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Con gli italiani è difficile fare i conti

Perché hanno tanta difficoltà, i giallo-verdi a scrivere la Legge di Bilancio per il 2019? Non dovrebbe essere stato messo tutto nero su bianco nelle lunghe settimane trascorse a stilare il “Contratto di Programma? Dovrebbe essere sufficiente riprendere in mano quel Contratto, leggerlo e tradurlo in cifre: voilà, la Legge di Bilancio sarebbe fatta. Invece, no. Affiorano divergenze su quanto e su come, anche su quando. La prima importante ragione delle difficoltà, che nessun ricorso a parole manipolatorie consente di superare, è che nella campagna elettorale il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno promesso troppo, l’hanno promesso separatamente agli elettori che volevano conquistare e adesso non sono in grado di mantenere congiuntamente le loro eccessive promesse.

Non è possibile ridurre le tasse in maniera consistente e, al tempo stesso, introdurre il cosiddetto “reddito di cittadinanza” per cinque milioni di italiani. Non è neppure possibile, anche se di questo si discute meno, cancellare, come proclama Salvini, la legge Fornero sulle pensioni e istituire, come vuole Di Maio, le pensioni di cittadinanza. Costretti a ridimensionarsi, Di Maio sta prendendo in considerazione l’idea di concedere il reddito di cittadinanza inizialmente a un numero parecchio più contenuto di italiani, mentre Salvini ha già accettato che la flat tax, cioè, una tassa davvero “piatta” con un’aliquota uguale per tutte (che, peraltro, sarebbe incostituzionale violando i “criteri di progressività), diventi in realtà una tassa gobbuta con tre scaglioni. Inoltre, questa tassa oramai gobbuta dovrebbe, all’inizio, riguardare soltanto alcune categorie di contribuenti. Difficile dire, ma non è da escludere, che, almeno in parte, siano gli stessi (poco) contribuenti che, avendo evaso le tasse, potranno concludere la cosiddetta pace con il fisco (salvo ricominciare la loro guerriglia appena se ne ripresenti l’occasione). Però, non è pace fiscale, ma un ennesimo condono che, almeno a giudicare dai precedenti, non porterà molti soldi nelle casse dello Stato.

Poiché, fatti e rifatti, i conti non tornano, un giorno Salvini dice che bisogna sforare il tetto dell’impegno preso con la Commissione Europea all’insegna del “prima gli italiani”. Il giorno dopo annuncia che, meglio di no, bisogna soltanto sfiorare quel tetto. Di Maio non sembra riuscito a escogitare verbi migliori cosicché se la prende con il suo Ministro dell’Economia Giovanni Tria, imponendogli di trovare i soldi. Con il Presidente del Consiglio, al quale dovrebbe spettare la parola decisiva, che si barcamena, è possibile una sola conclusione dotata di alta probabilità di realizzazione. Il balletto delle cifre continuerà durante e anche dopo l’approvazione della legge di bilancio, con la previsione di una manovrina primaverile prima delle elezioni europee. Gli impegni presi con gli italiani non saranno mantenuti e Cinque Stelle e Lega andranno alla caccia di un capro espiatorio: l’Unione Europea, i burocrati e tecnocrati di Bruxelles.

Pubblicato AGL il 21 settembre 2018


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