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Berlusconi, Salvini e Meloni, nessuna federazione

Il centro-destra è attraversato, non da oggi, da alcune contraddizioni difficili da sanare. Senza dimenticare che fu Salvini per primo a “lacerarlo”, andando al governo con il Movimento 5 Stelle, esistono due contraddizioni recenti, ma non meno significative. Entrambe sono evidenziate dalle prese di posizione di Berlusconi: l’accettazione del MES per spese sanitarie dirette e indirette; e il sostegno ad alcune misure del governo Conte. Tanto Salvini quanto Meloni sono fermamente contrari a cedere su entrambi i punti.

Ripetendo frequentemente e insistentemente i principi ai quali si ispira l’azione politica di Forza Italia: liberali, cristiani, europeisti e garantisti, Berlusconi ricorda ai due alleati che senza di lui il centro-destra non esisterebbe in quanto tale e la destra non riuscirebbe/non riuscirà a vincere le elezioni. Meloni non replica poiché, nel frattempo, non solo ha trovato una salda collocazione europea (non europeista) come presidentessa dello schieramento dei Conservatori e Riformisti, ma anche perché è da molti mesi che i sondaggi la premiano rilevando che l’approvazione degli italiani per Fratelli d’Italia cresce fino quasi a lambire quella della Lega a sua volta in declino da quando perdette il suo ruolo di governo.

In affanno e privo di temi sui quali svolgere quell’azione aggressiva da lui tenuta nei confronti degli immigrati, fra i vari tentativi con i quali Salvini cerca un rilancio il più recente è costituito dalla proposta di una Federazione del centro-destra. Poi ha precisato che, almeno in questa fase, si tratterrebbe di mettere insieme i tre gruppi parlamentari per parlare più alto e forte con una sola voce. La proposta di Salvini non ha avuto risposta positiva né da Berlusconi né da Meloni. Entrambi sanno che Salvini ne rivendicherebbe la leadership che Berlusconi non vuole riconoscergli e che Meloni intende sfidare con i numeri delle prossime elezioni.

Per parlare con una sola voce, da un lato, sarebbe sufficiente un coordinamento in parlamento, dall’altro, però, bisognerebbe formulare una linea politica totalmente condivisa, operazione, al momento, impossibile. Quelli che interpretano la proposta di “federazione” in maniera più estensiva quasi come premessa ad un partito unitario se non unico del centro-destra dovrebbero ricordarsi che l’esperienza del Popolo della Libertà durò relativamente poco e finì piuttosto male, prima con la disgregazione politica, poi con la sconfitta elettorale. Se poi alle prossime elezioni si voterà con una legge proporzionale, allora è preferibile per ciascuno andare separati a chiedere i voti degli italiani piuttosto che perdere gli elettori che, non sarebbero pochi, non gradiscono un partito unico.

 Insomma, la proposta della Federazione da parte di Salvini è con ogni probabilità un altro segnale delle sue difficoltà. Non riesce a riprendersi la scena con proposte politiche e allora butta il pallone in avanti dove, però, non c’è praticamente nessuno. Provaci ancora Sal!

Pubblicato AGL il 25 novembre 2020


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