLA COSTITUENTE
Prefazione di Valdo Spini
Postfazione di Giuliano Amato
(Castelvecchi 2021)
Intervengono
VALDO SPINI, Presidente dell’AICI e della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli
GIANFRANCO PASQUINO, Professore emerito di Scienza politica
MAURIZIO DEGL’INNOCENTI, Presidente della Fondazione di Studi storici Filippi Turati
L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube del Senato Italiano https://www.youtube.com/user/SenatoItaliano


“Sul colle più alto. L’elezione del presidente della Repubblica dalle origini a oggi” di Valdo Spini #presentazione #Roma #13gennaio Istituto Luigi Sturzo
13 gennaio 2022 ore 15.45
Sala Perin del Vaga – Istituto Luigi Sturzo
Via delle Coppelle, 3500186 Roma
Presentazione volume
“Sul colle più alto. L’elezione del presidente della Repubblica dalle origini a oggi” di V. Spini
Introduce
Nicola Antonetti
Intervengono
Flavia Nardelli, Giuseppe Parlato, Gianfranco Pasquino, Marco Revelli
Sarà presente l’autore
Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a a.gatta@sturzo.it
È prevista la diretta sui canali social dell’Istituto.
Per l’accesso in Sala, fino ad esaurimento posti, sono obbligatori Super Green pass e mascherina protettiva.

Care Amiche e Amici di Facebook

Care Amiche e Amici di Facebook,
come hanno immediatamente e affettuosamente notato molti di voi, sono tornato (anche se c’è ancora qualcosina da rimettere a posto nella pagina). Siamo finalmente uscito dalla cappa degli hackers, ai quali, peraltro, va attribuito il merito (ah ah) di avere giustamente considerato voi interlocutori interessanti e me qualcuno che ha per l’appunto interlocutori degni di attenzione.
In questo tempo triste anche per la diffusione pericolosissima della variante Omicron (a proposito, dal 15 dicembre personalmente di persona sono un Vax Vax Vax!) ho fatto molte cose, scritto articoli e anche “messo la faccia” in qualche programma televisivo. Ringrazio in particolare SkyTg24 e RaiNews24. Altre ne verranno. Qui, solo come antipasto, dirò che la storia dell’elezione del Presidente della Repubblica è davvero triste. Fatta di ammiccamenti, retroscena, racconti mediocri delle elezioni del passato, non ha apportato nessuna conoscenza di qualche originalità. Come sapete, penso sempre, che vuol dire proprio sempre, che bisogna partire dalla Costituzione osservandone tutti gli articoli in chiave sistemica e mai derogandovi. Allora, il punto dirimente è che il Presidente (art. 87) “rappresenta l’unità nazionale”. La sua storia politica lo racconta con chiarezza. Se, per usare il suggestivo politichese, è stato “divisivo”, non sarà in grado di rappresentare quell’unità. Punto. A voi, buoni intenditori, bastano queste poche parole. A tutti, commentatori radiofonici, televisivi, giornalistici e leoni/esse da tastiera, consiglio di leggere almeno un libro (se rinunciate, colpevolmente, a leggere quello che ho scritto io…) in materia. Eccolo: Valdo Spini, Sul Colle più alto. L’elezione del Presidente della Repubblica dalle origini a oggi (Solferino 2022). Poi, ma, prometto, quasi subito, vi dirò di più.
Bentornate/i, a prestissimo.
Un passo dietro Craxi #presentazione #2aprile h 10.30 #EdizioniWE

Presentazione del libro di Federico Bini, Un passo dietro Craxi, Edizioni WE
Partecipano Gennaro Acquaviva, Zeffiro Ciuffoletti, Gennaro Malgieri, Gianfranco Pasquino, Valdo Spini
La diretta il 2 aprile 2021 alle 10.30 sulla pagina facebook https://www.facebook.com/edizioniwe/?ref=page_internal
Craxi e dopo: battaglie necessarie, da combattere #unpassodietroCraxi
Contributo pubblicato nel libro di Federico Bini, Un passo dietro Craxi, Edizioni WE, s.d. (ma 2021), pp. 67-73

L’ideatore di questo libro, Federico Bini, invita a valutare “meriti e demeriti” di Craxi. Lo farò con grande impegno sfruttando al mio meglio quello che considero un vantaggio di prospettiva rispetto a tutti gli intervistati. Non ho avuto modo di incontrare Craxi tranne in un paio di frettolose occasioni. Quella che ricordo meglio è la commemorazione di Lelio Basso al Senato nel decimo anniversario della morte (dicembre 1988) quando, arrivato leggermente in ritardo, Craxi si sedette proprio di fianco a me e come se sapesse chi ero pronunciò con grande familiarità un paio di commenti politici molto critici sul modo con il quale l’oratore principale veniva descrivendo il percorso politico di Basso (incidentalmente, condividevo le osservazioni di Craxi). Per quel che può contare, mi sono sempre considerato socialista senza aggiunte, favorevole ad una democrazia nella quale l’alternanza è praticabile e praticata, che ritiene che buone politiche sono quelle che seguono, rincorrono la stella polare, come scrisse memorabilmente il mio maestro Norberto Bobbio, dell’eguaglianza, nella mia personale concezione, l’eguaglianza non di esiti, ma di opportunità, non soltanto all’inizio, ma per tutta la vita delle persone: dalla culla alla tomba. Ai tempi di Craxi ero Senatore della Sinistra Indipendente e, fra l’altro, feci parte della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali (Novembre 1983-1 febbraio 1985) presieduta dal deputato liberale Aldo Bozzi.
Quando lascia l’Italia per Hammamet, Craxi, senza giri di parole, è politicamente sconfitto, e lo sa. Cercherà, invano, di preparare la riscossa. Chi gli voleva bene avrebbe dovuto allora e per tutti gli anni successivi ricordargli che, ad ogni buon conto, aveva ottenuto alcune importanti incancellabili conquiste che stanno nei libri della storia d’Italia. Aveva significativamente contribuito all’ascesa alla Presidenza della Repubblica di Sandro Pertini (anche se il suo candidato preferito era Giuliano Vassalli). Era stato il primo socialista a diventare Presidente del Consiglio. Con il decreto di San Valentino (14 febbraio 1984) e, poi, con la sua coraggiosa posizione sul referendum “scala mobile” (giugno 1985) era riuscito ad arrestare la corsa dell’inflazione. Grazie al sostegno da lui convintamente dato all’Atto Unico (1985) aveva riaperto la strada verso un’Unione più stretta. Ma, come argomenterò, aveva scoperchiato e lasciati irrisolti alcuni problemi decisivi per il Partito socialista e per il sistema politico italiano. In una (in)certa misura quei problemi, che hanno notevolmente inciso su tutta la storia e la politica italiana dal 1994 ad oggi, rimangono tali, forse aggravati.
Prima il partito socialista. Quando Craxi ne divenne segretario nel 1976 il PSI era un partito diviso in correnti in lotta fra di loro, ciascuna, a differenza delle correnti democristiane, con scarso radicamento sociale. Nel mensile “Mondoperaio” era aperto da qualche anno, e continuerà ancora fino all’inizio degli anni Ottanta, la riflessione, ampia, articolata, approfondita, sul Parti Socialiste di François Mitterrand nato nel 1971, in particolare, sulla sua strutturazione. Di quelle riflessioni Craxi non tenne nessun conto. Scelse una strada molto diversa, quella della concentrazione del potere al vertice, nelle sue mani, e della personalizzazione della politica, attuata con indubitabilmente grande efficacia, lasciando troppo spazio ad alcuni signori delle tessere dalla Toscana al Veneto, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Puglia alla Calabria. Quando Craxi se ne andò, i signori delle tessere cercarono di salvare le loro posizioni politiche, non il partito socialista. Alcuni di loro trovarono accoglienza in altri schieramenti. Il partito scomparve.
Il rinnovamento del Partito socialista doveva, secondo Craxi, passare anche attraverso una ridefinizione della cultura politica socialista: primum vivere deinde philosophari. Sinceramente, non sono riuscito a capire come si potesse pensare che il pensiero di Pierre-Joseph Proudhon potesse essere contrapposto a quello di Karl Marx. Potesse dare vita a una nuova cultura politica fermamente socialista. In quello che rimane il migliore dei discorsi riformisti di quel periodo all’insegna dei “meriti e bisogni” (Rimini, giugno 1982), Claudio Martelli non fa nessun riferimento all’inutile Proudhon, mettendosi in sintonia con il pensiero socialista nel resto dell’Europa e, in parte, con quello progressista degli USA. Se Craxi voleva davvero portare non solo il PSI, ma la sinistra italiana, comunisti naturalmente inclusi, avrebbe dovuto guardare al pensiero e all’azione dei partiti socialdemocratici e, subito aggiungerebbe Valdo Spini, laburisti in Europa. Praticamente, nulla di tutto questo avvenne nel quindicennio craxiano.
Naturalmente, è lecito sostenere che quelli furono gli anni nei quali cominciava un po’ dappertutto il declino dei socialisti come partito di governo, ma non veniva affatto meno l’elaborazione teorica o, quantomeno, il riconoscimento delle nuove sfide sociali e culturali prima ancora che politiche. La bibliografia in materia è persino troppo ampia perché si possa citarla e non voglio privilegiare nessuno studioso in particolare. Alla vivida illuminante luce del senno di poi, tutti sono in grado di constatare che in Italia la cultura politica socialista è sostanzialmente scomparsa e che l’inizio di quella scomparsa può essere collocato nel periodo di Craxi. A scanso di equivoci, mi affretto ad aggiungere che, in modi diversi, anche i comunisti italiano non seppero trasformare la loro cultura politica e, sostanzialmente, vi rinunciarono. Quel Partito Democratico di Sinistra fondato il 1 febbraio 1991 era sostanzialmente alla ricerca di fondamenta culturali che non trovò mai e che, di conseguenza, non furono trasferite nel Partito Democratico.
Per diventare più influente il Partito socialista doveva ovviamente crescere. Poteva farlo attraendo nuovi elettori al loro primo voto, ma anche elettori che ritenessero inadeguata la rappresentanza politica offerta loro sia dai democristiani sia dai comunisti. A mio parere c’erano molte diversamente buone ragioni a giustificazione dell’abbandono da parte di molti elettori di entrambi i grandi partiti-chiesa, per usare il termine inventato da Francesco Alberoni, e della loro ricerca di una rappresentanza laica e progressista. Però, Craxi, da un lato, continuò a rimanere in alleanza con la DC a livello nazionale, dall’altro, sfidò il PCI, anche su tematiche importanti, come quella del sostegno da dare ai dissidenti dei paesi comunisti. Lo fece in maniera molto ostile, ma soprattutto senza mai esprimere il suo aperto, esplicito sostegno all’alternativa di sinistra. Quello che molto correttamente Giuliano Amato e Luciano Cafagna definirono Duello a sinistra. Socialisti e comunisti nei lunghi anni ’70 (Bologna, il Mulino, 1982), finì per indebolire entrambi, certo anche per responsabilità del PCI, dei suoi dirigenti e delle loro inadeguatezze, ma, soprattutto, disorientò l’elettorato. Da allora, la “sinistra” italiana non ha smesso il suo declino che, a mio modo di vedere, non è né inevitabile né irreversibile.
Bisognava cambiare anche le regole del gioco, ma non perché la Costituzione italiana fosse “superata” o costituisse un ostacolo ai cambiamenti quanto perché un gioco almeno in parte nuovo avrebbe offerto sfide e opportunità non soltanto ai protagonisti partitici (e sociali), ma soprattutto agli stessi cittadini. La proposta di Craxi di una Grande Riforma fu, al tempo stesso, importante, ma anche indefinita. Mirava esplicitamente a scuotere il “bipolarismo” DC/PCI, ma anche a trasformare le modalità della competizione politica e di governo. Non so se con il suo pregevole libro Una Repubblica da riformare (Bologna, il Mulino, 1980) Giuliano Amato si ponesse anche l’obiettivo di precisare contorni e contenuti di una Grande Riforma che portasse a una forma di governo semi-presidenziale non dissimile da quella della Quinta Repubblica francese (che continuo a ritenere un obiettivo da perseguire). So, però, che non fu quella la strada intrapresa da Craxi. In Commissione Bozzi i socialisti frenarono praticamente su tutto. Oggi, quasi dimenticata, l’unica riforma per la quale Craxi si batté con successo fu l’abolizione del voto segreto nelle aule parlamentari, una riforma regolamentare importante che avrebbe potuto anche condurre a più democrazia nei partiti e a migliore rappresentanza politica. In seguito, quando arrivò l’opportunità di scuotere il sistema politico italiano in uno dei suoi gangli costitutivi, la legge elettorale proporzionale, Craxi commise un errore politico letale non solo opponendosi, ma finendo per apparire il capofila dei conservatori istituzionali proprio mentre, a fatica e non senza divisioni interne, gli ex-comunisti approdavano alla spiaggia della preferenza unica e si apprestavano ad andare nel mare aperto di una legge elettorale non più proporzionale.
Insomma, sono convinto che si possa legittimamente concludere che Craxi non seppe condurre fino in fondo le importanti battaglie che aveva iniziato. Non ha bisogno di nessuna riabilitazione poiché la sua figura politica ha effettivamente dominato gli anni Ottanta. Neppure, però, servono gli elogi incondizionati che impediscono di predisporre gli strumenti indispensabili per una strategia riformista: partito, cultura politica, istituzioni. Continuons le combat.
Gianfranco Pasquino, Professore Emerito di Scienza politica dell’Università di Bologna, è stato Senatore della Sinistra Indipendente dal 1983 al 1992 e dei Progressisti dal 1994 al 1996. Il suo libro più recente è Minima Politica. Sei lezioni di democrazia (UTET 2020). In corso di stampa Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana (UTET, febbraio 2021).
Democrazia e Partiti. Per l’attuazione dell’art.49 della Costituzione #Roma #24gennaio
Presentazione del n.3/2018 Quaderni del Circolo Rosselli
Giovedì 24 gennaio alle ore 17
Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani
Via della dogana vecchia 29, Roma
Democrazia e Partiti
Per l’attuazione dell’art.49 della Costituzioneintervengono
Samuele Bertinelli, Gianfranco Pasquino, Valdo Spini, Sofia Ventura, Luigi Zanda
“Preludio alla Costituente” VIDEO #Presentazione
L’intervento di Gianfranco Pasquino
Nell’ambito di un’iniziativa editoriale e formativa dedicata alle scuole, la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, la Fondazione Giacomo Matteotti, il Circolo Fratelli Rosselli di Roma con il Patrocinio dell’AICI (Associazione delle Istituzioni di cultura italiane), hanno presentato il volume, “Preludio alla Costituente”, cura e introduzione di Alberto Aghemo, Giuseppe Amari, Blando Palmieri, prefazione di Valdo Spini, Postfazione di Giuliano Amato. La presentazione si è svolta mercoledì 5 dicembre 2018 presso la Camera dei Deputati, Sala della Lupa. Sono intervenuti insieme ai curatori, Flavia Nardelli, Gianfranco Pasquino, Cesare Pinelli, Alessandro Roncaglia, Valdo Spini, Livia Turco, Lucio Villari.
PRELUDIO ALLA COSTITUENTE #Roma #5dicembre #Montecitorio
Camera dei deputati – Sala della Lupa
(ingresso da Piazza Montecitorio)
mercoledì 5 dicembre ore 10
Presentazione del volume
PRELUDIO ALLA COSTITUENTE
cura e introduzione di
Alberto Aghemo, Giuseppe Amari, Blando Palmieri
Prefazione di Valdo Spini, Postfazione di Giuliano Amato
Castelvecchi Editore
insieme ai curatori intervengono
Flavia Nardelli
Gianfranco Pasquino
Cesare Pinelli
Alessandro Roncaglia
Valdo Spini
Livia Turco
Lucio Villari