Di Maio annuncia l’ingresso dell’Italia in una fase epocale. La manovra, che tra domani e venerdì dovrà essere resa nota dal Ministro dell’Economia, sarà “coraggiosa”. Per Di Maio, il coraggio consiste nel non tenere conto del limite di deficit dell’1,6 per cento, al quale l’Italia si era impegnata con la Commissione europea, per andare, sembra, fino al 2,2 per cento. I “pavidi” sono il Ministro Tria e i tecnici del suo ministero che si ostinano a sostenere che con la finanza pubblica bisogna usare prudenza. In effetti, molti continuano a non capire che cosa ci possa essere di coraggioso nel violare gli impegni presi e nello spendere più soldi di quelli disponibili per un paese che ha un debito pubblico altissimo (più del 130 per cento del Prodotto Interno Lordo) e un tasso di crescita bassissimo (1,1 per cento per il 2018 e forse 1 per cento nel 2019). Qualche tempo fa, Salvini aveva fatto sapere che si potevano sfiorare i limiti, senza sforarli. Poi, anche lui ha affermato che, per il bene degli italiani, era disponibile a superare l’asticella. Nel frattempo, grazie a rudi, e “risparmiosi”, interventi sui migranti, il suo personale consenso cresce e si consolida cosicché può lasciare la patata bollente nelle non proprio capaci mani di Di Maio.
In un normale governo di coalizione la sintesi, ma prima ancora le scelte, dovrebbero spettare al Presidente del Consiglio Conte che, al contrario sembra barcamenarsi lasciando al suo portavoce Rocco Casalino la licenza di usare toni duri e linguaggio offensivo (i tecnici del Ministero che si oppongono saranno fatti fuori), che in altri tempi e in altri luoghi porterebbero alle dimissioni. Al momento, non sappiamo quanto “coraggiosa”, ovvero distante da quanto stabilito con la Commissione europea, sarà la manovra e neppure su quali tematiche verrà esercitato tutto questo coraggio: sul reddito di cittadinanza (la cui platea è già stata inevitabilmente ridotta)? sulle pensioni di dignità? sulla tassa già non più piatta, ma con almeno tre gobbe? Sappiamo, però, che la manovra potrà meglio essere definita avventurosa e pericolosa. Avventurosa poiché le sue conseguenze non sembrano calcolabili con precisione e pericolosa poiché non c’è praticamente nulla che serva a mettere in moto la vischiosissima crescita economica italiana.
Di tanto in tanto, qualche economista lo scrive flebilmente, altri lo sussurrano, lo stesso Ministro Tria vi fa, non vigorosamente, cenno. Senza aumenti significativi di produzione e di produttività resterà molto complicato procedere alla redistribuzione di risorse che non si hanno. Il vero coraggio consistere nel parlare parole di verità agli italiani. Soltanto riducendo e di molto il debito pubblico e quindi gli interessi da pagare per rifinanziarlo diventerà possibile soddisfare le promesse fatte separatamente da Cinque Stelle e dalla Lega. Altrimenti, con buona pace di Grillo, assisteremo sì a una decrescita, ma infelice, oppure a uno stallo destinato a scontentare molti.
Pubblicato AGL il 27 settembre 2018