In piedi, dritto, senza nessuna esitazione e senza nessun segno di fatica, il Presidente Mattarella ha tenuto l’ultimo discorso augurale di fine anno del suo mandato. Ha fatto un solo cenno alla conclusione di sette anni “impegnativi, complessi, densi di emozioni”. Anche se diversamente interpretabile, e subito da qualcuno considerato una specie di porta semiaperta ad un’eventuale rielezione, meglio è prendere atto che il Presidente considera la questione chiusa. Poiché, però, il Quirinale è uno straordinario luogo dal quale si può, sapendolo fare, osservare e, in qualche modo, indirizzare la vita politica e sociale, Mattarella ha opportunamente voluto sottolineare in particolare il ruolo importantissimo svolto da tutto (o quasi) il personale sanitario nella lotta contro il Covid. Per usare un termine rientrato di recente nel lessico italiano i veri patrioti sono stati i medici, gli infermieri e tutti loro collaboratori.
Nel suo discorso il Presidente ha più volte richiamato tutti alla solidarietà, a fare il proprio dovere assumendosi le relative responsabilità, a operare nel senso della coesione sociale, quella coesione minacciata dal crescere delle diseguaglianze dei più vari tipi, ma soprattutto economiche e di opportunità. I fondi che vengono dall’Unione Europea debbono essere utilizzati anche per questo importante obiettivo: ridurre le diseguaglianze.
Al Presidente degli USA viene spesso attribuito il titolo di Commander-in-Chief. Ascoltando i discorsi dei Presidenti italiani, specialmente dei migliori di loro, ho la tentazione di definire qualche Presidente Preacher-in-Chief: predicatore capo. Terminato il suo mandato, Luigi Einaudi (1948-1955) pubblicò un prezioso libro Prediche inutili (1955). Nutro costantemente la speranza che le prediche di buona politica, di adempimento dei doveri, di solidarietà fra i cittadini, ma anche con gli stranieri, producano effetti positivi. Comunque, apprezzo quei Presidenti che mettono nelle loro prediche sincero impegno personale prima ancora che politico.
Negli addetti ai lavori: giornalisti, commentatori, parlamentari, ceto politico, sono mesi che impazza il toto nomi sulle candidature alla Presidenza. Non è nello stile e nella concezione della politica di Mattarella qualsiasi tentativo di influenzare la scelta del suo successore. Sappiamo che nella situazione in cui si trova attualmente l’Italia, il prossimo Presidente della Repubblica avrà da affrontare fin da subito compiti di enorme rilievo e prendere decisioni di grande importanza a cominciare, forse, dalla formazione del governo e dallo scioglimento del Parlamento. Deliberatamente Mattarella ha posto tre criteri. Il prossimo Presidente della Repubblica dovrà spogliarsi di ogni precedente appartenenza, non solo politica, ma anche economica; dovrà farsi carico del bene comune; e salvaguardare ruolo, potere e prerogative della Presidenza. Condivido. Aggiungerei che dovrebbe essere un europeista convinto, non da oggi. Grazie alle indicazioni di Mattarella è possibile passare con profitto dal toto nomi al toto qualità. Auguri.
Pubblicato Agl il 2 gennaio 2022