Qualche giorno fa l’Agenzia di rating Fitch, oltre a delineare prospettive non buone per l’economia italiana, ha indicato la possibilità di una crisi di governo prossima ventura. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha stancamente replicato che i “fondamentali” dell’economia italiana sono solidi, evidentemente considerando non fondamentali il debito pubblico al 132 % del Prodotto Interno Lordo e la crescita da più di dieci anni nettamente inferiore alla media degli Stati-membri dell’Unione Europea. Insieme a Salvini e Di Maio, ha anche annunciato che il governo durerà cinque anni facendolo diventare l’unico Presidente del Consiglio dal 1945 ad oggi a rimanere in carica per tutta la legislatura. Wishful thinking, pio desiderio?
Sappiamo che la durata media dei governi italiani è di poco più di quindici mesi. L’opposizione, sia il Partito Democratico sia, ancor più, Forza Italia, si attende qualche incidente di percorso, ma, precisamente, quale? All’orizzonte stanno alcune elezioni che costituiscono sempre una misura utile del consenso politico dei partiti. La Lucania, fine marzo, potrà al massimo ratificare la crescita non strepitosa della Lega e il declino inevitabile del Movimento 5 Stelle. Più importanti saranno le elezioni europee del 26 maggio, accompagnate dalle regionali del Piemonte, luogo importante per la TAV. Soprattutto, conterà quanto nella campagna elettorale si divaricheranno le politiche proposte dalla Lega e dalle Cinque Stelle. Il secondo inconveniente per la coalizione di governo potrebbe venire da un flop nell’implementazione, gravata da molte procedure burocratiche, del reddito di cittadinanza. Il terzo, più grave, inconveniente potrà arrivare quando, come preannunciato nella valutazione della Commissione Europea, si rendesse indispensabile una manovra/ina correttiva della Legge di Bilancio, finora smentita, seppure con toni e accenti diversi, dai governanti.
A meno di una clamorosa impennata dello spread che colpirebbe l’intera strategia economica del governo, sia Di Maio sia Salvini tenteranno di evitare la crisi di governo. Di Maio ha interesse a che il governo duri a lungo, da un lato, perché spera di bloccare l’emorragia di voti attraverso una riorganizzazione in partito (ironia della storia) del suo Movimento; dall’altro, perché ha bisogno del tempo necessario al reddito di cittadinanza per produrre effetti positivi. Salvini intende stare al governo più tempo possibile, primo, perché i suoi voti continuano a crescere; secondo, perché sa che chi provoca una crisi di governo non è abitualmente premiato dagli elettori. Comunque, ha una posizione di ricaduta, vale a dire un governo con il centro destra, al quale, però, arriverebbe accolto da un coro: “te lo avevamo detto”. Insomma, Fitch ha soltanto parzialmente e imprecisamente ragione. Il governo italiano non sta benissimo in particolare sul versante delle 5 Stelle, ma i due contraenti hanno buone ragioni per farlo durare e l’opposizione non ha abbastanza idee e forze per farlo cadere.
Pubblicato AGL il 1° marzo 2019