«Adesso ci vorrà un po’ di tempo per stemperare vecchi rancori
il Colle dovrà avere pazienza»Intervista raccolta da Federica Fantozzi
Professor Gianfranco Pasquino,l’esplorazione del presidente della Camera Fico può avere successo o rappresenta un tentativo doveroso quanto inutile?
La possibilità di risolvere la situazione con un governo M5S-Pd è in leggera crescita ma partendo da un punto molto basso. Serve tempo: bisogna aspettare che si stemperino vecchi rancori. In ogni caso, non potrà essere un esecutivo guidato da Di Maio e dipenderà dalla flessibilità dei renziani.
La mancata premiership per Di Maio non sembra un punto pacifico per i Cinquestelle…
Non lo sarà, come non lo sarà l’atteggiamento dei renziani. Entrambi dovranno acconsentire a cercare per Palazzo Chigi un nome accettabile dai due partiti. E anche da Leu, che ha 4 senatori e 14 deputati.
Serve tempo, lei dice. Mattarella però non ha esaurito la pazienza?
Mattarella dovrà farsi venire o mantenere la voglia di aspettare che le cose maturino. Deve solo sentirsi dire da Fico che in entrambi i partiti, Pd e M5S, c’è la disponibilità massima a confrontarsi e andare a vedere le carte.
La coalizione di centrodestra è fuori dai giochi? Anche se gli ultimi giorni sembrano avere scavato un solco tra Berlusconi e Salvini?
Ciò che dice Berlusconi rende complicato il mantenimento della coalizione, ma rende ancora più inaccettabile per M5S la prospettiva di avere a che fare con lui. Il ruolo di Salvini, invece, dipenderà dalle sue ambizioni: se vuole andare al governo adesso o aspettare il prossimo giro.
In caso di fallimento di Fico, è ancora pensabile un governo di tutti nonostante il carico di rancori e litigi che si è manifestato?
Non sarebbe comunque un governo di tutti. Dovrebbe avere componenti politiche significative, esponenti che rappresentino pezzi di partito e culture politiche. Nessuno ovviamente verrebbe lasciato fuori, ma Giorgia Meloni o lo stesso Salvini potrebbero decidere di non farne parte.
In una situazione così complessa, lasciare un partito all’opposizione non significherebbe consegnargli le praterie dal punto di vista del consenso?
Io di praterie politiche non ne vedo: vedo piuttosto deserti intorno ai partiti. L’unico a dovere entrare per forza è M5S, che deve cimentarsi con le asperità del governare. Di certo il Quirinale farà appello alla responsabilità di ognuno. E almeno una parte del Pd deve sostenere il “governo di molti”: è necessario numericamente e politicamente.
Gentiloni potrebbe rimanere premier?
Gentiloni sarebbe stato una carta da giocare per Mattarella, se gli avesse affidato l’incarico esplorativo. Adesso potrà far parte del futuro governo, ma non guidarlo. Nel Pd ci sono comunque alcuni nomi spendibili.
Facciamoli.
Non ho nessun dubbio che Dario Franceschini sarebbe accettabile per l’M5S e uomo capace di ricomporre. Anche Andrea Orlando, che non dispiacerebbe neanche a Salvini. Ma lui non vuole allearsi con il Pd e qui sorge un problema. Se volessimo fare il nome di una donna: Roberta Pinotti. E se i Cinquestelle desiderano accreditarsi in Europa c’è Federica Mogherini, che non ha una posizione troppo ostile alla Russia.
Il “governo di molti” servirebbe solo a cambiare la legge elettorale?
Questa è una delle favole peggiori che si raccontano. Non serve il governo. Basterebbe che il Parlamento ritoccasse pochi punti – consentendo il voto disgiunto ed eliminando le pluricandidature – per rendere decente il pessimo Rosatellum. E poi il Quirinale non darebbe mai un incarico a tempo. Il prossimo esecutivo durerà finché verranno portati a termine i punti programmatici su cui è stato raggiunto l’accordo. Il resto dipenderà dal livello di insoddisfazione degli elettori.
Pubblicato il 25 aprile 2018