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Sull’Ucraina non basta pensare  solo  alla tregua. Bisogna avere un pensiero lungo @DomaniGiornale

L’aggressione russa all’Ucraina ha costituito un test per la politica di molti stati europei e degli USA. Le modalità di una difficile, ma, ovviamente, auspicabile conclusione delle ostilità, certamente non ancora definibile pace, si prospettano come un altro significativo test. L’aggressione ha messo alla prova la disponibilità non soltanto degli USA per ragioni di politica di potenza, ma soprattutto degli Stati-membri dell’Unione Europea ai quali si è rapidamente aggiunta, fatto di assoluta importanza, la Gran Bretagna, a sostenere militarmente e finanziariamente il paese aggredito. Alcuni Stati come Svezia e Finlandia, hanno addirittura sentito la necessità e l’urgenza di uscire dalla loro storica condizione di neutralità per entrare a fare parte della Nato.

Tutti i paesi dell’Unione, con le occasionali prese di distanze dell’Ungheria, che rimangono ai limiti dell’irrilevanza, hanno votato in più round sanzioni economiche, commerciali, di ostacolo alla circolazione alla Russia e ai suoi dirigenti. Non sono mancati coloro che ossessivamente denunciano ritardi e inadeguatezze dell’Unione, ma in quantità e in qualità viste nella loro sequenza le misure prese dalla UE segnalano importanti, in qualche modo imprevedibili, ad esempio quelle del governo italiano semisovranista,  convergenze e condivisioni di valutazioni e prospettive. Fra queste prospettive sta la decisioni di procedere a dotare l’Unione di indispensabili strumenti di difesa e la disponibilità dei volenterosi, in ordine alfabetico, Francia, Germania, Gran Bretagna, a continuare a sostenere palesemente e senza riserve l’Ucraina di Zelensky.

La posizione, che non chiamerò USA, ma del MAGAPresidente Trump, quasi ineccepibile per quel che riguarda l’appoggio militare, ha subito enormi oscillazioni politiche e negoziali. La matta voglia di Trump di intestarsi una qualsivoglia pace lo ha portato a eccessi di lodi e di concessioni a Putin e a atteggiamenti sgradevoli e offensivi nei confronti di Zelenski. Quanto all’Unione Europea, il documento di Strategia di Sicurezza Nazionale, oltre a critiche sulla qualità delle leadership politiche europee (da che pulpito!), la dice lunga sulla concezione dei rapporti fra USA e Unione e sulla sua preferenza, forse intenzione di smembrare l’UE, magari contando sull’appoggio di chi continua imperterrita a volerne sostenere alcune posizioni e propositi.

La condizione e lo sbocco dei negoziati Trump/Putin è per l’Unione europea un altro test di grande importanza. Due scelte significative per il presente e per il futuro debbono essere lasciate e non imposte a Zelenski; entrare a far parte della Nato e accedere all’Unione europea. Inaccettabile è una preclusione assoluta senza limiti temporali. Tocca a Zelensky decidere se le garanzie di sicurezza offerte da Trump siano credibili, rassicuranti e sufficienti. Quanto alla adesione all’Unione, il divieto deve essere temporaneo. Non si può consentire alla Russia l’esercizio di un potere di veto che Putin o chi per lui (sic) farebbe valere nei confronti di altri stati aspiranti, ad esempio, la Georgia e la Bielorussia se e quando giungerà l’ea post-Lukashenko.

Trump puntella Putin, ma quel pezzo di ordine politico internazionale che i due vanno con improvvisazione quasi inconsapevolmente costruendo guarda al passato. Nel bene, poco, l’equilibrio del terrore, che c’è stato; nel male molto, l’oppressione di tutta l’Europa centro orientale, dall’altra parte le mani libere sull’America latina, quel passato non può tornare. Sull’impero russo il sole è tramontato da tempo e l’America non tornerà grande come nel tempo in cui la Cina si rotolava nella Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Suggerirei ai negoziatori in buona fede che risolvere temporaneamente e precariamente la guerra russo-ucraina, per quanto decisamente utile e importante non basterà in assenza di un pensiero lungo impostato su un nuovo decente ordine internazionale. La Cina non è abbastanza vicina.

Pubblicato il 17 dicembre 2025 su Domani


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