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La gara, finalmente

Corriere di Bologna

“Ce n’est qu’un début” direbbero gli studenti del maggio francese del 1968. Siamo soltanto agli inizi delle molto importanti primarie per diventare non soltanto il candidato del Partito Democratico, ma, in rapida sequenza, anche, visto lo sfacelo del centro-destra, il prossimo Presidente della Regione Emilia-Romagna. Il “Corriere di Bologna” ha già abbondantemente spiegato chi sono i candidati e da dove vengono. Toccherà poi ai candidati spiegare perché saranno ottimi Presidenti della Regione e, se parleranno di innovazioni, chiarire anche quali, dove e come. Sì, contrariamente a quello che ha detto Bersani, le primarie sono un grande spazio politico e tanto meglio se diventano affollate. No, contrariamente a quello che ha detto Bersani, immagino che volesse rimproverare qualcuno, il Partito Democratico non è affatto tenuto ad avere un suo candidato ufficiale e se Daniele Manca non si è presentato (o è stato “invitato” a non presentarsi), la scelta è stata (tutta?) sua.

Senza scandalo alcuno, succede così anche negli Stati Uniti, è già cominciata la fase degli endorsements, ovvero delle dichiarazioni a sostegno dei vari candidati. Sono tutte suggestive, vale a dire suggeriscono qualcosa. Dietro Bonaccini, superrenziano della seconda ora (nella prima ora era ancora bersaniano di ferro), si è schierata, con qualche aggiunta, quasi tutta la vecchia guardia del PD, non nata ieri e che, evidentemente, vuole ricordare al segretario regionale che ci sono carriere in corso, da tutelare. Invece, Bersani dice che lui il nome del suo candidato lo farà poi. Suspense, anche per il candidato di Prodi. Sembrava, e certamente ci contava, dovesse essere Patrizio Bianchi che, adesso, se quel pesante endorsement prodiano (andato nel passato cittadino sia a Cofferati che a Delbono) non venisse, sta già intrattenendo l’idea del ritiro e della convergenza, legittima, ma anche un po’ deludente. Insomma, invece di essere resistenti e di portare in maniera convinta nelle primarie le loro idee, alcuni preferiscono essere “desistenti” in attesa di qualche carica a futura memoria. Neanche questa operazione, assolutamente legittima, deve essere considerata scandalosa. Sicuramente impoverisce il dibattito e riduce le possibilità di scelta degli elettori.

Dall’abbondanza di candidature, che è e rimane un pregio, la prospettiva è che si giunga, se Matteo Richetti confermerà la sua candidatura, ad una bellissima triangolazione. Con lui, renziano veracissimo, ma un po’ trascurato dal suo leader, rimarranno in campo Bonaccini, con le ambizioni ridimensionate per una carica che gli preclude una carriera nazionale, e Roberto Balzani che sa correre rischi, anzi, ai rischi va incontro con la sua biografia e il suo profilo programmatico. Lasciando perdere la classica, ma troppo spesso smentita dai fatti, attribuzione della qualità di laboratorio all’Emilia-Romagna, ci troveremo pertanto di fronte ad un confronto scontro assolutamente interessante fra un candidato, Bonaccini, che, nonostante il suo ostentato renzismo, viene, certamente non a sua insaputa, condizionato dalla vecchia guardia (che non s’arrende e non ha nessuna inclinazione a morire), il renzianissimo Richetti e un renziano per idee proprie, Roberto Balzani che, almeno finora, non deve niente e non ha chiesto niente a nessuno. Menù corto, ma piatti ricchi: le primarie sono servite.

Pubblicato il 31 agosto 2014


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