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La libertà irresponsabile dei leader non politici @DomaniGiornale

Tutti i governi a guida non-politica corrono il rischio della ““irresponsabilità”. Misurare il tasso di tecnicità e di politicità del governo Draghi può essere un esercizio interessante se seguito da una riflessione su quello che verrà. Il Manuale Cencelli, basato sull’importanza di ciascun ministero, rimane certamente una guida utile per qualsiasi valutazione. A occhio mi sembra possibile sostenere che la tecnicità del governo Draghi prevale sulla sua politicità soprattutto grazie al peso giustamente ragguardevole della Presidenza del Consiglio. I numeri contano, ma bisogna saperli contare. Anche le percezioni e le impressioni contano. All’estero, sono la storia professionale e il prestigio di Draghi che sovrastano qualsiasi altro criterio consentendo ai politici e agli operatori dei media di vedere in Draghi colui che ha messo da parte i litigiosi partiti per perseguire una politica più credibile.

   Il punto della sospensione della politica, addirittura della democrazia, in Italia è stato variamente sollevato sia con apprezzamento sia con preoccupazione. La democrazia costituzionale non ha subito nessuna ferita poiché il governo ha tutta la legittimità che gli deriva dalla fiducia del parlamento (che non può essere sciolto durante il semestre bianco, ma può fare cadere il governo). Che i partiti svolgano un ruolo secondario è visto con favore da moltissimi italiani. Ricordo che in tutte le inchieste i partiti vengono valutati positivamente dal 6/8 per cento degli italiani. Che il governo Draghi costituisca una utile parentesi affinché i partiti italiani si riformino e diano vita ad un nuovo, migliore sistema dei partiti pare finora una non pia, ma pietosa illusione. I partiti stanno cercando il modo di rimanere a galla, per non essere oscurati dal Presidente del Consiglio e dalle sue decisioni, per avere qualche visibilità su politiche che, talvolta, non condividono, ma che non sanno contrastare con alternative praticabili. Tirano la corda da una parte e dall’altra, ma Draghi procede imperterrito sostenendo alcuni suoi ministri tecnici anche quando, come sulla giustizia, ci sarebbe molto da discutere e migliorare. Qui si situa il problema.

   Non importa come un Presidente del Consiglio viene nominato e un governo formato. Il Parlamento mantiene tutti i suoi poteri e, nella misura in cui ne è capace, può esercitarli. Il vero problema dei governi guidati da uomini non politici è che possono agire senza dovere rendere conto a nessuno. Essendo improbabile e sconsigliabile che Draghi costituisca una sua lista e si candidi alle elezioni, il suo agire è tecnicamente e politicamente irresponsabile. Democrazia è rendere conto da parte dei governanti ai cittadini di quello che si è fatto, non fatto, fatto male per ottenere un altro mandato. Altrimenti, il rischio è che molti settori di opinione pubblica accettino che qualcuno decida per loro, senza controlli e senza rendiconti. Irresponsabilmente.

Pubblicato il 25 luglio 2021 su Domani


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