Non ho mai creduto alle parole dell’Ecclesiaste: “c’è un tempo per le candidature dei politici e c’è un tempo per le candidature dei civici”. Ma, se così fosse, il miscredente che è in me ammetterebbe di avere già visto il tempo dei civici e di non averlo particolarmente apprezzato. Peraltro, so che i politici hanno avuto alti e bassi, più i primi anche se mai davvero molto alti. Ciò detto, noto che la ricerca da parte del centro-destra di candidati civici per l’elezione dei sindaci delle grandi città è oramai diventata spasmodica. Spuntano in qua e in là nomi improbabili e nomi di persone che comunicano rapidamente di non essere stati neppure contattati e comunque di essere indisponibili. L’imperativo di Salvini, Meloni e Tajani (Berlusconi tace per motivi di salute) è trovare un medico famoso, un grande avvocato, un imprenditore di successo (che ha fatto molti soldi? ha creato numerosi posti di lavoro?) per contrapporli ai candidati del centro-trattino-sinistra. Talvolta anche il centro-sinistra va alla sua ricerca di civici, ma ha diversi vincoli che gli derivano a Roma come a Torino, e soprattutto a Bologna, dalle aspettative di carriera degli appartenenti alle sue, per quanto squilibrate e fatiscenti, organizzazioni di partito. Non bisogna deludere chi ha fatto della politica il suo mestiere. Bisognerà comunque sistemarlo/a, piazzarlo.
Credo che tentare il ricorso ai “civici” sia, da un lato, fuori moda, dall’altro, riveli una deprecabile debolezza della politica, talvolta, però, agevolata e premiata dall’elettorato per qualche cattiva ragione, vale a dire, per sentimenti antipolitici e per incomprensione delle scelte che si vanno a compiere. Si possono anche vincere le elezioni sfruttando la popolarità acquisita da alcuni candidati nelle loro rispettive professioni. Tuttavia, è fin troppo banale rilevare e sostenere che, raramente, anzi, quasi mai, alla popolarità si accompagnano capacità di governo. Invece, una volta ottenuta la carica, contano proprio le capacità di esercitarla. Come dicono gli americani: it is another ball game. Ė tutt’altro gioco. Per di più potrebbe persino essere cambiato l’atteggiamento complessivo della grande maggioranza degli elettori. Negli ultimi anni, in alcune città e in Parlamento, gli apprendisti allo sbaraglio non hanno dato eccellente prova di sé.
Temo, però, che, dietro la ricerca delle candidature civiche, ci sia, non confessabile e mai confessata, una motivazione assolutamente riprovevole, valida per entrambi gli schieramenti. Una volta eletti, i civici senza esperienza e senza competenze, per di più anche senza collaboratori propri, diventeranno facili prede di Fratelli d’Italia e della Lega, dei loro consiglieri comunali, più esperti e più professionalizzati. Quei sindaci civici saranno dipendenti dai leader dei partiti che li hanno scelti e li hanno portati alla vittoria. Chi sa che nei tanti dinieghi finora ricevuti dalla girandola di nominativi prospettati non figuri anche la consapevolezza del gravi rischi di un’autonomia contrastata e impedita.
Infine, ma non è affatto una considerazione marginale, mentre il governo Draghi offre il tempo per la (ri)costruzione di una politica decente in questo paese, soprattutto il centro-destra comunica, senza volerlo, senza rendersene conto, un messaggio deludente: dalla nostra classe dirigente non riusciamo a esprimere candidature preparate e esperte di uomini e donne politiche in grado di vincere e di governare le città italiane. Dietro Meloni e Salvini poco o niente?
Pubblicato il 25 maggio 2021 su Domani