Qualcuno, molti, tantissimi non sanno a cosa serve una legge elettorale. Serve a eleggere un Parlamento, mai un governo. In nessuna democrazia parlamentare il governo viene eletto dagli elettori. Nelle Repubbliche presidenziali, gli elettori eleggono il Presidente il quale, poi, si farà il suo governo. Le leggi elettorali buone danno potere agli elettori, meglio nei collegi uninominali dove davvero eleggono il/la parlamentare, oppure grazie ad un voto di preferenza. Potere agli elettori non ce ne fu né con la legge Calderoli né con la pessima Legge Rosato. Da quel che capisco non ce ne sarà neppure con la legge attualmente in discussione. Dunque, rimane molto da fare.
Ma illustre prof. Pasquino,
anche la possibilità della preferenza per un candidato scelto cmq nella lista compilata dalla segreteria del partito, a me sembra soltanto l’immagine del potere dato all’elettore. Un potere che si esprimerebbe invece soltanto nella partecipazione alla scelta dei candidati residenti nei territori del collegio.
Oppure dove sbaglio?
Gent. Prof. Pasquino,
tutto condivisibile. Resta lo sconforto per un sistema istituzionale che non funziona.
E non solo per la legge elettorale, la cui funzione dovrebbe in fondo essere solo (si fa per dire) di assicurare l’attuazione del principio di rappresentatività proporzionale parlamentare.
Il problema di fondo riguarda la prassi, attuata sin dall’avvio dell’esperienza repubblicana, della formazione di governi che rivendicano piena autonomia di decisioni politiche rispetto al parlamento, e considerano in particolare la maggioranza parlamentare un mero strumento al servizio del governo. Da qui la conflittualità permanente tra parlamento e governo.
Sembra, in conclusione, che il modello teorico di governo parlamentare previsto nella costituzione sia difficilmente realizzabile.
Franco Pischedda