Sceso in campo una ventina d’anni fa, l’allenatore-giocatore Silvio èstato espulso, dopo avere vinto e perso molte partite, per condotta non conforme. La sua ultima partita è terminata. Finish. Fuori dal prato verde sembra avere deciso di giocare in piazza, un terreno che non gli è congeniale e dove le sue sostenitrici si troveranno a disagio. Da Silvio scelto come il migliore dei suoi giovani giocatori della squadra allargata, tocca ad Angelino dimostrare le sue qualità. La sua partita vera comincia adesso. Dovrà essere lui a scegliere i componenti della squadra debuttante, farla giocare un po’ dappertutto sul territorio nazionale, arrivare preparato alla partita europea, attrarre il maggior numero di sostenitorecon un gioco brioso, moderno, europeo. Ha interesse a che il Parlamento non venga sciolto e qualche riforma buona venga fatta. Ha necessità di tempo per allenarsi anche se deve giocare forte fin da subito. Insomma, non puòpermettersi nessuna scorrettezza nei riguardi del governo. Quella che giocaAngelino è la partita della vita, una partita che, se la vincerà, potrebbe cambiare profondamente tutto lo schieramento della destra. Sta per entrare in campo un giocatore funambolico, che dribbla l’uomo(e, qualche volta anche i problemi), che attrae sostenitori da tutte lesquadre esistenti, ma che eccita anche gli avversari, che vuole giocare addirittura due partite nello stesso tempo. Quasi vinta la prima partita che gli consentirebbe di diventare il capitano della squadra più grande, ricca di talenti, qualcuno riciclato, qualcuno sul viale del tramonto, con un surplus di conflitti nello spogliatoio, Matteo strepita perché vorrebbe passare rapidamente alla finale champions. La partita che lui vuole anticipare, ma non può dirlo, è quella che porta il vincitore a Palazzo Chigi. E’ una partita che tutti o quasi i segretari democristiani hanno giocato con successo, salvo, poi, durare poco in carica non entrando nell’Albo d’oro e meno che mai nella Hall of Fame. Tuttavia, è una partita annunciata alla quale il giocatore Matteo non vuole rinunciare, ma potrebbe essere costretto a farlo, almeno temporaneamente.Quel Palazzo agognato è, infatti, già occupato da qualche tempo da un giocatore alto, dinoccolato, poliglotta, abile e paziente, che non si butta all’attacco, ma conosce e pratica il gioco lento e paziente, pensato eriflessivo, una sorta di tichi taca alla catalana. Forse Enrico accelererà il ritmo. Dovrà provare a fare qualche vero gol di quelli, irrevocabili, che si chiamano riforme e che consentono di passare al turno successivo e ad altre partite, ad esempio, in tema di riforme istituzionali. Il giocatore di Palazzo Chigi può, se vuole, avvalersi del sostegno di Alfano. Hanno interessi comuni: riforme da attribuire alle loro capacità, stabilità nelle cariche e negli schemi di gioco, durata che consolidi gli eventuali successi. Fuori dal campo, l’espulso Berlusconi strepiterà, ma con voce sempre più flebile. Il non giocatore Grillo Beppe non riuscirà ad uscire dalla melina parlamentare nella quale ha impantanato i suoi fin troppi giocatori e giocatrici, reclutati casualmente, random, nessuno da massima serie. Con un altro tsunami Beppe rischia di dribblare se stesso avendo finora inanellato soltanto sconfitte sul campo e a tavolino. Ha già il fiato molto grosso. Ugualmente fuori dal campo, si staglia la figura elegante di colui che è stato un ottimo giocatore, mai però diventato popolare. Oggi è molto più di un arbitro. Conosce perfettamente le regole del gioco, le impone, quando è il caso recluta altri giocatori e ne sostiene lo sforzo. Richiamato quando già stava andando in pensione, ha messo buona parte del suo prestigio e della sua intelligenza politico istituzionale a sostegno dell’unico governo possibile, quello del giovane Letta. Non intende abbandonarlo fintantohé la partita delle riforme non sarà vinta ovvero, avrà registrato almeno ampie falcate progressiste. Tutti i giocatori rischiano il posto, ma l’arbitro Giorgio desidera soprattutto che la partita porti giovamento alpaese nel quale si gioca. Per il resto, vinca il migliore, che potrebbe anche non essere uno solo.
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