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La campanella e il grande test di civiltà #scuola

L’oramai prossima riapertura delle scuole è un grande test. Contrariamente a quanto sostiene l’opposizione, Salvini ha già annunciato una mozione di sfiducia nei confronti del Ministro dell’Istruzione, il test non riguarda soltanto Lucia Azzolina. È un test nazionale, di efficienza e persino di civiltà. Sono coinvolti 8 milioni di studenti dalle Alpi alla Sicilia e i loro genitori. Sono chiamati al lavoro circa due milioni di persone fra insegnanti e personale scolastico di vario tipo. Essenziale è altresì la partecipazione di qualche centinaia di migliaia di operatori dei mezzi di trasporto. Infine, sono mobilitate numerose ditte per la produzione e l’installazione dei banchi monouso e di altri materiali. Anche se è vero che, in ultima istanza, la responsabilità tocca ai decisori politici, neppure in questo caso a rispondere di qualche (temo inevitabile) inconveniente dovrà essere solamente e, forse, neppure principalmente il Ministro. Infatti, sono le autorità regionali che hanno il potere di decidere la data dell’apertura in base al grado di preparazione delle loro strutture. Sembra, ad esempio, che Bolzano abbia già scelto la data del 7 settembre. Altri preferiscono una data successiva al 14 per giungere meglio preparati, magari consentendo riaperture differenziate a seconda del tipo di scuola. Da quanto succederà misureremo l’efficienza delle regioni e dei loro governanti. Lo faremo tenendo conto anche delle cifre, in alcune regioni basse e maneggevoli, in altre molte alte, con notevoli criticità già prima del Covid-19, specie nelle aree di grandi concentrazioni urbane. Quanto alla “civiltà”, il test chiama in causa un po’ tutti: docenti, famiglie, studenti, ma soprattutto i primi. Ricordo che abbiamo giustamente ammirato e lodato lo straordinario spirito di abnegazione del personale medico e infermieristico. Hanno lavorato lunghissime ore in condizioni difficilissime, di vita e di morte. Tutti i docenti debbono essere consapevoli che la sicurezza degli studenti dipende in larga misura da loro, dalla loro presenza nei diversi istituti, dalla loro disponibilità e sensibilità. Certamente, il Ministro e i dirigenti scolastici debbono reclutare e mettere all’opera nelle varie aree il numero di insegnanti necessario, adeguato. Però, a loro volta, gli insegnanti non debbono chiamarsi fuori dichiarando, com’è già avvenuto in alcuni casi, loro personali condizioni di fragilità che li porrebbero a rischio. Al proposito, è richiesto anche l’intervento dei sindacati che non può essere soltanto difesa degli iscritti, ma che deve assumere un punto di vista generale: il buon funzionamento della scuola. Sappiamo che altrove, persino nei Länder tedeschi, ovvero nel paese che riteniamo correttamente il più avanzato, si sono verificati problemi. Il Ministro dell’Istruzione e della Sanità debbono mettere tutti in guardia svuotando due atteggiamenti esiziali: l’allarmismo e il vittimismo. La campanella suona per tutti coloro che si comporteranno secondo le regole.

Pubblicato AGL il 30 agosto 2020


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