Intervista raccolta da Monica Rubino
ROMA “I collegi uninominali? Quelli sì che sono una buona modifica“. Per Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza della politica all’Università di Bologna, è questo il merito principale della proposta di riforma della legge elettorale avanzata dal Pd.
I collegi uninominali al posto delle liste bloccate quindi le piacciono.
Sono una bella riscoperta, senza dubbio. È lì che si crea un rapporto vero tra candidati e elettori, ma si può fare di più.
E come?
Inserendo una piccola clausola, ossia il “requisito di residenza”, che potrebbe recitare così: “Per essere candidati in un collegio uninominale bisogna avere abitato in quella zona per almeno tre anni”. Così evitiamo i paracadutati dall’alto.
Trova giusto eliminare il ballottaggio?
No, è una pessima idea. Senza il ballottaggio l’Italicum è castrato. Anche se secondo me dovrebbe essere non fra due partiti ma fra due coalizioni, che rappresentano meglio l’elettorato e smussano gli angoli estremi delle proposte programmatiche fatte dalle forze che le compongono.
E che ne pensa dell’ipotesi di assegnare il premio di governabilità alla coalizione invece che alla lista?
Questo invece va bene. Però bisognerebbe consentire la formazione di coalizioni pre-elettorali ben definite e stabilire soglie certe.
Ha detto sì già a due punti su tre. Come giudica infine la proposta di elezione diretta dei neosenatori?
Sa qual è la questione? Che se anche vincesse il No al referendum, comunque una legge elettorale per il Senato andrà fatta. La soluzione sarebbe presentare le candidature dei senatori nelle Regioni. In questo modo avremmo veri eletti su scala regionale.
Pubblicato il 7 novembre 2016
L’ha ribloggato su Il circolo della stanza accanto.