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Il ricatto di Berlusconi #Elezione #Quirinale

La frase di Berlusconi, variamente riportata dai quotidiani italiani: “se Draghi va al Quirinale Forza Italia non sosterrà altri governi, si va al voto”, merita di essere sezionata e interpretata in tutte le sue implicazioni. La premessa è che Berlusconi, per usare il suo lessico, è davvero “sceso in campo” per diventare Presidente. Sembra temere soprattutto Draghi ed è disposto a usare tutte le, sempre molte, risorse di cui dispone per conseguire l’obiettivo. D’altronde, per lui l’elezione a Presidente della Repubblica non è soltanto una enorme opportunità, è anche, per ragioni di età, l’ultima.

Non è chiaro se i famosi numeri parlamentari ci saranno, ma Berlusconi stesso e i molti collaboratori che gli sono debitori a vario titolo ci stanno lavorando alacremente. Avendo percepito che i voti indispensabili alla sua elezione hanno come provenienza quella dei parlamentari che, per una pluralità di ragioni, soprattutto riduzione di un terzo del loro numero alla prossima elezione, desiderano arrivare alla conclusione naturale di questa legislatura (marzo 2023), manda loro un messaggio inequivocabile: “se eleggerete Draghi il vostro mandato cesserà immediatamente”.

Nel suo schieramento, fermo restando che nessuna voce dissenziente può venire dai fedeli parlamentari di Forza Italia, sembra che Salvini e Meloni siano su posizioni, se non opposte, quantomeno distanti. Con ogni probabilità Salvini preferisce che Draghi continui al governo. Infatti, se il governo risolverà i problemi, pandemia e pieno rilancio dell’economia, anche lui avrà modo di rivendicarne il successo. Invece, Meloni, coerentemente e rigidamente all’opposizione, si è già detta favorevole all’elezione di Draghi alla Presidenza purché il primo atto del Presidente sia lo scioglimento di questo Parlamento che tutti i sondaggi danno per non più rappresentativo delle molto mutate preferenze elettorali, con Fratelli d’Italia che potrebbe addirittura triplicare i suoi voti, superando la Lega di Salvini.

Avendo con qualche ritardo realizzato che Berlusconi non vuole essere affatto un candidato di bandiera, ma fa molto sul serio, Conte e in misura maggiore Letta nutrono adesso grandi preoccupazioni, ma mostrano anche due gravi debolezze. La prima è che non sanno come accordarsi. La seconda debolezza, che potrebbe essere fatale, è che non hanno una candidatura condivisa, cruciale per fermare Berlusconi. Adesso, sanno che se convergeranno su Draghi, finirà l’esperienza di governo con elezioni anticipate che non promettono nulla di buono per Conte e quel che rimane del Movimento 5 Stelle e hanno molte incognite per Letta e il PD.

Ciò detto, vedo nelle parole di Berlusconi e nelle sue intenzioni qualcosa di molto grave: un uomo che pone le sue ambizioni personali al di sopra dell’interesse collettivo che, in questa fase, è sicuramente garantire la stabilità del governo e contribuire alla sua efficacia. Berlusconi sta ricattando i parlamentari, i partiti, i loro dirigenti. È un comportamento inaccettabile per un potenziale Presidente della Repubblica italiana.  

Pubblicato AGL 12 gennaio 2022


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