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Chi rompe deve pagare

Il Coronavirus è lungi dall’essere debellato. Continua a contagiare e mietere vittime. Sta, forse, per estendersi in luoghi finora non affetti. Il suo impatto sull’economia cinese è già stimato ingente, non solo in termini di riduzione di almeno un punto del Prodotto Interno Lordo, ma anche di scambi commerciali e turistici con il resto del mondo. Date le dimensioni economiche oramai conseguite dalla Cina, un po’ tutti i sistemi economici subiranno conseguenze negative. Da tempo in sostanziale stagnazione, l’economia italiana subirà, sta già conteggiando, notevoli perdite dalle mancate esportazioni. L’Italia è alle soglie di una probabile recessione senza che la politica ne avverta la gravità e si prepari a misure straordinarie.

Sicuramente, è importante discutere della prescrizione che attiene ai diritti dei cittadini, dei decreti sicurezza che dovrebbero per l’appunto rassicurare i cittadini, le loro vite, la loro libertà, le loro proprietà. Però, non concentrare l’attenzione sul rilancio dell’economia e della sua crescita che, creando posti di lavoro, avrebbe conseguenze benefiche sulla vita quotidiana delle famiglie italiane è molto più che un grave errore. Invece, il dibattito pubblico è quasi sostanzialmente monopolizzato dalla minaccia quotidiana di Renzi e di Italia Viva rivolta al governo Conte. Più precisamente, Renzi afferma di non volere elezioni anticipate, ma curiosamente dice di non temerle pur non avendo attualmente i voti necessari a superare la clausola di ingresso nel prossimo parlamento. Vuole la sostituzione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nessun governo Conte 3, ma un altro governo, non è chiaro composto e guidato da chi, è la richiesta di Matteo Renzi.

In un Parlamento che, se il taglio dei parlamentari non sarà sconfitto nel referendum costituzionale del 29 marzo, perderà un terzo dei suoi componenti, sono molti coloro che vanno in cerca di un riposizionamento promettente. Ha senso criticarne le modalità, ma non le intenzioni. Sullo sfondo si staglia il classico pericolo/spauracchio dell’economia italiana: l’impennata dello spread che seguirà subito qualsiasi segnale di instabilità governativa. Sono proprio le reciproche accuse, le malposte ambizioni, le ripicche e i personalismi che aprono una prateria all’instabilità del governo e alla sua inevitabile impossibilità di prendere decisioni. Altrove, qualsiasi buon amministratore avvertirebbe tutti i suoi collaboratori degli ingenti costi di un dibattito malevolo, centrato sulle persone e non orientato a soluzioni operative. Potendo cercherebbe di disarmare i responsabili dei danni. Forse è giunto il momento che dal colle del Quirinale il Presidente della Repubblica faccia sapere solennemente e “costituzionalmente” a tutti gli inquilini pro tempore di Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama che non è (mai) sufficiente l’esistenza di una maggioranza numerica che non sappia dimostrarsi operativa. La pazienza “presidenzial-costituzionale” non è infinita.

Pubblicato AGL il 19 febbraio 2020


1 commento

  1. francopis ha detto:

    Gent. Prof. Pasquino,
    Con riferimento alla sua considerazione finale, vengono forti dubbi sull’assunto che una delle caratteristiche della democrazia sia in effetti quella di poter sostituire, in modo pacifico, una maggioranza parlamentare numerica che dimostri di non sapere essere operativa.
    Franco Pischedda

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