Gli uomini e le donne arrestati in Francia sono tutti stati processati e condannati dal sistema giudiziario italiano per reati di sangue e di banda armata molti anni fa. Fuggiti senza espiare la pena, erano tutti felicemente latitanti. I processi italiani durati spesso un lungo periodo di tempo, ma svoltisi con tutte le garanzie per gli imputati ne avevano accertato le gravi responsabilità. In una pluralità di modi, quegli uomini e quelle donne negli anni settanta e ottanta del secolo scorso aggredirono lo Stato italiano e la nostra democrazia per distruggere entrambi. Quell’aggressione si tradusse spesso nell’uccisione di magistrati, poliziotti, giornalisti, professori, tutti “colpevoli” di rappresentare e di servire lo Stato italiano e la sua democrazia. Nessuno degli arrestati ha mai collaborato con la giustizia né voluto fornire informazioni. Fra di loro non ci sono pentiti e, comunque, oggi qualsiasi pentimento sarebbe tardivo, interpretabile come un tentativo di ottenere una riduzione della pena. Invece, bisogna che quegli uomini e quelle donne siano estradati in Italia per servire la pena loro comminata in maniera definitiva. Debbono espiare. Non importa che sono persone anziane (sessantenni e settantenni), per le quale qualcuno invoca clemenza anche con la motivazione che sarebbero persone oramai diverse. Se ne esistono le condizioni, spetterà ai magistrati stabilire caso per caso se sono “cambiate”, non solo per età, e come e dove sconteranno la pena.
Nessuna clemenza, ma applicazione della pena con intelligenza è quanto può essere, e quasi sicuramente sarà, fatto. Non è sufficiente riferirsi al solo passare degli anni per considerare che quei terroristi siano altre persone e quindi non più tenute a pagare il prezzo dei loro crimini. Senza loro dichiarazioni in materia è davvero assurdo ritenere che si siano ravveduti. Al contrario, nessuno di loro ha mai denunciato/riconosciuto come criminosi i loro comportamenti, al massimo dichiarando di avere commesso “errori” nelle condizioni date, nella loro scelta del tempo della lotta armata. Nessuno di loro ha mai dichiarato alle famiglie delle vittime la sua contrizione per avere deliberatamente e consapevolmente sparato e ucciso. Il reato rimarrebbe ugualmente, ma almeno farebbe la sua comparsa un minimo di umanità e di ravvedimento. Poiché in un quadro accertato di violenza e morte esistono ancora punti oscuri, quei terroristi sono forse in grado di chiarirli e dovrebbero farlo. Uno Stato acquisisce e mantiene autorevolezza quando protegge la vita di tutti i suoi cittadini e punisce coloro che attentano all’ordine democratico e alla legalità. In condizioni difficilissime, lo Stato italiano non è caduto allora in violazioni autoritarie. Adesso, non deve cedere a lusinghe permissive. Tutti dobbiamo alle famiglie delle vittime che la legge sia applicata con fermezza. Il resto sono chiacchiere più o meno consapevoli e interessate, da respingere. L’estradizione faccia il suo corso rapidamente.
Pubblicato AGL il 30 aprile 2021