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Governo Conte oltre il panettone

Rincorrendo le quotidiane differenze di opinione fra gli esponenti del Movimento Cinque Stelle e i dirigenti del Partito Democratico e le loro numerose esternazioni, si ha l’impressione che il governo Conte 2 stia continuamente scricchiolando. Tuttavia, sembra oramai quasi certo che Conte e i suoi ministri saranno ancora in carica quando arriverà il momento di mangiare il panettone natalizio. Guardando ai due problemi attuali di maggiore portata, il destino dello stabilimento Ilva di Taranto e il futuro oscuro di Alitalia, si capisce che, da un lato, il governo non ha saputo trovare soluzioni tempestive e adeguate, dall’altro, che né per l’Ilva né per Alitalia e neppure per la Banca Popolare di Bari, le responsabilità sono di questo governo, ma affondano in scelte e non-scelte dei governi precedenti. L’opposizione di centro-destra alza la voce, spesso con toni molto sgradevoli, ma, come nel caso del Meccanismo Europeo di Stabilità, non ha nessuna proposta alternativa. Anzi, forse il salire dei toni, di cui di recente è stata maestra Giorgia Meloni (e l’impennata di consensi nei sondaggi a suo favore sembra premiarla), dipende proprio dalla sostanziale impotenza propositiva del centro-destra. Non è soltanto questione di inefficacia del sovranismo, ovvero del proposito di riconquistare, non si sa come, poteri ceduti all’Unione Europea oppure, meglio, con l’UE condivisi, con Berlusconi molto tentennante sul punto, ma, eventualmente, di come usarli nelle politiche economiche e sociali italiane. La vittoria di Boris Johnson in Gran Bretagna ha messo in imbarazzo i sovranisti italiani che si sono affrettati a dire che, no, non pensano affatto di uscire né dall’Unione né dall’Euro.

Giorno dopo giorno appare che le maggiori, ma nient’affatto letali, insidie per il governo Conte vengono dal suo interno. Nascono, da un lato, dalla necessità per i Cinque Stelle di prendere dolorosamente atto che molte parti del loro programma alla prova dei fatti risultano inattuabili, se non addirittura controproducenti e, dall’altro, che la leadership di Di Maio si è certamente dimostrata inadeguata, portando al dimezzamento dei voti, ma al momento rimane insostituibile poiché la sua fuoruscita porterebbe a deflagrazioni. L’insidia più grande per il governo viene, deliberatamente e costantemente, dallo scissionista Matteo Renzi. L’ex-segretario del PD ha la necessità di conquistare spazi cosicché prende rumorosamente le distanze dalle politiche del governo in cui pure stanno esponenti da lui designati, e per dimostrare la sua rilevanza si sta dedicando al piccolo sabotaggio. Un mediocre di talento, il Presidente del Consiglio Conte si riposiziona frequentemente, procede a mediazioni, offre un volto rassicurante e produce dichiarazioni rassicuranti venendo premiato dai sondaggi come il leader nel quale gli italiani hanno più fiducia. Che, in attesa del D-Day rappresentato dalle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna, sia lui “l’uomo solo al comando” desiderato dagli italiani?

Pubblicato AGL il 16 dicembre 2019


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