Dappertutto, tranne gli USA (dove si autonominano e diventano candidati solo se vincono primarie vere vere), i candidati al Parlamento sono “nominati” dai partiti e dai loro dirigenti. Lo scandalo in Italia non è nella nomina pur dalle procedure opache di scambi occulti. È che, in assenza di almeno un voto di preferenza e della possibilità di votare disgiunto, la nomina, in molti collegi accompagnata dalla candidatura plurima, equivale alla quasi certezza della elezione senza le “interferenze” nocive degli elettori. Dunque, candidati nominati e predestinati (all’elezione in Parlamento) rappresenteranno i loro sponsor non i loro sconosciuti elettori.