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È tempo di rivendicare i grandi valori dell’Europa @DomaniGiornale

Fare fronte agli assalti del Presidente MAGA Trump all’Unione Europea e ai suoi Stati-membri richiede una chiara identificazione delle tematiche e la formulazione di risposte precise, in qualche caso flessibili, mai ambigue, sempre comuni e condivise da tutti quegli Stati. Persino il primo ministro inglese Keir Starmer il quale, pure, può, nonostante tutto, vantare qualche titolo, sa che la relazione speciale del suo paese con gli USA non gli garantisce automaticamente qualsivoglia vantaggio. Infatti, nella misura in cui tenta qualche mediazione con Trump per rafforzarsi lo fa anche in nome dei paesi europei.  

Trump non mira affatto a ristabilire modalità di concorrenza commerciale più equilibrate con l’Unione Europea (con il Canada e con il Messico). Gli è stato fatto credere che con i dazi acquisterà una supremazia perduta che potrebbe risultare reale solo in alcuni pochi settori. Se è vero che le guerre commerciali fanno male un po’ a tutti, è ancor più vero che fanno più male a coloro che sono più deboli in partenza. Abolendo con un tratto di penna l’USAID (Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale) Trump ha già fatto sapere che non tiene in nessun conto quegli stati. Facile immaginare che tipo di ordine internazionale Trump intenda costruire. La risposta europea dovrà essere tanto equilibrata quanto selettiva, impostata in modo da completare il Mercato Unico, secondo le indicazioni del Rapporto Letta e concentrando ricerca e risorse per dare vita a “campioni” europei competitivi per dimensioni, come suggerito nel Rapporto Draghi, e prospettive.

Entrambi i Rapporti, certamente esigenti, finora non adeguatamente tenuti in conto, meritano di essere messi al centro della risposta politica dell’Unione Europea, ovvero di una più intensa e approfondita e anche più rapida collaborazione fra gli Stati-membri. Oggi e domani quella collaborazione è particolarmente urgente, probabilmente decisiva, nell’ambito militare, della difesa. Le guerre si evitano anche con adeguate modalità di dissuasione che derivano dall’esistenza di un esercito comune e di armamenti moderni. Anche in questo caso si tratta di utilizzare al meglio quanto già esiste e di investire adeguatamente. Primum vivere. La difesa dell’Ucraina non è soltanto una priorità militare, è un compito politico di prima grandezza. Non sono sicuro che a Trump basti far sapere che l’UE ha già speso più degli USA. Sono sicuro, però, che è importante comunicare a Putin che l’UE vuole ed è in grado di continuare a spendere, magari anche con il denaro che viene dai beni russi giustamente confiscati.

Non mi sono posto l’interrogativo se l’UE debba ancora considerare Trump un alleato o debba prendere atto che si comporta, se non come un vero e proprio nemico, quantomeno come un avversario agguerrito. So che sarebbe sbagliato lasciargli credere che fra i governi dell’Unione europea c’è chi vorrebbe assumere una posizione più morbida, quasi collusiva perché, come si dice di Giorgia Meloni, condivide alcuni “valori” del trumpismo. Almeno l’altra metà degli Stati Uniti quei valori non li condivide e, leccandosi le profonde ferite di una brutta, ma purtroppo meritata, sconfitta, tenta di contrapporvi il meglio della democrazia americana. Se le distanze sui valori fra l’America di Trump e l’Unione Europea come è stata fondata, è cresciuta, si è ampliata, si approfondiscono, perché gli USA diventano un paese illiberale, allora a maggior ragione, senza ambiguità e senza pavidità, l’Unione dovrà sollevare il vessillo di quello che è da tempo diventata: il più grande spazio di libertà e di diritti mai esistito al mondo. Su questi valori si basa la grandezza dell’Unione Europea. Il tempo è venuto di rivendicarli e di metterli, senza nessun distinguo nazionalista, sempre all’opera. Europei, orgogliosi di esserlo.  

Pubblicato il 5 marzo 2025 su Domani


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